Il nuovo Egitto e gli equilibri regionali: due visioni a confronto
Giovedi’ scorso il presidente egiziano Morsi, appartenente al partito dei Fratelli Musulmani recentemente succeduti allo storico dittatore Mubarak, si é recato a Teheran per un incontro tanto atteso quanto oggetto di discussioni e analisi.
Teheran, capitale dell’Iran, la nazione più sciita al mondo (per presenza demografica e peso politico) non é, tradizionalmente, un Paese alleato dell’Egitto, a maggioranza sunnita ed ora governato dal partito che, di fatto, rappresenta i sunniti di tutto il mondo.
Milano In Movimento ha scelto di presentare due diversi punti di vista di valutazione di questo incontro, e delle dichiarazioni effettuate dal presidente egiziano in questa occasione.
Il primo é di Omar Abdel Aziz, un giornalista free lance italiano di origine egiziana, specializzato nelle tematiche dell’Islam in Italia e degli aspetti storico-politici del Medio Oriente, nonché simpatizzante dei Fratelli Musulmani.
“Il Regime siriano ha perso la sua legittimita’, ed e’ un dovere morale fermare il bagno di sangue in Siria e aprire nel paese una nuova fase politica senza Basshar al Assad’: Le parole di Mursi, presidente egiziano, risuonano nella grande sala riunioni della capitale iraniana, Teheran. Ad ascoltarlo ci sono le delegazioni di Cina, Brasile e di altri paesi che partecipano alla conferenza dei paesi non allineati. Accanto a Mursi durante il suo discorso siedono Ahmadinejad, premier iraniano e le più’ alte cariche religiose del paese sciita, che sembrano non digerire le parole di Mursi: in fin dei conti Assad e’ il loro alleato di ferro, e soldi, armi e uomini vengono inviati regolarmente da Teheran alla volta di Damasco, per dar manforte al regime siriano. Sguardi lunghi degli iraniani, di chi accetta a stento parole cosi forti. La delegazione siriana presente si alza e se ne va, ma Mursi continua: ‘ E’ nostro dovere mettere fine alla repressione del regime siriano e sostenere tutti quegli uomini e quelle donne che desiderano la liberta”. Alla conferenza dei paesi allineati pero’ a tener banco non e’ stata solo la questione siriana, si e’ parlato anche di proliferazione nuclerare e di accordi economici tra i paesi emergenti ed e’ stata anche l’occasione per cedere il testimone della presidenza dell’organizzazione dei paesi non allineati dall’Egitto all’Iran. Una cerimonia amara. E mentre sul nucleare l’ayatollah Kamaney ha rivendicato l’utilizzo a scopi civili dell’energia atomica, Banki Moon invita Teheran a ‘rassicurare la comunita’ internazionale sugli scopi pacifici del nucleare iraniano’.
Con Mubarak la politica estera egiziana era influenzata dal grande protettore, Washington ed era chiusa nei confini mediorientali ed europei mentre ora Mursi sembra voler imprimere una nuova politica, libera da vincoli esterni. Lo dimostrerebbe il tour del presidente egiziano: prima di Teheran, era volato in Cina dove ha siglato accordi commerciali e nei prossimi mesi sara’ a New York – non a Washigton- per incontrare Obama. Come a dire: e’ una tappa come le altre. E dopo sara’ la volta del Brasile, un altro gigante che, come la Cina, puo’ aiutare con i suoi investimenti l’economia egiziana. Una nuova politica per il Cairo, non allineata, che sta disorientando gli analisti ma che incuriosisce tutti, stiamo a vedere la prossima di Mursi.
Il secondo contributo é di Michele Giorgio, giornalista italiano del Manifesto esperto di Medio Oriente, fondatore dell’agenzia Nena News dalla quale riporteremo uno stralcio di articolo, accompagnato dal link a cui leggere l’articolo originale e completo.
Roma, 31 agosto 2012, Nena News –
Nei giorni scorsi diversi commentatori arabi, a cominciare da quelli (preoccupatissimi) sauditi, si domandavano se lo storico viaggio del presidente egiziano Mohammed Morsi a Tehran, per il vertice dei Non Allineati, avrebbe aperto la strada alla riconciliazione tra l’Egitto e l’Iran. (…..) Anche Washington è preoccupata mentre Israele, che prepara l’attacco militare all’Iran, teme che la visita di Morsi finisca per rafforzare lo status regionale di Tehran». Niente di tutto ciò. (…) Il presidente egiziano ed esponente di primo piano della leadership dei Fratelli musulmani, ha scelto proprio la capitale iraniana per rivolgere un attacco durissimo al regime siriano. (…) Tuttavia l’attacco portato da Morsi ha una eccezionale portata diplomatica. Il presidente egiziano da quando è stato eletto non ha detto in pubblico una singola parola contro l’occupazione militare israeliana dei territori palestinesi, si è ben guardato dal parlare apertamente di revisione degli Accordi di Camp David che pure è stato un cavallo di battaglia dei Fratelli musulmani nelle campagne elettorali per le legislative e le presidenziali.
Ieri avrebbe potuto criticare la politica estera degli Stati Uniti nel Vicino Oriente oppure, visto che ha fatto riferimento alle rivoluzioni popolari avvenute in Egitto e Tunisia in nome della libertà, esortare anche altri paesi mediorientali che negano diritti elementari, come l’Arabia saudita, a precedere alla convocazione (per la prima volta) di elezioni parlamentari e ad approvare una costituzione. No, Mohammed Morsi, a Tehran ha sganciato il siluro contro il bersaglio più facile, la Siria. (…). Nei giorni scorsi non pochi nel mondo arabo (e non solo) si erano affannati a descrivere un Morsi fautore di una svolta nella politica estera egiziana. Invece il presidente egiziano, almeno per il momento, segue quella del dittatore Hosni Mubarak: non mette in discussione gli interessi statunitensi e la linea nella regione delle petromonarchie del Golfo, favorevoli anche ad un atto di forza pur di portare la Siria sotto il controllo della maggioranza sunnita. Per questa ragione non deve essere sopravvalutata la richiesta di una soluzione politica per la Siria «al più presto» che Egitto e Cina hanno presentato in un comunicato congiunto diffuso al termine della visita di tre giorni di Morsi a Pechino. (…)
Articolo completo su: http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=33391&typeb=0
In conclusione, la visita di Morsi e le sue dichiarazioni sulla Siria sono state senza dubbio seguite con interesse e interpretate in modi diversi a seconda delle aspettative, dei punti di vista e delle letture degli eventi e del contesto internazionale.
Nessuno puo’ prevedere cosa accadrà nell’intera regione Medio Orientale nonché nel mondo islamico a seguito degli importanti cambiamenti che ne stanno caratterizzando la storia più recente.
In Siria nel frattempo si continua a combattere: una dichiarazione di UNICEF risalente a ieri ha stimato che la scorsa settimana é stata la più dura in termine di perdite civili nel quadro della devastante guerra civile: in 7 giorni si contano 1600 vittime, delle quali la maggioranza sono bambini.
Per approfondire:
http://www.geopolitica-rivista.org/tag/fratelli-musulmani/
http://egyptmonocle.com/EMonocle/op-edmorsis-excellent-adventure/
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