India: violenza di genere e cambiamenti sociali
In India non si placano le proteste di piazza delle donne contro gli ultimi episodi di violenza sessuale e aggressioni fisiche che hanno quasi ucciso due donne nelle ultime settimane.
Duri scontri di piazza si sono verificati a New Delhi, la capitale, con bilancio di gravi feriti sia tra i manifestanti che tra le forze di polizia: la protesta sta dilagando anche in altri stati, vista la grande risonanza avuta dalle manifestazioni a livello nazionale ed internazionale.
Episodi di violenza come quelli recenti non sono una novità nel paese.
La complessità della società indiana rappresenta una sfida per quanto riguarda il riconoscimento dei diritti delle donne (così come dei minori, della diversità in generale, dell’uguaglianza sociale): la complessità è data non solo dalla vastità del territorio e dalla compresenza di diverse popolazioni, lingue e culture, ma anche dal fatto che le società indiane sono condizionate allo stesso tempo da elementi sociali profondamente “interni” (identitari e tradizionali) di radice storico- antropologica, e da elementi “esterni”, di natura politica, economica e sociale, legati ai cambiamenti storico-politici avvenuti negli anni e in continua evoluzione.
Un elemento che influenza la condizione delle donne nella società indiana (e non solo) è senza dubbio la struttura sociale e familiare tradizionale: in molte comunità locali il ruolo della donna è spesso controverso. Di fatto, le donne spesso sono il pilastro portante della gestione familiare ed economica (lo dimostra l’esperienza del micro credito indiano): tuttavia molte scelte che le riguardano sono ancora esclusiva pertinenza degli uomini. Le donne hanno spesso poco accesso ai propri diritti, in ambito familiare, sanitario e socio-educativo. La mancanza di accesso all’istruzione ha serie conseguenze sulle possibilità di emancipazione sociale, gestione della pianificazione familiare e rielaborazione e trasmissione dei diritti e delle opportunità alle generazioni future.
Molto spesso padri e fratelli determinano in modo portante la vita delle donne, avendo anche la gestione economica dell’aspetto “monetario” della dote che, soprattutto in contesti di povertà, ha un ruolo rilevante nell’economia familiare.
In aggiunta a questi elementi, è importante anche considerare che le già complesse realtà sociali hanno subito negli anni un aumento delle contraddizioni interne, grazie all’esodo dalle campagne e alla pressione demografica sulle città accompagnate dalla mancanza cronica di servizi, occupazione e opportunità sociali. Questo fenomeno globale da un lato porta all’esasperazione dei fenomeni di violenza, marginalizzazione e segregazione delle “fasce vulnerabili” delle società, per i quali è già difficile l’affermazione e la pratica dei propri diritti. Dall’altro lato ha portato alla creazione di una classe media, maggiormente emancipata e colta rispetto alla popolazione rurale: proprio quella classe media femminile protagonista delle proteste di questi giorni. La grande risonanza mediatica e politica avuta dalle contestazioni infatti, è stata possibile solo grazie alla capacità di una fascia di popolazione femminile di organizzarsi, strutturarsi e mandare in modo forte il proprio messaggio, con richieste precise. Risulta evidente che in molte altre parti dell’India, nelle realtà rurali, isolate e nei villaggi, episodi di violenza si consumino con cadenza quotidiana nel silenzio più totale.
Infine, è importante riflettere sul fatto che paesi come l’India, di fronte a gravi carenze nella gestione dei servizi ma anche della giustizia, faticano a controllare fenomeni di devianza sociale e di crimine. Di fronte ad uno dei paesi più densamente popolati al mondo, nel quale solo una minoranza ha accesso a servizi sanitari, igienici, sociali e al lavoro, anche la gestione della giustizia e dell’educazione sociale risultano ovviamente molto difficili. Il sistema di giustizia indiano risulta essere uno dei più arretrati al mondo a livello burocratico e anche uno dei più corrotti, senza considerare il fatto che leggi specifiche sullo stupro o su altre forme di violenza non sono possibili senza un cambiamento culturale alla base che promuova e protegga i diritti umani.
La protesta delle donne indiane di questi giorni si basa proprio sul bisogno, inascoltato, di riconoscimento dei loro diritti e di tutela legale che ne consegue: fenomeni che tuttavia non potranno mai vedere la luce senza interventi di base sull’educazione, sui diritti umani, sulla distribuzione delle risorse e, probabilmente, sull’intero assetto politico indiano.
La capacità e la volontà del sistema politico di garantire l’affermazione della dignità umana di tutta la popolazione, nel rispetto non solo della cultura locale ma anche nella gestione delle continue sfide che il rapporto con la globalizzazione ha portato nel paese, risulta essere la chiave di lettura per la comprensione di un fenomeno come quello della violenza sulle donne, che, in India come altrove, riguarda tutta la società nel profondo.
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