Irlanda, a un passo dallo storico accordo. Tutti contro Sinn Féin
A più di quattro mesi dalle elezioni politiche sembra essersi trovato l’accordo per una nuova coalizione di governo nella Repubblica d’Irlanda, anche se non è ancora detta l’ultima parola. Dopo settimane di negoziazione, nel corso del week-end i due partiti di centro-destra Fine Gael e Fianna Fáil hanno raggiunto l’accordo su un programma condiviso insieme ai Verdi. La novità di questa coalizione non sta tanto nel fatto che i Verdi si siano alleati con i conservatori – era già successo nel 2007 quando il partito ecologista aveva formato una coalizione insieme al Fianna Fáil – quanto nell’inedita alleanza fra questi ultimi e il Fine Gael, partito di governo uscente.
Storicamente il governo in Irlanda è sempre stato guidato da uno dei due partiti, ma mai insieme. La divisione risale ai tempi della guerra civile di cent’anni fa sul Trattato Anglo-Irlandese, che sancì la divisione fra Repubblica d’Irlanda e Nord Irlanda. Il Fianna Fáil origina dalla frazione che si oppose al trattato, viceversa per il Fine Gael.
All’origine di questa inedita alleanza sta il risultato delle elezioni dell’otto febbraio, che avevano visto l’affermazione del partito repubblicano di sinistra Sinn Féin. Dopo una campagna elettorale molto efficace su tematiche come casa, sanità e pensioni, il partito era risultato primo in termini di preferenze con il 24,5 per cento, seguito dal Fianna Fáil con il 22,2 per cento e il Fine Gael con il 20,9. Un risultato inaspettato perfino per i dirigenti del Sinn Féin, che dopo il brutto risultato delle ultime elezioni europee avevano deciso di limitare il numero di candidati per circoscrizione, per evitare che si elidessero a vicenda. Il Sinn Féin ha perciò ottenuto 37 seggi, gli stessi del Fianna Fáil, seguiti dal Fine Gael con 35.
Con la maggioranza in parlamento fissata a 80 seggi, una coalizione fra due di questi tre partiti era l’unica soluzione che aritmeticamente permettesse di formare un nuovo governo. Nonostante il Sinn Féin si fosse detto disponibile ad entrare in una ipotetica coalizione di governo, sia il Fine Gael che il Fianna Fáil hanno escluso categoricamente questa ipotesi, citando sia divergenze programmatiche sia gli storici legami del partito con l’Ira. Questa conventio ad excludendum ha portato alla inedita alleanza fra i due partiti di centro-destra, fra i quali comunque non esistono particolari differenze in termini di proposte politiche.
L’accordo prevede anche un altro elemento di novità, ossia la rotazione nella posizione di primo ministro (Taoiseach in gaelico): il leader del Fianna Fáil Micheál Martin diventerebbe primo ministro per i primi due anni di mandato, per poi lasciare il posto al premier uscente Leo Varadkar, del Fine Gael.
Per ottenere la maggioranza alla camera vi era comunque la necessità di coinvolgere un terzo partito e la scelta è caduta sui Verdi, che alle ultime elezioni hanno raccolto un buon risultato, ottenendo dodici seggi. Nelle negoziazioni che hanno portato al programma di governo gli ecologisti sono riusciti ad ottenere qualche concessione sulle tematiche ambientali, come l’impegno che l’Irlanda ridurrà le proprie emissioni di gas serra in media del sette per cento all’anno dal 2021 al 2030.
Scarseggiano invece i risultati per quanto riguarda le politiche abitative, la sanità o la giustizia sociale, come riconosciuto anche da alcuni deputati ecologisti che si sono astenuti nel voto interno sull’accordo raggiunto. La palla adesso passa agli iscritti ai tre partiti, che nei prossimi giorni dovranno decidere se approvare o meno la nuova coalizione.
Non son da escludersi sorprese. Mentre sembra abbastanza probabile, nonostante alcuni malumori interni, che i membri del Fianna Fáil e del Fine Gael approveranno l’accordo, la situazione è più incerta nel campo dei Verdi, che da statuto necessitano un voto a favore di almeno due terzi dei propri iscritti. Molti di loro ricordano ancora l’ultima, disastrosa, esperienza di governo – quando il partito si ritrovò a governare allo scoppio della crisi del 2008 e votò a favore di pesanti misure di austerità, per poi essere spazzato via alle elezioni successive. Per citare un noto ex-allenatore italiano della nazionale di calcio irlandese, non dire gatto…
di Vincenzo Maccarone
da il Manifesto del 19 giugno 2020
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