La politica dei muri continua

Evidentemente non bastava il fallimento del muro in Palestina, condannato da migliaia di associazioni dei diritti umani, della società civile e del diritto internazionale per le sue tragiche conseguenze sulla vita, sulla salute e sull’esistenza delle popolazioni interessate.

Di oggi la notizia che Israele ha in programma di erigere un altro muro su un confine “caldo”: quello con il sud del Libano, zona controllata da Hezbollah e teatro di una guerra a bassa intensità che va avanti, di fatto, dal ritiro delle truppe israeliane del 2000.

Conosco bene quella zona. Dolci colline e panorami mozzafiato sulle Shebaa Farm, una delle zone contese tra Siria, Libano e Israele nelle alture del Golan, terre che hanno conosciuto talmente tante occupazioni, espropriazioni e abusi da diventare ormai una “terra di nessuno”, puramente simbolica e soprattutto, disabitata.

La fuga degli abitanti dai loro villaggi, ridotti ormai a cittadine fantasma, senza più parvenza di vita, socialità, economia e cultura, è sempre stata la cosa che mi ha colpito di più di quei luoghi, insieme al silenzio e la pace, insoliti sapendo di trovarsi in una zona “di guerra”.

Mi fermavo spesso proprio nel punto in cui sorgerà quel muro, e osservavo il kibbutz israeliano di Matalla, non potendo fare a meno, ogni volta, di notare la differenza tra un bel gruppetto di case stile “villetta occidentale” con tanto di tetto rosso e giardino, dal lato israeliano, e la distruzione dei villaggi abbandonati, degradati e ormai fantasma che avevo alle spalle, dal lato libanese. Spesso mentre osservavo, un militare dell’UNIFIL si avvicinava, annoiato dalle ore di pattugliamento inutile in quel territorio fantasma, fumandosi una sigaretta o facendo qualche battuta.

La politica del muro israeliano va avanti.

E con essa non possiamo che constatare la mancanza di volontà nell’avanzamento di ogni processo di pace, di riconciliazione, di convivenza civile.

Barricarsi dietro a mura per proteggersi dai razzi katiusha provenienti dal Libano o dalla Palestina: ma non posso chiedermi se quello stesso muro non renderà più “complessi” i quotidiani sconfinamenti di terra effettuati dall’esercito israeliano che, tuttavia, tende a preferire l’utilizzo degli aerei dopo la sconfitta del “corpo a corpo” con Hezbollah durante la guerra del 2006.

 

Per informazioni:

http://nena-news.globalist.it/?p=17359

http://www.naharnet.com/stories/en/37878-report-israel-to-start-work-on-lebanon-border-wall

Foto di Nena News Agency

 

 

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