L’Aske Gunea e il muro popolare basco

euskal presoakArticolo tratto da First Line Press (link)

Ondarroa non è come gli altri paesi dei Paesi Baschi, si trova nella provincia della Biscaglia ed è ancora una delle tante roccaforti dell’Izquierda Abertzale. La repressione è ovviamente molto dura e molti giovani vengono arrestati con una cadenza molto frequente per aver “probabilmente” preso parte a movimenti e a organizzazioni vicino ad Eta, se non dell’organizzazione stessa.

Successe così quando presero Xavier Aranburu, un giovane del posto, il paese era praticamente pieno di manifesti e volantini che richiedevano la sua libertà e quella di tutti i prigionieri politici. Così come il ponte: era tappezzato delle bandiere con il Paese Basco e le due frecce che chiedono il ritorno dei prigionieri e degli esiliati a casa. Oggi, la stessa cittadina e lo stesso ponte sono presi d’assalto dalla Ertzaintza che sta cercando di arrestare una giovane basca Urtza Alkorta accusata di aver “collaborato con ETA”. Solo che da qualche settimana il popolo basco si è organizzato e sta opponendo alla brutalità della polizia e alla tortura alla quale devono passare i prigionieri politici baschi, un muro popolare (l’herri harresia in basco). La piattaforma che difende i baschi si chiama l’Aske Gunea che in basco significa zona libera: una zona franca infatti era stata allestita per altri sei giovani accusati di “pertenencia a Segi” a Donostia (San Sebastian).

Anche ieri centinaia di persone si sono ritrovare per annullare il quarto tentativo di fila per arrestare la giovane basca: da attivisti delle varie organizzazioni (per i prigionieri politici, giovanili, sindacali e via dicendo) a cittadini normali, tutti stanno partecipando a questa mobilitazione. Per la quarta volta di fila, oggi siamo al quinto giorno, il muro basco è riuscito ad evitare l’arresto e dopo quattro ore di resistenza la polizia ha dovuto abbandonare il luogo. Il centro storico è sempre molto pieno e monitorato dalla gente per 24 ore su 24. Agenti in borghese hanno tentato di rapire Urtza Alkorta, agenti in antisommossa hanno poi provato a prendere d’assalto il ponte, ma non c’è stato nulla da fare in entrambe i casi: ha vinto ancora una volta la disubbidienza civile.

Quest’ultima volta era appena passata la mezzanotte quando quattro camionette della polizia autonoma basca (provenienti da Mutriku) hanno provato a sgomberare, è suonato subito l’allarme e la gente di corsa ha occupato il ponte. La polizia non ha potuto altro che passeggiare proprio nelle vicinanze dello stesso. La cosa si è ripetuta alle 2 di notte e intorno alle 4 (la stessa tecnica che hanno utilizzato anche a Donostia, dove poi hanno sgomberato il presidio 24 ore dopo, e difatti da alcune fonti di giornali gli stessi attivisti sono stati informati del prossimo tentativo – probabilmente molto più massiccio da parte delle forze di polizia, che si dovrà svolgere questa notte).

Abbiamo raggiunto attivisti che si trovano lì ora e ci hanno raccontato come l’episodio sia stato molto sentito: “c’era praticamente tutta il paese di Ondarroa sul ponte, è proprio un piccolo paese”. “Non sappiamo se questo sia l’inizio o meno di una primavera basca, ma sappiamo come rispondere colpo su colpo alla repressione dello Stato spagnolo” come proprio si diceva nei manifesti e nelle varie assemblee, ma come anche sono convinti da sempre i baschi: alla salvaguardia della cultura e del popolo basco ci pensa il popolo basco. Proprio ora si stanno preparando ad un’altra giornata che sarà molto intensa, tra il freddo e le passeggiate della polizia (che stavolta probabilmente proveranno l’attacco più grande) ma con tanta voglia di stare tutti insieme per la loro compagna.

Urtza Alkorta si è commossa davanti ed è stata molto grata della solidarietà dei cittadini, lei è accusata di aver collaborato con l’ETA e per questo dovrebbe scontare ben 5 anni di carcere, fu già arrestata e come ogni prigioniere o prigioniera dei Paesi Baschi ha dovuto subire la tortura in isolamento come di prassi.

Per rimanere aggiornati sulla vicenda seguite l’ashtag #ResistOndarru su Twitter. Questo il video della resistenza di Ondarroa, tra sirene e canti.

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *