Nigeria-Italia: il business dei corpi

http://freedomlibertadiparola.blogspot.it

Castel Volturno e la strada Domiziana, la statale piena di buche lungo la quale si snodano i villaggi casertani di Aversa, Casal dei Principi, Mondragone, fino ad arrivare alle zone di Pozzuoli, nel napoletano, sono diventate famose per Gomorra e Saviano.

Era il 2007, e non si parlava d’altro: sembrava che degli articoli su Repubblica prima, un best seller dopo, avessero “scoperto l’acqua calda”, mettendo il luce la piaga della camorra in quelle zone della Campania.

E’ però vivendo in quei luoghi che si può forse, vagamente, capire, quante e quali sfaccettatura questo sistema abbia nella quotidianità di tante persone.

 

La tratta degli essere umani è una di esse.

 

Attività altamente redditizia per il mercato nero (insieme a droga, armi, contraffazioni), nelle zone domiziane da anni ormai gira un terribile e assurdo mercato internazionale, che ha come merci i corpi delle donne nigeriane.

Cosa succede a queste persone? Come arrivano fino a li? Le vedevo per le strade, in alcune baracche nelle campagne, nelle quali mi fermavo a mangiare, oppure nei consultori in cui lavoravo, e nei quali, tra l’altro, non era facile convincerle ad andare.

Un quadro un po’ più completo e contestualizzato me lo ha dato un libro che consiglio a tutti (http://www.melampoeditore.com/index.php?option=com_content&view=article&id=69:le-ragazze-di-benin-city-&catid=35:libri), scritto da una di loro, e che ne racconta la storia, da dentro. Una persona che ha non solo la lucidità di ripercorrere un percorso dolorosissimo, ma anche di impegnarsi in prima persona per aiutare altre donne ad uscirne.

Intorno alla prostituzione nigeriana si muovono tante facce, tanti attori, e tanti, tantissimi uomini.

Da quelli che vendono le loro figlie a Benin City, o che, volenti o nolenti (a volte ingenui,  per mancanza di istruzione), le mettono in mano di chi promette un futuro e paga loro un biglietto aereo per l’Italia o per altri paesi d’Europa.

La prostituzione è anche un affare che coinvolge le donne: le madri, le intermediatrici, le “maman” o “madame” che le aspettano in Italia, per gestire il traffico del loro corpo, e soprattutto i proventi da esso ricavati.

Spesso le ragazze vengono scelte molto giovani, e irretite, tramite le famiglie, nel ciclo della tratta. Viene loro pagato un biglietto per l’Europa. Non lo sanno, o pensano che possa essere un “passaggio” temporaneo ed obbligato: non sanno invece che, probabilmente, non ne usciranno più.

La maggior parte vengono da Benin City, al Sud di quell’immenso paese chiamato Nigeria, che conta al suo interno 250 gruppi etnici, 36 stati, un’estensione di 900.000 chilometri e un difficile rapporto di convivenza, spesso strumentalizzato politicamente, tra cristiani ed islamici.

Giunte in Italia, spesso raggiungono Napoli, Caserta o altre zone ad alta densità di sfruttamento, ed assegnate ad una donna, appunto la “maman”, che spiega loro le regole: un debito di 50 o 100.000 euro da ripagare, dal quale viene sottratto vitto a alloggio (presso di loro, per poterle controllare). Per chi si sottrae, vengono utilizzate minacce verso la famiglia rimasta in Nigeria, o minacce di tipo antropologico-religioso, a volte con l’utilizzazione dello strumento del vodoo (che, per esempio, renderebbe possibile uccidere o fare del male alle loro famiglie o figli “a distanza”, tramite la maledizione o il malocchio).

Le ragazze vivono così un sistema di schiavitù per anni, fino all’estinguersi del loro debito. Spesso però anche alla fine del pagamento, quando potrebbero, in teoria, essere libere, non vi è un meccanismo di uscita da un sistema totalizzante che ha manipolato le loro vite: psicologicamente, socialmente ed economicamente queste persone si ritrovano senza alternative, a volte addirittura plagiate a tal punto da voler diventare, esse stesse, delle “maman”.

E così, come una normale carriera lavorativa, spesso le ex sfruttare diventano a loro volta sfruttatrici, ereditando e imparando dalle donne che le hanno ridotte in schiavitù per anni e assumendo come modelli persone che, con queste attività illegali, riescono ad avere buone entrate economiche, potere e prestigio nella comunità (e, non ultime, possibilità per mantenere le famiglie all’estero).

Dietro a tutto questo c’è un intero sistema di corruzione e di criminalità che muove le fila del meccanismo e che, soprattutto, lo protegge e garantisce da eventuali interventi esterni.

Molte persone si interessano a questo fenomeno: da antropologi a ricercatori, dalle associazioni di recupero o prevenzione, da tanti, tanti uomini che ho visto aggirarsi intorno alle vite di queste ragazze, per semplice curiosità, perversione o solitudine. Di certo è un fenomeno che fatica ad essere contrastato in quanto protetto da forze illegali che spesso, sovrastano le autorità locali e nazionali.

E’ importante però tenere sempre a mente e continuare ad informarsi su quanto e da quanto tempo gli affari e dei giochi di potere legati alla criminalità organizzata continuino a muoversi sul terreno, redditizio, del corpo delle donne, e sul desiderio maschile di possesso, ormai e sempre più percepito come “normale”.

 

 

Per approfondire:

 

http://www.aljazeera.com/programmes/peopleandpower/2011/08/201189141348631784.html

 

http://www.noppaw.net/?p=261

 

Associazioni che si occupano della tratta delle donne:

 

http://www.leragazzedibenin.altervista.org/

 

http://www.unicri.it/emerging_crimes/human_trafficking/nigeria2/docs/TrattaMinorenniNigeriaItalia_IT.pdf

 

 

 

 

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *