Venti di guerra in Libia: le forze in campo

Secondo fonti locali, da venerdì notte sono in corso i peggiori combattimenti mai registrati nel Paese negli ultimi due anni.
Le forze di Bashagha hanno cercato nuovamente di conquistare Tripoli provando ad entrare in città con decine di convogli militari da diverse direzioni.
Tra le 32 persone morte più della metà sono civili, così come tra i 154 feriti accertati che hanno raggiunto gli ospedali.

Fathi Bashagha, il premier libico nominato dal Parlamento di Tobruk, ha provato nuovamente a entrare con le armi a Tripoli, nella speranza di trovare una leggera resistenza tra le milizie fedeli all’altro Primo Ministro, quello del Governo di Unità Nazionale (GNU) sostenuto dalle Nazioni Unite, Abdul Hamid Dbeibeh.
I combattimenti, scoppiati a causa del lungo stallo politico e per il controllo del governo, stanno per riportare la Libia in una guerra in piena regola, dopo due anni di “pace comparativa”.

A dirla tutta, la Libia ha avuto poca pace dalla rivolta del 2011 sostenuta dalla NATO che ha spodestato Muammar Gheddafi.
Divisa nel 2014 tra fazioni rivali orientali e occidentali, bande, tribù e sedicenti governi, oggi la Libia è terreno fertile per qualunque malaffare:
Dalla produzione petrolifera libica al traffico di esseri umani fino a quello di armi pesanti e leggere.

Nel 2019 un’offensiva del comandante Khalifa Haftar, sostenuta dal parlamento orientale, è fallita un anno dopo portando a un cessate il fuoco e a un processo di pace sostenuto dalle Nazioni Unite.
La tregua includeva la creazione dello GNU con Dbeibah per governare tutta la Libia e supervisionare le elezioni nazionali, che erano previste per lo scorso dicembre, ma che non si sono svolte per delle dispute sul voto.
Il Parlamento ha perciò dichiarato che il mandato di Dbeibah era scaduto, e ha nominato Bashagha come commissario tecnico in attesa del voto.
Dbeibah ha rifiutato la proposta, sostenendo che il parlamento non aveva il diritto di sostituirlo e che si sarebbe dimesso solo dopo un’elezione.
Bashagha ha tentato quindi di entrare a Tripoli diverse volte senza successo, ma quello di venerdì notte è stato il tentativo più violento e organizzato mai registrato.
A comandare gli uomini, secondo testimoni oculari, c’era proprio Fathi Bashaga, che ha poi ordinato di ritirarsi e proseguire i combattimenti nei quartieri periferici della città.

Per quanto riguarda le alleanze internazionali in campo in Libia, troviamo da una parte Russia, Egitto ed Emirati e in qualche modo Francia che più o meno apertamente sostengono l’est haftariano in cui è finora relegato Fathi Bashagha, mentre ONU e soprattutto Turchia, Algeria ed Emirati sostengono Dbeibah.
E’ bene però ricordare che, nonostante Turchia e Russia sembrino in una posizione contrapposta all’interno del conflitto in corso in Libia, il 5 agosto scorso a Sochi il presidente turco Erdogan e il presidente russo Putin hanno discusso del Dossier libico, dimostrando una significativa intesa.
I due leader hanno sottolineato “l’importanza di tenere elezioni libere, eque e credibili in Libia basate sul più ampio consenso possibile tra i libici“, e hanno riaffermato il loro “sostegno al processo politico a guida libica sotto gli auspici delle Nazioni Unite“, si legge nel comunicato finale del vertice.
E’ quindi possibile che i due stiano raggiungendo un accordo di spartizione definitiva della Libia, giustificando l’inedita intesa tra Dbeibah e Haftar anche in quest’ultimo tentativo di conquista di Tripoli.

Un focus dovuto – quello dei posizionamenti di Russia e Turchia in Libia – e che evidenzia ulteriormente l’ambiguità nelle fazioni rivali libiche, con un continuo capovolgimento di alleanze e scenari politici inediti.
E una tensione in continua crescita.

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