West Bank: I palestinesi costretti a demolirsi casa

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Bilal, un palestine, demolisce parte della sua casa al fine di evitare multe e l’ulteriore destruzione se gli israeliani devono adempiere al loro ordine di demolizione

Verso fine ottobre, le autorità israeliane hanno fatto visita famiglia di Bilal nella comunità di Khalet al Hmam, vicino al Muro dal lato “di Gerusalemme”, per ordinare la demolizione di quattro stanze costruite lo scorso anno. Otto mesi fa, la famiglia di Bilal ha deciso di espandere tre edifici, di sua proprietà, aggiungendo nuove stanze alle strutture già esistenti. L’esercito gli ha dato due settimane di tempo per demolire le nuove strutture.

Bilal distrugge una delle quattro camere della sua casa di familia costretto dall'ordinanza israeliana

Bilal distrugge una delle quattro camere della sua casa di familia costretto dall’ordinanza israeliana

Le autorità israeliane, solitamente, danno ai proprietari una scelta: procedere da soli alla demolizione, o fare demolire le strutture dalle autorità, pagando le cospicue spese. Le multe possono arrivare fino a 100.000 NIS, che la maggior parte delle famiglie palestinesi non si può permettere. La paura dell’indebitamento spesso le spinge a effettuare le demolizioni personalmente.

Il cugino di Bilal guarda il risultato dell'auto-demolizione

Il cugino di Bilal guarda il risultato dell’auto-demolizione

Secondo l’organizzazione palestinese per i diritti umani Al-Haq, in alcuni casi i proprietari rischiano la detenzione se non demoliscono le loro case. Spesso i palestinesi scelgono di demolire da soli gli edifici, per non vivere l’umiliazione di vedere la propria casa abbattuta da estranei, e per risparmiarsi il fardello dell’attesa indefinita, del non sapere quando la distruzione sarà completata.

Un cugino di Bilal che gioca a domino nella sua casa a Khalet Al-Hmam.

Un cugino di Bilal che gioca a domino nella sua casa a Khalet Al-Hmam.

Quando l’ordine di demolizione riguarda solo una parte dell’edificio, i proprietari spesso scelgono di effettuare la demolizione di persona. In caso contrario, rischiano di vedere l’intera casa demolita dai bulldozer israeliani. Questo è il caso di Bilal e della sua famiglia, che hanno deciso di abbattere le quattro stanze da soli, per evitare il rischio di perdere tutto e trovarsi senza un tetto.

Il cugino di Bilal sul muro della casa di famiglia, vicino al muro di separazione.

Il cugino di Bilal sul muro della casa di famiglia, vicino al muro di separazione.

ICAHD, il comitato israeliano contro le demolizioni, stima che circa 28.000 edifici palestinesi siano stati demoliti nei territori occupati, dal 1967. La maggioranza delle demolizioni avviene perché gli edifici sono stati costruiti senza un permesso israeliano. Ottenere un permesso dalle autorità israeliane, però, è molto difficile, poiché è concesso costruire solo nell’1% della Area C e nel 13% di Gerusalemme Est, in zone già pesantemente edificate.  Inoltre, l’ICAHD riferisce che oltre il 94% delle  domande di permesso palestinesi viene rifiutato. Le conseguenze immediate sono che, molto spesso, una famiglia che cresce di numero o vuole costruire nuove strutture per soddisfare bisogni fondamentali non ha altra scelta se non quella di costruire illegalmente, e sperare di evitare la demolizione. Secondo l’ICAHD, la discriminazione nel far rispettare gli ordini di demolizione è molto comune. È molto raro che agli ebrei israeliani venga ordinato di demolire strutture illegali a Gerusalemme o nella West Bank.

Con la colonia di Gilo nelle vicinanze, Bilal e la sua famiglia hanno il permesso di entrare solo nella piccola area attorno alla propria casa. Le colonie a Gerusalemme Est, come Gilo, così come quelle in tutti i territori occupati sono illegali secondo il diritto internazionale

Con la colonia di Gilo nelle vicinanze, Bilal e la sua famiglia hanno il permesso di entrare solo nella piccola area attorno alla propria casa. Le colonie a Gerusalemme Est, come Gilo, così come quelle in tutti i territori occupati sono illegali secondo il diritto internazionale

Poco tempo fa, le forze israeliane hanno anche tagliato acqua ed elettricità alla famiglia di Bilal. Secondo le autorità israeliane, tutti gli edifici di proprietà della famiglia sono non riconosciuti, e vanno quindi considerati illegali. Lo stato israeliano quindi può esimersi dal fornirgli i servizi di base.

Bilal controlla una linea d'acqua unica fonte di acqua corrente per la sua famiglia

Bilal controlla una linea d’acqua, unica fonte di acqua corrente per la sua famiglia

“Ci tagliano acqua e luce perché non vogliono che viviamo qui! Vogliono che ci trasferiamo dall’altro lato del muro!” dice Bilal, mostrando le nuove tubature dell’acqua e la connessione alla rete elettrica che ha riparato con suo cugino “Ma non ci arrenderemo.”

BIlal passa il checkpoint Israeliano che divide la sua area con il resto di Betlemme

BIlal passa il checkpoint Israeliano che divide la sua area con il resto di Betlemme

Secondo Al-Haq, le auto-demolizioni obbligatorie sono in aumento negli ultimi anni a Gerusalemme Est: come parte di una strategia israeliana per evitare le pressioni internazionali. È infatti molto difficile quantificare il numero di auto-demolizioni, una politica in atto a Gerusalemme fin dal 2000; secondo Meir Margalit, tra i fondatori dell’ICAHD, il fenomeno è in crescita, da 18 casi nel 2008 a oltre 70 nel 2011. Ma poiché nella maggior parte dei casi le auto demolizioni non vengono denunciate, analizzando i dati del comune di Gerusalemme sembra addirittura che il numero sia in calo.

Il cugino di Bilal cavalca un cavallo tra gli olivi che ci sono tra la loro casa e il muro che li separa dal resto di Betlemme

Il cugino di Bilal cavalca un cavallo tra gli olivi che ci sono tra la loro casa e il muro che li separa dal resto di Betlemme

Secondo l’ICAHD, il motivo principale per cui vengono distrutte case palestinesi, e per cui vengono negati i permessi di costruzione, è puramente politico, parte di una discriminazione razziale. Questa politica è parte integrante di un piano per alienare i palestinesi dalle proprie case e dalle proprie terre, eliminandoli dal paese o confinandoli in enclaves piccole, sovrappopolate e impoverite

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