A Milano i neofascisti miancciano Saverio Ferrari, Mim, Zam e Compagni di Dax.
Che si alzasse un’ondata di polemiche da parte delle destre e della Lega, dopo l’attentato incendiario che ieri mattina ha danneggiato la sede milanese del gruppo neonazista Lealtà Azione, stava nella normalità delle cose. E non sorprende neanche che si tirasse in ballo il Sindaco Pisapia, accusato di non essere connivente con i gruppi neofascisti come lo erano invece i suoi predecessori, anche se le parole della consigliera provinciale Capotosti (FdI) hanno francamente passato il segno. Ma quello che non può essere in nessun caso tollerato e permesso è che da parte dei gruppi dell’estremismo neofascista e neonazista vengano indicati dei bersagli da colpire, con tanto di nome e cognome.
Ha iniziato la Destra per Milano, il gruppo di Jonghi Lavarini, che, giusto per essere originale, ha indicato come “responsabile morale” Saverio Ferrario, il principale animatore dell’Osservatorio democratico sulle nuove destre.
Poi sono arrivati quei gentiluomini di Forza Nuova, cioè quelli che appena due giorni fa hanno appeso a Pescara dei cappi contro la Ministra Kyenge, i quali sul loro sito milanese hanno pubblicato una sorta di fatwa contro persone e realtà colpevoli di monitorare e denunciare le attività dei gruppi militanti del neofascismo milanese. Ovviamente, in cima alla loro lista c’è il solito Saverio Ferrari, ma poi tocca subito a delle realtà di movimento, cioè Milano In Movimento e Zam, e al sito curato dai compagni e dalle compagne di Dax.
Manco a dirlo, anche Forza Nuova se la prende con Pisapia, accusandolo delle solite cose, con l’aggiunta, degna della statura morale dei neonazisti, di essere amico dei pedofili (sic).
Ebbene, i neofascisti milanesi hanno fatto nomi e cognomi, hanno indicato bersagli. Non lo fanno tanto per la vicenda dell’incendio doloso di via Govone, ma perché non riescono a sopportare che ci siano degli antifascisti, che ci sia qualcuno che non sta zitto, che cerca di contrastare i loro piani, anche solo con l’informazione.
Da parte mia esprimo la massima solidarietà a chi è stato fatto oggetto di minacce, più o meno velate.
A chi, invece, è passato a emettere fatwa, contro singole persone e realtà collettive, va rammentato che verrà ritenuto responsabile di eventuali conseguenze.
tratto da lucianomuhlbauer.it
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