Anche i muri di Milano urlano contro la malagestione dell’epidemia
“Muri bianchi, popolo muto”. Così recita una celebre detto popolare.
Ma non è certamente il caso di Milano dove i muri, da qualche mese, hanno iniziato a parlare e a farlo abbastanza chiaramente.
E hanno preso parola per richiamare la classe politica che governa la Lombardia alle sue tremende responsabilità per la disastrosa gestione dell’emergenza Covid.
Nella serata di ieri, in giro per la metropoli sono comparse molte scritte che ci spiegano cosa non è andato in questi mesi.
Come scrivevamo qualche giorno fa, la battaglia contro il governo delle Ragione Lombardia deve essere politica e va combattuta nelle strade, ancora prima che nelle aule di tribunale.
Scrive ZAM a proposito:
Anche i muri denunciano la mala gestione e le responsabilità di Regione Lombardia durante tutta l’emergenza Covid-19.
E’ finito il lock-down ma non la diffusione del virus!
Per un sistema sanitario pubblico, gratuito e laico:
vogliamo giustizia e la chiediamo a gran voce!
Cacciamoli!
“Meno scorte agli ospedali, più soldi ai manager. Delibera regionale del 27 maggio 2019” La delibera XI/1681 del 27 maggio 2019 su proposta di Gallera , votata da tutta la giunta, indicava ai manager sanitari l’obiettivo di “tenere sotto controllo le richieste di ordinativi dei laboratori”, ossia tagliare centinaia di migliaia di euro ai laboratori degli ospedali di Lodi, Brescia, Milano. Quelli che poi, si sarebbero ritrovati qualche mese dopo in guerra con le “scarpe di cartone”. In cambio di questo? Incentivi economici
“Fontana ha sudato 75 mila camici” Il governatore risulta direttamente indagato per la vicenda della fornitura di camici da parte della società Dama, partecipata dal cognato Andrea Dini e dalla moglie Rebecca, che in conflitto di interessi, doveva fornire 75mila camici alla Regione Lombardia per 500mila euro, in piena emergenza coronavirus. L’accusa rivolta a Fontana è di frode in forniture pubbliche. A metterlo in imbarazzo, c’è soprattutto un tentato versamento di denaro proveniente da un conto svizzero: conto che appartiene proprio a Fontana, per il quale nel 2015 aveva fatto uno scudo fiscale per 5,3 milioni
“CL e Lega=25 anni di tagli alla sanità pubblica e privatizzazioni. Cacciamoli! Fontana dimettiti!” Ogni dichiarazione fatta da Fontana per difendersi e legittimarsi è uno sputo in faccia alle famiglie delle vittime di questa criminale gestione di emergenza. Non ci sono attenuanti, non esistono giustificazioni. Chi sbaglia e ha delle responsabilità politiche, deve pagare. Pretendiamo le dimissioni di Fontana e la creazione di una alternativa a questo modello di sanità lombarda. Vogliamo una sanità totalmente pubblica che metta al centro la cura della persona con o senza permesso di soggiorno, non il profitto. Vogliamo una sanità territoriale ed efficiente, che rispetti le lavoratrici e i lavoratori. La salute non deve essere fonte di guadagno, ma un diritto inalienabile
Lombardia” Da febbraio ad oggi abbiamo assistito al frantumarsi del mito dell’eccellenza sanitaria lombarda. I continui tagli alla sanità pubblica, la scellerata privatizzazione del sistema sanitario e lo smantellamento di quello territoriale hanno comportato il collasso della sanità in lombardia e la morte di più di 17 mila persone. I numeri potrebbero essere maggiori visti i pochissimi tamponi fatti post mortem nelle RSA e alle persone decedute in casa
propaganda” Durante questa emergenza sanitaria, l’ospedale in fiera, che conta 220 posti di terapia intensiva, ha ospitato solo 25 pazienti. Gli esperti avevano già espresso forti dubbi all’alba della costruzione di questa opera faraonica. Creare un centro di terapia intensiva e rianimazione scollegato da un ospedale infatti, non ha alcun senso. Uno spreco di denaro giustificato solo dalla necessità della giunta Fontana di pavoneggiarsi e distrarre l’opinione pubblica dai suoi fallimenti. I medici, di molti ospedali delle zone più colpite, dovevano decidere chi intubare e chi no, chi far vivere e chi far morire, per mancanza di posti letto. Aver ospedalizzato l’emergenza, ha creato un circolo malsano che ha portato i pazienti ad arrivare già molto gravi in ospedale. Lo smantellamento della medicina territoriale e la mancanza di DPI ha fatto il resto
“Senza il Covid 9 vittime su 10 sarebbero vive” Ormai essere “negazionisti” sembra essere di moda. Qualsiasi persona dotata di una bocca, crede di essere legittimata a dire la sua sulla pandemia e a improvvisarsi massimo esperto. Il capo dei babbi però, rimane Salvini che nonostante sia il leader del partito di Attilio Fontana, presidente della regione più colpita al mondo per morti di coronavirus, è riuscito ad organizzare un convegno che minimizza la gravità della pandemia, in Italia e nel mondo. L’ennesimo incommentabile stratagemma per ottenere voti mantenendo l’elettorato nell’ignoranza. Da una ricerca dell’Istat risulta che il covid sia “direttamente responsabile della morte” nell’ 89% dei casi totali analizzati e che può essere fatale anche per i soggetti giovani e privi di patologie
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