Coronavirus – Rivolta a San Vittore – Dilaga la protesta nelle carceri
Detenuti sui tetti e incendio nella struttura.
E’ di questa mattina la notizia della rivolta tutt’ora in corso alla casa circondariale di San Vittore a Milano.
E’ stato appiccato un incendio interno alla struttura mentre alcuni detenuti salivano sul tetto della prigione.
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Sono stati esposti due striscioni che recitavano: “Libertà” e “Indulto”.
La zona è stata blindata dalle Forze dell’Ordine e sotto il carcere, in piazza Aquileia, si è creato un presidio di solidali e parenti dei reclusi. Momenti di tensione all’ingresso della carraia di via Giambattista Vico.
Negli ultimi tra giorni la tensione che già serpeggiava all’interno delle carceri di mezza Italia è esplosa con fragore portando alla luce una situazione che, per chi conosce un minimo il mondo della detenzione italiana, era già compromessa da tempo. L’emergenza coronavirus è stata la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Secondo un articolo di questa mattina di Radio Onda d’Urto sono 27 le carceri dove ci sono state o sono in corso rivolte o proteste. Si sta generando un vero e proprio effetto domino per cui, a ogni ora, si aggiunge un nuovo istituti.
Le situazioni più gravi si sono avute ieri a Modena con un’esplosione di rabbia che ha visto la morte, ancora da chiarire di 6 detenuti e Foggia dove sarebbero una ventina i reclusi evasi durante la rivolta.
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Un ciclo così imponente di ribellioni nelle prigioni italiane non si vedeva dalla fine degli anni Settanta, primi anni Ottanta con le rivolte negli speciali ai tempi della lotta armata.
Scrivevamo che la paura generata dal coronavirus che, in una situazione di convivenza forzata in celle strapiene è ancor più forte, è stata scintilla che ha fatto divampare una rivolta che covava da tempo nelle carceri italiane. Alle condizioni di sovrappopolazione e progressivo collasso della sanità carceraria sono andate ad aggiungersi le limitazioni dei colloqui e delle misure restrittive su permessi e semilibertà adottate per aggiornare l’epidemia. Probabilmente la contraddittorietà della decisione di impedire i colloqui e invece consentire l’ingresso dei “nuovi giunti” e la regolare entrata-uscita degli agenti di custodia ha contribuito a causare la situazione alla quale stiamo assistendo.
Mentre un regime autoritario come l’Iran prende la decisione di rimandare a casa più di 50.000 detenuti dopo averli sottoposti a tampone, in Italia, si assiste ai consueti ferocissimi commenti da eroi da social che chiedono di sparare sui detenuti e altre amenità e di prese di posizione altrettanto poco ragionevoli dei vari sindacati di Polizia Penitenziaria.
Qui un’emozionante descrizione della rivolta a Poggioreale di ieri e di quello che succedeva sotto le mura del carcere.
Continueremo a seguire la vicenda.
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