Da Macao, sull’assemblea a Macao!

ASSEMBLEA PUBBLICA CITTÀ COSTITUENTE
20 SETTEMBRE 2012

L’intento dell’assemblea, in cui è stato presentato il documento Linee programmatiche di intervento e discussione sul tema del rapporto fra beni comuni e cittadinanza attiva, è stato quello di aprire un dialogo con tutte le realtà esistenti che praticano forme di autogestione e di cittadinanza attiva a Milano, per iniziare a disegnare un terreno comune di confronto rispetto al tema della legittimazione di tali realtà. In un momento storico come questo, in cui la democrazia è in crisi ed un sistema economico basato sulla finanza sta distruggendo le nostre città e il mondo del lavoro in generale, abbiamo sentito l’esigenza di trovare un modo per cambiare le metodologie di partecipazione e di attivismo attraverso non solo l’occupazione di spazi fisici, ma anche il loro riconoscimento come luoghi che possono e devono essere gestiti direttamente dalla cittadinanza. Non è nostra intenzione chiedere di essere riconosciuti giuridicamente dall’amministrazione pubblica ma piuttosto stressare le maglie del diritto e adattarle ad un percorso che si autolegittima nella pratica processuale ridefinendo il sistema vigente. La nozione di spazio pubblico, come quella di sovranità, devono essere reinventate, a partire da un dialogo tra tutte le diverse forme ed esperienze di autogestione e autodeterminazione che esistono sul territorio di Milano e non solo.

La città in cui ci troviamo a lottare è ricca di pratiche di cittadinanza attiva, ognuna con la sua sintassi e le sue specificità. Tali differenze non devono essere appiattite, ma si deve creare un lessico comune per poter rivendicare i nostri diritti ad essere cittadini e a tutelare e gestire gli spazi che attraversiamo. Le nostre lotte devono essere legittimate non legalizzate. Ognuna delle realtà che ha preso parte all’assemblea di giovedì sera ha un suo percorso e si occupa di tematiche differenti, dal problema abitativo alle questioni relative al mondo del lavoro, dall’arte, all’istruzione. Tutti questi percorsi possono cooperare per creare un discorso condiviso in grado di sottolineare le criticità di un modello istituzionale, che necessita di un profondo cambiamento strutturale per superare questo suo momento di crisi ed immobilismo.

Perché il sistema vigente legittima e legalizza la speculazione e la corruzione ed invece definisce illegale la volontà dei cittadini di autogestire spazi abbandonati nelle modalità più trasparenti possibili? Questa è stata la domanda di partenza su cui, insieme, ci siamo interrogati giovedì sera. Consapevoli che sarà un percorso lungo e tortuoso, condividiamo la necessità di un cambiamento reale del sistema in cui viviamo, un cambiamento che permetta una reinvenzione della città dal basso, ad opera delle persone che la vivono nella loro quotidianità e che spesso e volentieri hanno maggiore consapevolezza di ciò che succede concretamente nel tessuto urbano rispetto alle istituzioni che impongono dall’alto regole e piani regolatori.

La città costituente deve tenere conto delle differenze di ognuno dei gruppi che erano presenti all’assemblea, perché questi sono gli unici ad avere in questo momento le competenze e le capacità per costruire una città nuova.

Giovedì 20 settembre è stato fatto un primo passo per costruire un discorso profondo ed innovativo, ma la strada è ancora lunga e c’è bisogno che ognuna delle specificità che ha deciso di incamminarsi lungo questo percorso rifletta sul peso che ogni passo porta e porterà con sé. Per questo si è deciso di convocare il prossimo incontro nel mese di Ottobre, per lasciare il tempo ad ogni realtà, che era presente, di elaborare indipendentemente le questioni dibattute.

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