Dopo il pink e il greenwashing…ora il suburbs-washing?

Ieri come ogni mattina, da brava milanese, apro sul computer il quotidiano “Il Giorno”, perchè se vuoi sapere cosa succede in città lo leggi lì (purtroppo “La Notte” non esiste più!).

E con grande stupore vedo che quest’oggi il problema è via del Turchino, ben due articoli gli sono stati dedicati!

A parte il sorriso per le foto con Sergio e il Franco, rimango abbastanza sbigottita.

In questo periodo di pinkwashing e greenwashing, oggi la via dove abito ha subito un’operazione che potremmo ironicamente chiamare “periferie-washing”.

Il murales, i progetti, il disagio e ovviamente gli occupanti…

Ma che davvero!?

Le lamentele sono indubbie, ma stranamente sono solo quelle…

Sarò strana, ma io amo vivere in via del Turchino.

È bello scendere in cortile e salutare la gente, sembra stupido, ma in una città individualista come potrebbe sembrare Milano è linfa vitale.

Saluti tutti perchè ci si conosce, ci si dà una mano, ci si scambia informazioni. In una città soffocante, con i ritmi metropolitani, anche un solo “Ciao!” fa bene al cuore.

Fa sorridere l’espressione intimorita quando ti avvicini a qualcuno arrivato da poco e gli chiedi se ha bisogno di un aiuto per portargli la spesa, è bello dare il benvenuto ai nuovi arrivati da qualsiasi parte del mondo. Perchè in Turchino la gente invoca Salvini, ma quando è arrivata una signora maghrebina con 4 bambini gli hanno fatto la spesa e regalato dei vestiti.

Gli occupanti non sono vissuti come degli estranei, alla fermata del 16 tutti ci si lamenta della monnezza o degli schiamazzi, sia che tu abbia il contratto o no. Nell’articolo si parla di sgomberi che creavano problemi. Martina, Ambra, Aziza, Viola, Bruno, Luca, Romeo, Nadia.. Siamo stati tante cose per il cortile del civico 20, sicuramente non eravamo un problema. Anche le sciure che si lamentano del degrado, mi hanno abbracciata quando sono tornata. “Cacciano te e non quelli che rompono davvero!”.

Una volta si facevano le feste in cortile, era un momento bello. Tutti e tutte scendevano, portavano cibo da ogni parte del mondo, i bambini e le bambine giocavano come i matti, arrivava il Gino con la chitarra e tutto il repertorio di canzoni in milanese…poi MM ha iniziato a sgomberare la gente del comitato, le situazioni più fragili…la repressione ha vinto sul buon senso.

Vantarsi di aver proceduto con più sgomberi delle giunte leghiste, non aver mai valutato le situazioni di fragilità, lasciare per anni gli appartamenti sfitti, lasciare carta bianca a MM che ha frainteso lo slogan “Milano come Berlino”…si parlava del 2010, non del 1939!

Non ci si aspettava l’instaurazione del socialismo reale, ma almeno un’atteggiamento diverso dalle giunte di sinistra che dal 2011 governano questa città.

Il murales è bello, credo davvero che il Comune dovrebbe farci le cartoline da spedire ai turisti…ma sostenere che è stato un progetto in collaborazione con gli abitanti è una falsità.

Noi ci siamo svegliati una mattina con gli operai che montavano i ponteggi e per giorni ci siamo chiesti cosa succedesse…

E’ stata spesa una cifra enorme, i soldi si sarebbero stati potuti usare in maniera più oculata, il progetto magari condiviso e costruito veramente con chi veramente ci abita.

Alcuni avrebbero fatto scrivere “Siamo apposto così”.

Si parla del progetto di Dar Casa come di qualcosa che realmente funzioni, non so, io ho solo sentito lamentele per i prezzi degli affitti esosi, per la mancanza di un progetto collettivo attuato…

Via del Turchino sicuramente non è il paradiso a Milano, ma parlarne sempre con accezioni negative del tipo “Ma grazie a Dio le istituzioni lo stanno civilizzando!”, è un operazione comunicativa bieca.

È un microhabitat, con le sue regole, le sue debolezze, ma ricco di bellezza e amore. Se proprio dovete, parlate di questo, tutto il resto è noia

Martina di via del Turchino

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Una risposta a “Dopo il pink e il greenwashing…ora il suburbs-washing?”

  1. Barbarw ha detto:

    Grande Martina, menomale hai risposto tu. mi piacerebbe conoscerti :)
    Una di quelle inquiline del progetto DAR Casa

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