Formigoni e la sanità lombarda

18 anni di tessitura della tela formigoniana: la trama, la ‘ndrangheta, l’ordito, la compagnia delle opere.

18 anni di regno pressochè incontrastato, 18 anni di distribuzione capillare del proprio esercito in tutta la regione, 18 anni di furti alla sanità e alla scuola pubblica, 18 anni di rapine sul territorio.
 
Per quanto quella fortissima tela sia ancora al suo posto e rischi di cambiare nome, ma non sostanza, milanoinmovimento vuole provare a fare un bilancio del disastro ciellino in Lombardia. A partire da questo articolo sulla sanità, per arrivare alla scuola pubblica, passando per la gestione del patrimonio immobiliare pubblico, vi proponiamo un viaggio da incubo nel regno di formigonia. 

Incontro Alessandro,  ingegnere, che lavora per la sanità lombarda.

Ti reputi soddisfatto della gestione sanitaria in Lombardia da parte del centro-destra?

No, la Lombardia ha avuto un governo stabile: dal 1995 a oggi ci sarebbe stata la possibilità di impostare un’organizzazione a lungo termine non legata alla scadenza del mandato, come in altre Regioni. Invece in 17 anni non è mai stata fatta e nemmeno avviata una programmazione sanitaria seria che spiegasse come dovesse essere articolata l’organizzazione ospedaliera. Non esistono studi, proposte o lavori avviati di programmazione.

Cosa intendi con organizzazione ospedaliera?

Intendo tutte le strutture sanitarie ospedaliere e territoriali, non solo quelle di emergenza-urgenza come gli ospedali ma anche la medicina territoriale preventiva di primo livello, insomma anche  tutto quello che riguarda la gestione dei pazienti non acuti e dei sani comprendendo la nozione di salute che consiglia l’OMS: non assenza di malattie ma benessere psico-fisico.

Perchè sarebbe stata necessaria una programmazione?

Innanzitutto perchè in Lombardia abbiamo tantissime strutture per acuti mentre vi è un’enorme carenza di investimenti nella medicina preventiva. Inoltre, mancando strutture di supporto come, ad esempio, i CREG *1, vi è un utilizzo sbagliato della struttura ospedaliera: la cura di pazienti con patologie croniche che avrebbe solo bisogno di un monitoraggio di controllo (come potrebbe essere quello della pressione arteriosa) che potrebbe essere fatto  da personale infermieristico e di supporto in una struttura diversa da quella ospedaliera come quella del CREG con minor utilizzo di risorse e migliore umanizzazione.

Altrove è stata fatta?
Si, per esempio in Toscana e in Emilia (anche se non si chiamano CREG), dove anche grazie alla presenza duratura dello stesso schieramento politico si è potuta avere una continuità tale da impostare una programmazione strutturale di lungo periodo. La regione Toscana ha chiuso metà degli ospedali per acuti facendo investimenti territoriali di medicina preventiva e territoriale.

Secondo te c’è un motivo per cui non è stata fatta in Lombardia?

Certo, la mancanza di questa organizzazione ha lasciato libero arbitrio ai privati! Se fossero stati utilizzati degli studi epidemiologici e territoriali sulle necessità di intervento non sarebbe stato possibile per qualsiasi privato aprire la propria attività a seconda di quello che più gli conveniva nella localizzazione che più gli interessava. (Per esempio nella zona sud di Milano vi sono l’Ospedale Monzino, il San Paolo, l’Humanitas e San Donato tutti con reparti di cardiologia a pochissima distanza gli dagli altri.) Ogni privato ha potuto avviare il finanziamento della Regione di reparti che non servirebbero in una data zona,  magari sulla base dell’attività meglio rimborsata a livello di Drg *2.

Quindi in realtà hanno giocato tutto sul “non scritto”?

Si, sostanzialmente Formigoni non ha voluto definire una regolamentazione per la gestione della spesa pubblica potendo così concedere i finanziamenti ai privati che aveva interesse a sostenere (lo dicono persino i funzionari regionali come riportato dal Corriere pochi giorni fa!) D’altronde è sempre stato il suo obiettivo: nella sua prima legislatura ha portato davanti alla corte costituzionale i provvedimenti Bindi e ha ottenuto la definizione degli ambiti di autonomia regionale sulla sanità e l’ambito scolastico. Così ha potuto finanziare le scuole private e gli istituti sanitari privati svincolato dal governo nazionale.

Dal 2001, con la riforma costituzionale che ha portato a compimento l’autonomia regionale, a causa di regioni che richiedevano totale indipendenza, non sono mai state perseguite politiche nazionali di uniformità nel paese (es. linee guida a proposito della ripartizione dei finanziamenti o livelli minimi di prestazioni sanitarie da assicurare) lasciando che le regioni seguissero obiettivi e modalità totalmente diverse e rinunciando quindi a norme nazionali cautelative che difendessero il diritto costituzionale alla salute e dividendo, di fatto, sempre di più il paese. D’altronde ci sono voluti parecchi anni anche solo per stabilire i LEA (livelli assistenziali di base con ticket) quando dovrebbero essere la cosa più semplice in assoluto da definire!

Facciamo un esempio per capire meglio: se un privato decide di investire su un ospedale e si rende conto che il Drg meglio rimborsato a livello regionale sono le unità di cardiologia allora aprirà un’unità di quel tipo nella zona che gli costa meno e gli conviene di più. Non dove c’è più richiesta, o l’epidemiologia di quella zona lo richiede ancora di più se si tratta di un’attività che viene finanziata per il solo fatto di essere disponibile (le cosiddette attività non tariffate), non ha importanza se viene utilizzato o meno ( e l’efficacia sanitaria in termini di salute della popolazione) per lo scopo dell’investitore. E’ da questo che derivano le distorsioni di sistema come quello della clinica Maugeri. Il problema è che finchè non verrà fatto un intervento per razionalizzare la risorse in modo intelligente sarà impossibile impedire che ciò avvenga perchè non c’è nessun piano in grado di indicare le strutture necessarie e quelle che non lo sono, quelle più o meno efficienti, quelle in grado di soddisfare la richiesta della cittadinanza.

Questo che conseguenze ha avuto sulla qualità dell’assistenza sanitaria?

Certo, bisogna tenere presente che in sanità è l’offerta che crea la domanda: la disponibilità di attività diagnostiche e terapeutiche fa aumentare la domanda ed il consumo di queste attività fino alle distorsioni per le quali non vi è necessità stretta di un intervento medico ma lo faccio perchè mi fa guadagnare. Bastava osservare la numerosità nel bresciano, alcuni anni fa, di interventi di cataratta e ci si è accorti in seguito che quella era la zona con la maggior concentrazioni di centri oftalmici della regione.
Questo sistema ha inoltre portato a una frammentarietà nei percorsi di salute; molti per esempio vengono dimessi da un ospedale privato per non aumentare i giorni di ricovero per poi venire ricoverati poco dopo in un ospedale pubblico e senza controlli sui percorsi di efficacia sanitaria.
Un altro effetto riscontrabile a livello epidemiologico è una attesa di vita più bassa nelle persone con reddito basso, nei gruppi di pazienti più a rischio di minore informazione come cittadini migranti,come i bambini e gli anziani.

Facendo così non si corre il rischio di sacrificare tempo utile per la cura del paziente per incrementare il numero?

Si, infatti sarebbe utile considerare l’efficacia dell’intervento. Recentemente ho collaborato ad una ricerca epidemiologica che mostrasse l’efficacia di una alta specialità chirurgica nei centri che presentano un numero minimo di interventi utilizzando due parametri: la mortalità a 30 giorni dall’intervento e la necessità di un secondo ricovero. Ma naturalmente non è stata presa in considerazione!

*1 CREG= Cronic Related Gruop  strumento attraverso cui il sistema sia al fianco del cittadino affetto da una cronicità  e lo accompagni in tutte le attività, non solo ambulatoriali (farmaceutica, protesica, follow up), assicurandogli la continuità del processo di diagnosi e cura.
*2 Drg= sistema che permette di classificare tutti i pazienti dimessi da un ospedale (ricoverati in regime ordinario o day hospital) in gruppi omogenei per assorbimento di risorse impegnate (isorisorse). Tale aspetto permette di quantificare economicamente tale assorbimento di risorse e quindi di remunerare ciascun episodio di ricovero. Una delle finalità del sistema è quella di controllare e contenere la spesa sanitaria.

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2 risposte a “Formigoni e la sanità lombarda”

  1. […] dei provvedimenti approvati da Formigoni&Co in questi decenni… Mi concentrerei soprattutto su sanità, casa, territorio e suola pubblica. Il meno possibile con retorica e il più possibile portando dei […]

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