Il buonsenso in vacanza: il writing sulla Galleria e il Tribunale di Facebook
Il buonsenso è di solito nemico del populismo. Nella vicenda della scritta, se così vogliamo chiamarla, in Galleria Vittorio Emanuele, nei commenti il buonsenso era in ferie.
La parte populista ha trionfato, gli autori del reato, perché si questo si tratta, meritavamo di: cadere dalle scale, di essere impiccati, di essere condannati a pene severissime, anzi draconiane, di andare in carcere e di buttare via la chiave.
Tutto questo per un reato punito con pene molto basse e per una condotta, che con una pulitura la mattina dopo era già stata eliminata.
Il problema dei populisti delle pene è che se chiedono pene massime e severissime o si auspicano lesioni o morte degli autori di un reato così, quando avvengono condotte più gravi, penso a una strage, ma banalmente anche a uno scippo di una vecchiette si trovano spiazzati.
Cominciano a domandarsi: “Quale sarà la pena giusta?”. Il perenne Inferno? La lapidazione pubblica in Galleria? Vedere tutte le partite di calcio della squadra che si odia, tipo la Juventus?
Quando sarebbe bastato fare una semplice considerazione, se proprio si voleva farla: è stato commesso un reato, il gesto probabilmente provocatorio non è stato da tutti compreso, da me per esempio, ci sono reati più gravi, quasi tutti nel Codice Penale. Se gli autori verranno individuati, si farà un processo, si difenderanno e se ritenuti colpevoli, un giudice del Tribunale di Milano, non di quello di Facebook, applicherà una pena…se il giudice fossi io, si fa per dire, qualche mese di lavori socialmente utili.
Ma serviva buonsenso…ed essendo agosto era in ferie.
Mirko Mazzali
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