Jabil, la lotta non si ferma!

E’ il 7 gennaio 2011 e il turno alla catena, in cassaintegrazione a rotazione, della Jabil di Cassina de Pecchi è finito. Le operaie e gli operai escono dalla fabbrica lasciando nelle loro postazioni gli utensili sul banco pronti a riprenderli in mano e continuare il lavoro lunedì mattina, dopo il ponte dell’Immacolata.

Oggi 15 dicembre, a poche ore per la legge e il padrone per poter inviare le lettere di licenziamento ai 325 lavoratori, gli attrezzi sono ancora lì, fermi, non utilizzabili.

Le operaie e gli operai in occupazione mentre ci mostrano il funzionamento della catena e ci mostrano i lavori ancora da concludere,che avrebbero sicuramente fruttato molte entrate a Mr Jabil, ripercorrendo i “corridoi” della loro fabbrica ci narrano come questa è stata chiusa da un momento all’altro con una semplice mail e dei cartelli appesi sui cancelli che molti non hanno visto se non quando il loro badge si rifiutava di consentirgli l’accesso allo stabilimento nella grigia mattina di lunedi 12 dicembre.

Proprio da quella mattina il presidio permanente al di fuori dalla fabbrica nato ben cinque mesi fa si è tramutato in occupazione della stessa. Entrando a riprendersi la loro fabbrica hanno notato come tutti gli accessi interni ad essa erano stati lucchettati dai Krumiri della domenica, è scontato dire che non c’è lucchetto che tenga davanti ad operaie e operai determinati a riprendersi il loro lavoro e il loro futuro.

La domanda più riccorrente negli echi dei grandi corridoi vuoti è come possa chiudere una fabbrica che ha ancora molto lavoro da finire e altri lavori ha rifiutato. Le operai e gli operai in lotta ci dicono infatti che è cosa certa ed appurata che Jabil ha rifiutato un ottimo lavoro da un grosso gruppo industriale cinese nonché che tanto lavoro è ancora da finire e molto altro da consegnare.

Quello che oggi Jabil ci ha mostrato è un cospiquo numero di lavoratori che chiedono solamente di poter lavorare, di poter ritornare alla loro fabbrica nei loro turni. Chiedono un futuro per loro e le loro famiglie che la speculazione industriale e finanziaria ha e sta definitivamente distruggendo.

Le operaie e gli operai non hanno nessuna intenzione di smettere questa lotta finchè la vinceranno e a loro va tutta la nostra solidarietà.

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