Lettera da San Vittore

Abbiamo ricevuto una lettera dai detenuti di San Vittore che molto volentieri pubblichiamo, poichè crediamo sia importante dare la parola a chi in carcere vive e molto spesso non riesce a farsi sentire al di fuori di quelle mura.

Questa lettera è l’ennesima testimonianza di come il carcere sia, in questo momento, in Italia, un paradosso: un luogo che dovrebbe ri-educare alla legalità vive e prospera nell’illegalità più assoluta. Dalle cose più piccole alle più grandi niente rispetta le norme: ogni detenuto avrebbe diritto a 7 mq e invece si ritrovano in sei in una cella di 4mx2m, in cui non si possono nemmeno aprire le finestre e i bagni non hanno la porta e finiscono per svolgere anche il ruolo di cucina. Persino l’ora d’aria, a causa del sovraffollamento, si trasforma in disagio: i detenuti vengono compressi in un cortile in cui non è nemmeno possibile muoversi per la ressa.

Il carcere, quindi, che dovrebbe rieducare i detenuti, si trasforma in mera punizione, oltretutto degradante e disumana. Se l’obiettivo della permanenza in carcere dovrebbe essere il reinserimento nella società, questa finalità viene negata ogni giorno dalle condizioni disumane in cui vivono i detenuti italiani.

LETTERA APERTA DEI DETENUTI DI SAN VITTORE

Nel terzo millennio c’è uno stato di diritto, settima potenza al mondo, che ignora sistematicamente le problematiche delle carceri. Detto stato è l’Italia. Da anni i politici dibattono per rendere le carceri più vivibili e nel frattempo la capienza è raddoppiata.
Da anni i politici vociferano che per sopperire al perenne sovraffolamento delle carceri bisogna costruirne delle altre, senza mai spiegare al contribuente  che per costruirne delle altre ci vuole un decennio prima che siano agibili, tenendo anche conto che in ogni finanziaria viene ridotto il budget per l’amministrazione penitenziaria. Tuttavia appare chiaro che tutto ciò è pura demagogia. La cosi detta società civile la quale spesso si indigna se un animale è rinchiuso in uno spazio non idoneo per le sue esigenze, ignorando volutamente se a vivere in spazi cosi ridotti sono esseri umani detenuti da far inorridire perfino gli animalisti…! Altresì quando i media annunciano che in un qualsiasi carcere italiano avviene un tentato suicidio o peggio ancora suicidio infilano la testa sotto la sabbia lavandosi la coscienza asserendo: “Questa è la fine che si meritano”.

I media, a seconda delle loro esigenze di palinsesto o testata di giornale, divulgano notizie brevi riguardanti il perenne sovraffollamento delle carceri magari con qualche suicidio, come se tutto ciò non riguardasse nessuno ignorando o fingendo di non “vedere” negando l’evidenza che Ia società rispecchia ciò che si vive nelle carceri.
In mezzo ci sono i detenuti che per speranza o disperazione sopportano un supplemento di pena che mai nessun giudice ha comminato.
Crediamo noi detenuti tutti senza falsa ipocrisia sia giunta l’ora di chiedere a gran voce al legislatore di porre fine a questo stato di fatto infamante per I’etica la dignità di uno stato di diritto, mettendo il detenuto in condizioni di vivere ed espiare la propria pena dignitosamente, tenendo conto che I’art.27 della costituzione recita: le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Altresì L’art.3 convenzione salvaguardia dei diritti dell’uomo recita: nessuno può essere sottoposto a torture né a pene o trattamenti inumani o degradanti.

I DETENUTI TUTTI
SAN VITTORE (MI)

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