Residence Sociale Aldo dice 26X1 sotto sgombero

La minaccia degli sgomberi continua. Questa volta viene preso di mira il Residence sociale Aldo dice 26×1 che, insieme all’Unione Inquilini Milano, ha sempre dato un tetto a chi ne aveva bisogno cercando di avere un rapporto di collaborazione con il Comune e altre istituzioni, tentando di regolarizzare la propria posizione partecipando all’ asta per la vendita dello stabile. Ma come dimostra l’ordine di sgombero, in questa città non c’è spazio per chi prova a costruire aggregazione, socialità, cultura e politica dal basso.

IL 10 OTTOBRE ALLE ORE 17.30
PRESSO LA PREFETTURA DI MILANO, IN
CORSO MONFORTE ANGOLO VIA VIVAIO, CI SARÀ UN PRESIDIO PER IL DIRITTO ALLA CASA.

IL COMUNICATO DI UNIONE INQUILINI MILANO:

IMG_0801La scorsa settimana, a margine di un incontro già programmato su altri argomenti, l’Assessore Majorino ci ha informato dell’esistenza di una richiesta di sgombero dello stabile che ospita il Residence sociale Aldo dice 26×1 di via Oglio da parte della proprietà, un curatore fallimentare agisce per conto del governo (ministero dell’industria).

Contestualmente l’assessore ci ha comunicato che a breve verranno inviati dei controlli per effettuare il censimento degli ospiti del Rresidence, per verificare, come prevede dil c.d Decreto Minniti, la presenza di “fragilità” fra le persone ospitate nello stabile. Da parte nostra, pur ritenendo tale censimento abbastanza inutile, in quanto i nominativi e le composizioni familiari di chi abita nello stabile vengono periodicamente verificati dalla Questura e nella quasi totalità sono famiglie in attesa di casa popolare passate, invano, dai Servizi Sociali comunali, non ci sono state obbiezioni al censimento, purché venga effettuato con modalità concordate e da personale comunale qualificato;non è accettabile invece che venga compiuto con presenza spropositata di forze dell’ordine, traumatizzando i moltissimi minori presenti nello stabile, o da personale non comunale, come accaduto a Sesto San Giovanni all’ex Alitalia, quando ci siamo accorti che chi stava procedendo chiedendo dati sensibili non era un dipendente comunale,ma di un ente privato il tanto chiacchierato “Progetto Arca”. Ferma restando quanto sopra, ci opponiamo fermamente a qualsiasi ipotesi di sgombero dello stabile. In una situazione di gravissima emergenza abitativa ed assistenziale come quella che si sta vivendo a Milano, dove il Comune non riesce a dare risposte neppure assistenziali alle famiglie che quotidianamente vengono sfrattate da case private, lo sgombero del Residence sociale non solo graverebbe il comune della necessità di trovare una soluzione per oltre 200 persone, visti gli obblighi che il cd Decreto Minniti pone alle amministrazioni in caso di sgomberi di soggetti “fragili” ma priverebbe la città di una risorsa che negli ultimi anni è stata preziosa per mitigare gli effetti dell’emergenza abitativa.

Il nostro progetto ha dato la possibilità alle tante persone che rischiavano di finire a vivere per strada di avere un tetto sopra la testa e grazie all’Unione inquilini, che ha messo a disposizione le sue competenze, l’aiuto per la burocrazia necessaria per l’assegnazione di una legittima e dignitosa collocazione abitativa.

Nel corso degli anni siamo riusciti a reinserire più di un centinaio di nuclei nell’edilizia popolare. Abbiamo reso autonome diverse famiglie che sono riuscite ad accumulare dei risparmi e a reinserirsi sul mercato privato. Abbiamo ospitato diversi studenti fuorisede che non si potevano permettere gli affitti imposti dal mercato odierno. In questi anni abbiamo portato avanti progetti di solidarietà nei confronti dei senzatetto come la raccolta dei sacchi a pelo o dei vestiti stagionali, la distribuzione di cibo durante il mese di agosto con “la mensa sotto le stelle” in piazza Fontana. Il nostro intervento è stato talmente efficace che addirittura il comune di Milano ci ha chiesto una mano per affrontare l’emergenza freddo.

Noi a titolo gratuito abbiamo organizzato un intero piano e ospitato per tre mesi 20 senzatetto, offrendo pasti, il riparo dal freddo anche durante il giorno e consulenze che hanno portato ad alcuni di loro ad aprire un percorso casa. Tutto questo tentando sempre di avere un rapporto di collaborazione con il Comune e le altre istituzioni e tentando di regolarizzare la nostra posizione, tentando addirittura di partecipare all’ asta per la vendita dello stabile aprendo un azionariato popolare. La nostra esperienza, inoltre, ha permesso di utilizzare in modo sociale uno spazio prima lasciato al degrado ed alla microdelinquenza, contribuendo alla sicurezza del quartiere, ed infatti non vi sono mai stati problemi con gli abitanti del quartiere che anzi hanno in molti visitato lo stabile e apprezzato il nostro progetto Speriamo pertanto che il Comune si esprima in modo chiaro per il proseguimento della nostra esperienza, riconoscendo e valorizzando il nostro operato e soprattutto impegnandosi concretamente perché essa continui come sia possibile che il comune di Milano non riconosca e valorizzi il nostro operato, visto che spesso ci vengono inviati nuclei in difficoltà dagli stessi servizi sociali.

Vogliamo pertanto proseguire il progetto “Aldo dice 26 per Uno” e chiediamo a tutti di esprimere la loro solidarietà non solo contro un possibile sgombero, ma anche per la stabilizzazione e il miglioramento della nostra esperienza, anche tramite l’utilizzo dei poteri che il Decreto Minniti dà ai sindaci in tema di concessione delle residenze e di allacciamenti delle utenze.

INVITIAMO TUTTI E TUTTE AL PRESIDIO PER IL DIRITTO ALLA CASA
MARTEDÌ 10 OTTOBRE 2017 ORE 17.30
PRESSO LA PREFETTURA DI MILANO
CORSO MONFORTE ANGOLO VIA VIVAIO

ALDO DICE 26 X 1

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