Aborto…considerazioni IN-Crociate

Da giorni si susseguono notizie a dir poco allarmanti sull’interruzione volontaria di gravidanza.

Insieme a Non Una di Meno negli ultimi anni abbiamo lavorato perché il tema “aborto” non fosse relegato alla nebulosità della disinformazione e della diseducazione e affinché l’attacco moralista a questa prestazione sanitaria tornasse ad essere una realtà di discussione e dibattito, di consapevolezza e coscienza.

La diffusione del documentario “Aborto le nuove Crociate” di Alexandra Jousset e Andrea Rawlins-Gaston, i laboratori effettuati nelle scuole durante le autogestioni e la conseguente rivendicazione dell’educazione sessuale e all’affettività da parte di student_ di vari coordinamento milanesi, le iniziative di piazza, le azione e gli attacchinaggi hanno sicuramente dato grande impulso alla rimessa in discussione dell’argomento a livello pubblico.

Poco tempo fa abbiamo gioito della notizia per cui la pillola abortiva Ru486 viene finalmente somministrata anche senza ricovero ospedaliero (come per altro avviene già da tempo in altri paesi europei).
Certo, il limite dei 49 giorni per assumerla non ci basta, vogliamo che i giorni a disposizione siano almeno 63, ma permettere che una donna possa interrompere la sua gravidanza senza dover per forza stare in un reparto con donne in procinto di partorire e tante altre fonti di disagio, è già un passo avanti.

In un paese dove la secolarizzazione è solo una bandiera agitata dal libero mercato e da una libertà di costumi basata sulla sessualizzazione del corpo femminile*, ogni piccola festa va però pagata cara.

Ed ecco che “alla chitichella”, la possibilità di comprare la pillola del giorno dopo in farmacia senza ricetta viene ritrattata: niente ricetta, niente pillola.
E vai di nuovo di trafile, tra ricette che non vengono scritte in nome dell’obiezione di coscienza a farmacie che si richiamano illegalmente e illegittimamente allo stesso diritto e non la vendono.

(ATTENZIONE: la pillola del giorno dopo rimane acquistabile senza ricetta. la notizia sfalsati riportata anche qui deriva da un errore di stampa della gazzetta ufficiale.rimangono tutte le problematiche connesse al poterla avere facilmente a causa dell’ illegittimo richiamo all’obiezione di coscienza)

Ogni crociata deve segnare con il sangue il suo passaggio, e nel tipico stile sanguinario cattolico, anche la crociata contro l’aborto ha le sue sepolture.

Compaiono foto sui media…immagini di tante piccole croci..una attaccata all’altra.
Il cimitero dei feti, anzi, i cimiteri dei feti…luoghi dove sono stati seppelliti feti di donne che hanno abortito volontariamente, per motivi terapeutici o spontaneamente.
Feti abortiti dopo la ventesima settimana, feti che in Lombardia, dal 2009 al 2017, sono Stati seppelliti senza un limite di tempo…molto prima della ventesima settimana.
L’eccellenza sanitaria, no?

Sopra le croci, sopra le cassette, il nome delle donna che ha abortito.
Come se fosse una mezza morta, come a sottolineare che la scelta presa o la realtà vissuta fosse uno stigma, un segno, una macchia da portarsi dietro a vita, un’uccisione da pagare.

La morale cattolica così prevaricante, prepotente, soggiogante raggiunge qui il massimo dell’oppressione.

Non bastano i colloqui che ogni donna deve fare con assistenti che provengono dai movimenti antiabortisti che, in modo giudicante, cercano di indurre a “cambiare idea”; non basta il colpevolizzare, l’indagare l’inquisire i motivi che portano una donna a voler ricorrere a quel tipo di trattamento sanitario; non bastano gli appuntamenti dati quasi allo scadere del terzo mese sperando che la paziente ritorni sui suoi passi costringendola a vivere cambiamenti nel corpo e nell’umore che non ha mai chiesto vivere; non basta rifarsi all’idea che non solo dobbiamo partorire con dolore, ma che se decidiamo di non farlo, siamo destinate alla sofferenza perenne; non basta colpevolizzare chi non sente di portare avanti una gravidanza per problemi morfologici; non basta il dolore di perdere un feto che si voleva vedere diventare bambin_.

Ci hanno dichiarato mezze morte.

Ci hanno fatto firmare un permesso che delegava l’ospedale ad occuparsi del feto e anni dopo ci fanno trovare una tomba con il nostro nome.

Non sta a noi dire se l’aborto è un passaggio nella vita di una donna che quando succede lascia una donna indenne o la segna nell’animo.

Chi di noi compie questa scelta lo fa per motivi diversi, che vanno tutti rispettati nella riservatezza della privacy di ciascuna.
Ognuna ha la sua spensieratezza o il suo dolore. Dire in assoluto che sono l’una o l’altra cosa è l’ennesima violenza.

In una società civile, però, è certo che da un punto di vista oggettivo si tratta di un diritto alla salute che deve essere garantito dalla sanità pubblica.
Un diritto come lo è qualsiasi altra prestazione sanitaria.

A nessuna persona viene presentato il conto perché non ha fatto prevenzione contro il cancro.
A nessuna persona viene negata una trasfusione anche se un_ medic_ è contro per motivi religiosi.
A nessuna persona viene negata la somministrazione di un farmaco.
Nessuna persona, dopo anni, trova una croce o un segno di un’operazione effettuata per ricordarle a vita la sua scelta.

Ancora una volta pretendiamo

l’ABORTO LIBERO, GARANTITO, GRATUITO, LAICO

L’ ABOLIZIONE DELL’OBIEZIONE DI COSCIENZA

LO SMALTIMENTO DEI FETI NEI MODI RISPETTOSI E CIVILI DELLE SCELTA DI UNA PERSONA E PERMETTERE SOLO A CHI NE FA SPECIFICA RICHIESTA DI POTERLI SEPPELLIRE

LA POSSIBILITÀ DI COMPRARE LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO IN FARMACIA SENZA DIFFICOLTÀ

L’ OPPORTUNITÀ DI PRENDERE LA PILLOLA ABORTIVA ENTRO IL 63ESIMO GIORNO E CHE POSSA ESSERE PRESCRITTA E SOMMINISTRATA ANCHE NEI CONSULTORI

L’EDUCAZIONE SESSUALE NELLE SCUOLE, ALLA PREVENZIONE E ALL’ORIENTAMENTO NEL CASO DI GRAVIDANZE INDESIDERATE E LA GRATUITÀ DEI CONTRACCETTIVI PER LE PERSONE FINO AI (ALMENO) 21 ANNI DI ETÀ.

ABORTIRE NON È UNA COLPA
È UNA SCELTA DI VITA

ABORTIRE SPONTANEAMENTE NON FA DI TE UNA FALLITA
PRENDITI CURA DEL TUO CORPO.

NON SEI SOLA

Di seguito il link dell’ultima azione di attacchinaggio in occasione del 28 settembre nella Giornata internazionale per il diritto all’aborto di Non Una Di Meno – Milano.

https://www.facebook.com/384283865264921/posts/1268311690195463/

De Gener Azione

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