Climate Open Platform e Fridays For Future lanciano le mobilitazioni per l’1 e il 2 ottobre e l’Eco Social Forum

L’assemblea plenaria del 12 settembre 2021 della Climate Open Platform ha discusso approfonditamente rispetto alla fase storica in cui ci troviamo e rispetto alle necessità di azione immediata e a lungo termine, in particolare in vista degli eventi della PreCOP e della Youth4Climate.

Nel confronto avvenuto tra Fridays For Future e tutte le realtà facenti parte della Climate Open Platform è emerso come le già scarse speranze riposte nel Ministero della transizione ecologica istituito dal governo Draghi fossero effettivamente mal riposte, esso risulta niente altro che un greenwashing istituzionale. Sarebbe più giusto parlare di finzione ecologica che di transizione ecologica, se guardiamo a come si sta muovendo questo ministero. Le ultime gravissime dichiarazioni del ministro Cingolani indicano come ora sia prioritario sfidare radicalmente questo ministero, definire “radical chic” i movimenti e gli attivisti per il clima, nel segno della retorica delle peggiori destre negazioniste vuol dire non avere assolutamente in mente un’idea di transizione né ecologica, né tantomeno giusta.

Fridays For Future e tutta la Climate Open Platform evidenziano quindi la necessità di trovare risposte strutturalmente alternative, basate sulla necessità di azioni di contrasto alla crisi climatica profonde e non superficiali e di tamponamento. Tutto il sistema economico e produttivo va trasformato, senza che questa trasformazione sia nelle mani del privato ma attraverso un ritorno in campo del pubblico, un pubblico che guardi alla partecipazione e alla cittadinanza, non alla tutela dei soliti pochi interessi. Le politiche industriali e fiscali in questo senso devono andare nella direzione della transizione ecologica e della redistribuzione delle ricchezze, tanto all’interno dei singoli paesi che a livello globale. È tutto il modello economico a dover essere cambiato: per questo la lotta per il clima è intrinsecamente una lotta anticapitalista e per un mutamento generale del sistema. 

Nel corso dell’Eco Social Forum dovremo approfondire una serie di questioni che rappresentano varie sfaccettature del rapporto tra giustizia sociale e giustizia climatica. Una riflessione sul disarmo, con uno sguardo direttamente globale, è necessaria: i conflitti per le risorse e l’impatto ambientale dell’industria bellica non possono essere fuori da un ragionamento sulla transizione giusta. L’abbandono del fossile è sempre più urgente anche in questi termini, ed è fondamentale per noi da questo punto vista legare il punto di vista locale con quello globale.

Anche rispetto alle lotte territoriali il movimento tutto vuole farsi collettore, sistematizzando le questioni locali in un contesto complessivo nazionale. Ad esempio i progetti delle grandi opere inutili, dannose e inquinanti come la TAV e la Pedemontana non sono più sostenibili e vanno favoriti interventi più localizzati che garantiscano la salute dei territori e di chi li abita senza mettere in contrapposizione il diritto al lavoro con il diritto alla salute e la tutela del pianeta. L’abbandono dell’industria del fossile e le chiusure degli impianti inquinanti sono urgenti e necessarie, ma lo è altrettanto far sì che non siano le lavoratrici e i lavoratori direttamente colpiti da queste chiusure a pagarne le conseguenze: per questo serve non solo già pensare al lavoro del futuro, un lavoro fondato sulla sostenibilità, ma anche alle misure da mettere in campo da subito per tutelarli, con misure universali che garantiscano la dignità delle persone.

Dal punto di vista della produzione, non possiamo non riflettere inoltre di produzione agroalimentare, in virtù dell’impatto ambientale di quest’ultima.

Abbiamo bisogno di invertire la rotta anche nella narrazione che si fa della crisi climatica, parlando davvero all’opinione pubblica, il ruolo dei media in questo senso è centrale così come lo è capire come comunichiamo noi. Serve farlo mettendo al centro le responsabilità politiche e la non ineluttabilità del disastro ambientale: abbiamo ancora la possibilità di agire per cambiare le cose, se si prendono le giuste scelte. 

Contestualmente agli eventi della PreCOP e della Youth4Climate, Fridays For Future e la Climate Open Platform indicono quindi per il 1 ottobre, lo Students’ Strike che si svolgerà con partenza alle 9.30 da LargoCairoli. Per questa giornata è definita un’ulteriore assemblea preparatoria da svolgersi a Milano il 21 ottobre 2021. Il ruolo della formazione e dei saperi assume infatti sempre più centralità: dobbiamo immaginare le strategie di cambiamento del sistema già a partire da scuole e università.

Il 2 ottobre invece è indetta la seconda mobilitazione, la Marcia per la Giustizia Climatica, che si svolgerà dalle ore 15 partendo da Largo Cairoli, l’obiettivo di questa seconda giornata è quello di dare voce a tutti gli e le attiviste per il clima esclusi dai summit ufficiali, sia della città di Milano ma anche del resto del mondo, in particolare anche i e le attiviste dei cosiddetti MAPA. Dobbiamo implementare il respiro internazionale che la nostra mobilitazione vuole avere: stringere i contatti con chi si mobiliterà a Glasgow ma anche con tutte le attiviste e gli attivisti che non potranno essere fisicamente a Milano.  A livello nazionale, dovremo lavorare tutte e tutti sulla partecipazione alla data, organizzando i trasporti per Milano e mettendoci a disposizione del percorso. La mobilitazione sarà svolta tramite una marcia pacifica che coinvolga sia attivisti che la cittadinanza tutta, che metta al centro la necessità di una partecipazione di massa, che attraversi la città di Milano guardando agli spazi che ospiteranno la PreCOP.

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