Climate Strike, il «venerdì nero» si colora di verde

300mila in piazza in Italia. Proteste e blocchi contro il consumismo che distrugge il pianeta e le imprese che producono combustibili fossili.

«Chi paga il prezzo del Black Friday, di un consumismo sfrenato che alimenta il profitto di pochi? Lo pagano il clima e l’ambiente. Oggi siamo in piazza non per acquistare, ma per protestare contro chi distrugge il pianeta». Le parole di una giovane attivista dei Fridays For Future (Fff) romani sono diffuse dal camioncino di apertura, alimentato a energia solare e idrogeno, quando il corteo si ferma in piazza Trinità de’ Monti. A poche decine di metri in linea d’aria si trovano le vie dello shopping di lusso della capitale. Via di Ripetta, via del Corso e via del Babuino, addobbate dai cartelli delle promozioni per il «venerdì nero», si ricongiungono in piazza del Popolo, dove terminerà il corteo.

Gli studenti in piazza sono tanti sono tanti, ma meno dei precedenti scioperi per il clima. Secondo i numeri diffusi dai Fff hanno manifestato 300mila persone in tutta la penisola. 30mila a Roma, 25mila a Milano, 10mila a Torino e Napoli. Al di là del dato quantitativo, nelle mobilitazioni serpeggia una consapevolezza più matura delle dinamiche e dei fattori che alimentano la crisi ambientale. Questa volta gli slogan generali sono declinati su questioni concrete.

A Roma alcuni ragazzi indossano le tute bianche e le colorano di rosso per denunciare il sangue che farà scorrere il trattato di libero commercio Ue-Mercosur se venisse approvato e di nero per chiedere la fine degli investimenti nelle fonti energetiche fossili. In piazza Barberini, vicino al ministero del Lavoro, scrivono per terra con la vernice bianca: «L’Ilva uccide». Nel corteo si vedono le felpe femministe di Non Una Di Meno e i gilet gialli del movimento francese che da un anno sta sfidando Macron e che ha recentemente sperimentato forme di convergenza con le mobilitazioni ecologiste. Sulle teste dei manifestanti si agitano gli stendardi delle scuole romane e i tanti cartelli stampati o scritti a mano che combinano italiano e inglese, meme e slogan. Si canta «Siamo tutti ambientalisti» e «Odio la Lega», mentre l’impianto mischia ritmi musicali diversi. La trap fa ballare chi è in testa.

«Lo slogan di questo sciopero è Block Friday e i due temi principali sono l’opposizione al consumismo insostenibile e quella ai combustibili fossili: dobbiamo cambiare stili di vita e modello energetico per cancellarli per sempre», dice Federica, studentessa di 17 anni che sfila nel corteo della capitale. L’eco delle sue parole è in ciò che sta accadendo nel frattempo nelle altre città d’Italia.

A Milano i Fridays For Future riempiono di pacchi una sede Amazon aperta di recente nella centrale piazza Cairoli. «Abbiamo restituito il pacco al mittente – scrivono su Facebook – Amazon è il più grande colosso dell’e-commerce mondiale e in questa giornata fattura un miliardo ogni ora, istigando al consumo sfrenato. I prezzi concorrenziali nascondono sfruttamento dei lavoratori, del territorio e delle risorse del pianeta». Il colosso americano era finito al centro delle proteste degli attivisti ambientali del capoluogo lombardo già due giorni fa. Un flashmob nella sede milanese di Amazon Italia ha accusato l’azienda di enormi sprechi, sfruttamento dei lavoratori e negazionismo climatico.

A Firenze gli attivisti hanno prima riempito piazza della Repubblica, bloccando l’ingresso di alcuni negozi «simbolo del modello consumista» come H&M, Apple, Rinascente, Zara e Benetton. Successivamente si sono diretti in treno alla raffineria Eni di Stagno. Lì, insieme agli altri nodi toscani dei Fff, hanno occupato l’ingresso principale dello stabilimento bloccando temporaneamente l’uscita delle cisterne. Proteste contro le aziende che producono combustibili fossili ci sono state anche alla raffineria Eni di Sannazzaro de’ Burgondi (Pavia) e al deposito Q8 di San Giovanni a Teduccio (Napoli). In entrambi i casi sono state presidiate le entrate.

Apprezzamenti alle mobilitazioni ecologiste sono venuti da esponenti del Movimento 5 stelle e del Partito democratico. Il sottosegretario all’ambiente Roberto Morassut (Pd) ha promesso la dichiarazione di emergenza climatica del parlamento italiano e l’impegno per una svolta delle politiche economiche «nella direzione di sostenibilità ed economia circolare». Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa (5S) ha affermato che l’Italia giocherà «un ruolo di prima linea» nella Cop25, la conferenza Onu sui cambiamenti climatici che si apre lunedì prossimo.

Le promesse del mondo della politica, però, stanno sempre più strette alla generazione verde. Il movimento non si accontenta delle parole: vuole i fatti. Lo hanno detto le piazze di ieri. Lo ha scritto Greta Thunberg in un testo firmato insieme alle attiviste Luisa Neubar e Angela Valenzuela e intitolato «Perché scioperiamo». Rivolgendosi ai leader mondiali che si riuniranno nella capitale spagnola le tre ragazze hanno affermato: «Gli occhi delle generazioni future sono puntati su di voi. Agite di conseguenza».

di Giansandro Merli

da il Manifesto del 30 novembre 2019

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