Fischi a Torre del Greco e flop a Napoli, Salvini se la prende con i centri sociali

«Siamo tranquillissimi. Cercano soldi in Russia, a San Marino, in Svizzera. Non ci sono. Conosco due di quelle persone, sono persone oneste e corrette quindi dubito che abbiano fatto qualcosa di sbagliato»: il tour napoletano di Matteo Salvini è cominciato ieri schivando gli effetti dell’inchiesta meneghina sulla Film Commission lombarda che coinvolge i commercialisti vicini al Carroccio. L’intera giornata del leader della Lega è stata dedicata alle elezioni regionali campane. Per l’occasione è sembrato giusto rispolverare un po’ di cultura così tappa obbligata agli scavi di Pompei e poi è bastato citare Benedetto Croce a Napoli, in serata. Nel mezzo, però, sono arrivate le prime contestazioni.

A Torre del Greco i fan al gazebo sono stati soverchiati dai manifestanti che hanno coperto la propaganda di Salvini con i fischi al punto da convincerlo a salire in auto e andare via. Le ore successive sono passate dipingendo i contestatori come dei violenti che hanno provato a «lapidarlo» con i pomodori.

La foto del giorno è quella di Vietri sul mare, un centro delizioso sulla costiera amalfitana che conta circa 7mila abitanti. Non esattamente la location per conclusioni trionfali di campagne elettorali eppure è lì che i tre leader del centrodestra – Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani in vece del Cavaliere – hanno scelto di lanciare per l’ultimo miglio il candidato della coalizione, Stefano Caldoro. «Si tratta di un importante segnale di un centrodestra unito, venire qui a Vietri e farlo insieme – ha spiegato Caldoro – Il dato politico non è trascurabile: Salvini, Meloni e Tajani sono in giro per la Campania». In giro sì ma ognuno si gioca la sua partita. Forza Italia sconta l’assenza nelle liste di un big come Armando Cesaro ma spera di ottenere un risultato intorno al 10%. Sicuramente l’obiettivo è non farsi sopravanzare dalla Lega, mentre in casa azzurri si teme l’exploit di Fratelli d’Italia. I meloniani lavorano senza troppa grancassa per ottenere la leadership in concorrenza con il Caroccio.

Salvini vuole battere Fi e FdI: «Vedo la freschezza dei nostri candidati. Io ho già vinto». Nel pomeriggio si è spostato a Giugliano dove si è scagliato contro il campo rom e le ecoballe, tutti fallimenti messi in contro al centrosinistra da Antonio Bassolino a Vincenzo De Luca. Saltando quindi i cinque anni, dal 2010 al 2015, in cui la Regione è stata guidata proprio da Caldoro. I rifiuti accatastati e la mancanza di impianti curiosamente non sarebbero anche una sua responsabilità. La spiegazione potrebbe risiedere nella chiarificazione offerta dallo stesso candidato Presidente del centrodestra a luglio, durante la presentazione delle sue liste: «Io, a differenza di De Luca – spiegò Caldoro – non avevo promesso di togliere le ecoballe».

Raccolti rosari e fatti nuovi selfie, Salvini è finalmente approdato a Napoli in quella piazza Matteotti che il leader della Lega ha continuato a chiamare piazza della Posta, come i nostalgici del ventennio fascista. Anche qui avrebbe dovuto trovare i contestatori pronti a coprire il suo discorso con i fischi ma la manovra non è riuscita: le Forze dell’Ordine hanno tenuto in assedio la zona fin dal pomeriggio con almeno tre cordini di sicurezza. Alla fine solo un drappello di studenti è riuscito ad avvicinarsi e Salvini li ha bollati come drogati.

Per il resto, è stato il solito repertorio leghista: il fido Nicola Molteni l’ha lanciato sul palco con le note di Vincerò in una piazza mezza vuota. Il video sullo sfondo ripeteva in loop «Zero camorra, zero migranti, zero centri sociali». Peccato che ad Avellino il partito di Salvini aveva accolto uno dei rampolli della camorra irpina, poi arrestato. In quanto ai migranti, la definizione offerta è stata «spacciano e disprezzano San Gennaro». I centri sociali invece sarebbero «pagati per contestare ma adesso vi togliamo il reddito di cittadinanza».

Il tentativo di riempire lo spazio con i cartelli «Processate anche me» in vista dell’udienza di Salvini del 3 ottobre a Catania, per il processo relativo al blocco degli sbarchi, neppure è riuscito. «Vi libereremo da De Luca, de Magistris e Di Maio» promette. E per Napoli già sogna un sindaco della Lega.

di Adriana Pollice

da il Manifesto del 12 settembre 2020

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