“Ai tempi del fascismo non sapevo di vivere ai tempi del fascismo”

Un veleno nazionalista, xenofobo e razzista

Riprendiamo il nuovo dossier “Ritorno della razza” curato da Lunaria. 

Nel Giugno 2018, a seguito delle elezioni del 4 Marzo, Lunaria ha pubblicato un nuovo dossier sul “ritorno della razza” partendo dai 169 casi di discriminazione e di razzismo che sono stati documentati in soli 3 mesi – dall’1 Gennaio al 31 Marzo 2018  – e mettendo in luce le tendenze più preoccupanti e le violenze razziste più gravi, ma anche alcuni casi di solidarietà e antirazzismo allo scopo di stimolare la nostra capacità collettiva per ribellarci. 

Lunaria è un’associazione di promozione sociale nata a Roma nel 1992, si riconosce nei principi della giustizia e della solidarietà sociale ed economica, nella partecipazione democratica alla vita della comunità, nella promozione dei diritti civili, sociali e umani in ambito nazionale ed internazionale. Per contribuire alla realizzazione di questi principi l’associazione svolge attività di volontariato internazionale e animazione giovanile. 

Il dossier è disponibile qui.

“Andiamo a picchiare i neri“, Pomigliano, 13 gennaio 2018.

“A negri qua non ce potete sta”, se non ve n’annate so’ affari vostra, Tarquinia, 21 gennaio 2018.

“Non mi faccio visitare da un negro”, Cantù, 27 gennaio 2018.

“Gas per i negri”, Isola del Gran Sasso, 27 gennaio 2018.

“Non possiamo smettere finché voi negri siete qui”, Pavia, 5 febbraio 2018

“Sporchi negri tornate a casa vostra”, Roma, 8 marzo 2018

Sporco negro, odio i negri”, Riccione, 22 marzo 2018

Le frasi sopra richiamate non sono state pronunciate in campagna elettorale e hanno accompagnato cinque aggressioni razziste. A Cantù sono state pronunciate da una donna che ha rifiutato l’assistenza sanitaria da parte di un medico “nero”. A Isola Gran Sasso sono state scritte su una canalina della rete del gas vicina a un centro di accoglienza.

Il ritorno della “razza” è andato dunque ben oltre la nota dichiarazione radiofonica dell’allora candidato e oggi governatore della regione Lombardia Attilio Fontana: “Dobbiamo decidere se la nostra etnia, se la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare a esistere o se deve essere cancellata.” Radio Padania, 15 gennaio 2018.

I due casi di violenza più gravi avvenuti nei primi tre mesi dell’anno parlano da soli: Luca Traini il 3 febbraio a macerata ha sparato all’impazzata contro persone rigorosamente nere, ferendone sei. Roberto Pirrone ha ucciso a Firenze il 5 marzo Idy Diane, scegliendolo camminando su un ponte dopo aver incontrato altre persone sul suo percorso. In entrambi i casi eravamo in piena campagna elettorale.

L’assassinio a colpi di fucile di Soumalya Sacko, maliano di 29 anni, a San Calogero è invece avvenuto dopo il voto ed è l’ennesimo segnale di come l’estrema precarietà delle condizioni di lavoro agricolo in certe aree del Mezzogiorno e il clima politico generale rendano nullo il valore della vita degli immigrati, specie di quelli africani. Se i media e il discorso politico di ministri destinati a gestire la questione delle migrazioni adottano un linguaggio aspro e dai toni razzisti e xenofobi, se questo linguaggio viene rilanciato e alimentato dai social network, i casi tragici come quello delle campagne calabresi rischiano di divenire la normalità.

Assistiamo alla banalizzazione, alla normalizzazione e alla legittimazione del dibattito pubblico e alla rivendicazione e all’ostentazione delle violenze razziste. 

Nei primi tre mesi del 2018 si è andati oltre. Una campagna elettorale piena di stigmatizzazioni e di offese razziste ha premiato, come mai prima, le forze che più hanno esibito il “bastone” contro i migranti, i richiedenti asilo, i rifugiati e i cittadini di origine straniera annunciando espulsioni e rimpatri di massa, la chiusura dei centri di accoglienza, l’apertura di altri centri di detenzione e la riduzione dei diritti cittadinanza a “privilegi” per i cittadini italiani nell’erogazione delle prestazioni di welfare. Obiettivi recepiti nel “contratto” che dovrebbe indirizzare le politiche del nuovo governo.

Oggi il paese è intriso molto più di sei mesi fa di un veleno nazionalista, xenofobo e razzista che ispira troppo facilmente comportamenti sociali discriminatori e violenti.

Oggi, servirebbe più che mai uno spazio di confronto comune, capace di prendere atto che è iniziata una nuova fase politica e istituzionale, il che richiede una profonda rivisitazione delle strategie di contrasto del razzismo. Dobbiamo costruire un argine più solido di protezione legale, sociale e culturale delle vittime di razzismo. Un’alleanza orizzontale tra migranti, attivisti, solidali, giuristi, esponenti del mondo della cultura e chiunque sia interessato a contrastare il ritorno della “razza”. 

 

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *