La frontiera Italia-Francia uccide ancora

Nel pomeriggio di lunedi 9 gennaio un ragazzo è morto folgorato sul tetto di un treno partito da Ventimiglia e diretto a Nizza. È morto alla stazione di Menton Garavan, dove il suo corpo è stato lasciato a terra per oltre due ore.

È morto nell’indifferenza generale, in una stazione deserta – solo una manciata di turisti preoccupati per il ritardo del proprio treno. E qualche articolo di giornale che avvisava la cittadinanza del disagio causato alla linea ferroviaria. Il suo corpo, senza nome, senza persone care a piangerlo, è stato portato via in una operazione di surreale routine, mentre un gruppo di poliziotti sghignazzava e salutava i colleghi, tenendo a distanza lə solidalə presenti e additandolə di voyeurismo.

Questo non è un caso isolato. Dal 2016 oltre 50 persone sono state uccise dal dispositivo frontiera, nel tentativo di attraversare il confine Italo francese di Ventimiglia. Investite in autostrada, lungo i binari, folgorate sul tetto dei treni, cadute dagli scogli scappando dalla Polizia. Morte senza un nome, un volto, una degna sepoltura. Normalizzate da un trafiletto di giornale, accanto alle notizie del traffico. La frontiera toglie dignità da vivi, ne frantuma ogni residuo da morti.

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