Otto marzo, le voci dall’assemblea nazionale di Non Una Di Meno
Inizia con tutti i pañuelos alzati l’assemblea nazionale di Non Una Di Meno in vista dell’8 marzo, in solidarietà con le grandi manifestazioni di protesta che si stanno tenendo in Argentina contro la decisione del governo di eliminare dal codice penale il reato di femminicidio. L’assemblea, che ieri si è svolta online, ha ribadito come in questo momento di ascesa delle destre il plateale passo indietro compiuto da Milei non riguardi solo quel territorio, ma tutto il movimento che lì ha avuto impulso proprio nel contrasto alla violenza sulle donne e di genere. Nell’intervento introduttivo a emergere è la necessità di ridefinire gli strumenti di lotta in un momento storico inedito e difficile, tanto a livello locale che transnazionale. Il movimento ha ricordato come in Italia il governo di destra stia alimentando un’economia di guerra sia nel bilancio, aumentando le spese militari a scapito del welfare sempre più penalizzato e escludente, che alimentando l’autoritarismo in cui, come ha ricordato il nodo romano, le diverse derive politiche sono interrelate.
Numerose le città che hanno raccontato la necessità di contrastare gli effetti del DDL Sicurezza, come le nascenti cosiddette zone rosse in cui, in nome della sicurezza, si impongono restrizioni di accesso. E’ quello che accade a Pisa e a Catania, per esempio, in cui in centro è stato emanato dal prefetto il divieto di stazionare a chi è anche solo segnalato alle autorità giudiziarie. A risentire della deriva securitaria è anche il quartiere Quarticciolo a Roma, di cui il locale gruppo di Nudm ha raccontato la resistenza dal basso che sta sostenendo. Di come le ripercussioni di un panorama ostile si riversino verso minoranze e diversità parla, attraverso la voce di Marte, Nudm Marche, già da tempo alle prese con un territorio particolarmente colpito nell’area della salute riproduttiva, portando attenzione su come la crescente burocratizzazione del welfare, unita allo sdoganamento del razzismo anche negli ambiti istituzionali, renda sempre più difficile l’accesso alle cure delle persone razzializzate.
L’aumento delle discriminazioni anche delle persone trans, ha ricordato il gruppo bolognese, si riflette anche nella recente e contestata nomina di Marina Terragni al ruolo di Garante per l’infanzia. «Assistiamo a una violenza per produrre ordine legittimata a ogni livello della società», suggerisce Paola, dell’assemblea donne Coordinamento migranti, sottolineando come sia indicativa del periodo la liberazione del carceriere e stupratore libico Elmasry e l’importanza di rivendicare la libertà di movimento attraverso una pratica comune di cui il movimento deve farsi portavoce. Molte delle realtà presenti parteciperanno infatti all’assemblea delle realtà dal basso Peoples’ Platform Europe, che si terrà a Vienna dal 14 al 16 febbraio, per portare la posizione transfemminista contro la guerra.
Come l’esperimento ecofemminista del Rojawa, di nuovo sotto attacco, o nei conflitti sottaciuti, come quello in Congo. Ma, più di tutto, è ancora il genocidio in atto in Palestina, dove anche la tregua perde forza di fronte alla nuova offensiva in Cisgiordania, a essere sempre più simbolico della visione colonialista, violenta e patriarcale che il movimento è nato per contrastare e che l’assemblea è unanime nel voler supportare anche attraverso il sostegno alla campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani lanciata dal gruppo Bds. In questo contesto, l’8marzo si carica di nuove sfide, come quella di scegliere di tenere la giornata dello sciopero di sabato, facendone, come hanno evidenziato dal nodo di Bologna, un punto di forza, che mette l’accento sul lavoro riproduttivo e su quegli impieghi, i più precari e spesso i più umili, che non godono del lusso del riposo nel fine settimana.
Come ricordano le attiviste, lo sciopero transfemmnista è caratterizzato dalla sua capacità di debordare, invadendo ogni aspetto del quotidiano, e chi non potrà partecipare fisicamente sul proprio posto di lavoro, potrà farlo portando un segno di riconoscimento, come il caratteristico pañuelo. Superare gli argini è d’altronde il potenziale che in questi anni il movimento ha saputo mettere in campo nella costruzione di un nuovo spazio pubblico di lotta e ora questo spazio è chiamato più che mai dagli eventi a risagomare se stesso per, come Nudm ha saputo ben interpretare, pretendere la possibilità radicale di dissidenza.
di Giuditta Pellegrini
da il Manifesto del 2 febbraio 2025
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