Rimandato il corteo per Dax
Anche quest’anno, come ormai da 17 a questa parte, a metà marzo si sarebbero dovute tenere una serie di iniziative per tenere viva la memoria di Davide “Dax” Cesare, ucciso la notte del 16 marzo 2003 da una famiglia di neofascisti del quartiere Ticinese che ferirono anche altri due militanti antifascisti.
Nella giornata di domenica l’AssociazioneDax SediciMarzoDuemilatre ha però annunciato il rinvio delle iniziative a causa dell’emergenza sanitaria in corso.
Questo il comunicato:
Siamo costretti, vista l’epidemia sanitaria in corso, a rimandare a data da decidere le iniziative di ricordo e lotta per il nostro compagno amico Davide “Dax” Cesare.
Una decisione che prendiamo a malincuore, ancor più sottolineando la necessità di un mondo alternativo a quello capitalistico dello sfruttamento di persone, animali e territori che genera la formazione di morte e distruzione.
Ricordiamo nel cuore ogni giorno il nostro fratello.
Ci rivedremo ovviamente nelle strade, nei soliti luoghi, con un pugno chiuso al cielo!
Ass. Dax16marzo2003
Questo invece l’appello per le giornate di mobilitazione che prevedevano un presidio con concerto hip-hop in Darsena il 14 marzo, un torneo di calcio popolare il 15 e un corteo il 16:
TANTI POPOLI UN’UNICA LOTTA, CONTRO CAPITALISMO, FASCISMO E PATRIARCATO
Che idea morire di marzo
Oltre 40 anni fa Fausto e Iaio, nel 2003 Davide “Dax” Cesare, uccisi dai fascisti. Sono i compagni che Milano ricorda sempre nel mese di marzo, quando è quasi primavera. L’anno scorso, in questi giorni di memoria e di lotta, una terribile notizia ci ha colpito: il 18 marzo Lorenzo “Orso” Orsetti, nome di battaglia Tekoşer, combattente nelle fila delle YPG, le unità curde di difesa del popolo, è stato ucciso in uno scontro a fuoco con le milizie dello Stato Islamico in Siria. Sgomento, rabbia e tristezza, alcune delle emozioni che ci hanno attraversato, insieme all’immediato pensiero rivolto alla sua famiglia, ai suoi compagni e compagne, con la volontà di fargli arrivare il calore della solidarietà. A un anno di distanza dedichiamo le giornate dell’anniversario di Dax a Lorenzo. Storie lontane nel tempo e nello spazio ma che si intrecciano perché, nonostante la diversità delle scelte e dei percorsi, i loro passi sono stati mossi da un sogno di liberazione. Liberare la società da ogni forma di dominio e sfruttamento, da ogni espressione di fascismo e razzismo, questo loro sogno, che è anche il nostro, ha significato andare incontro alla morte. Ragazzi che con semplicità e radicalità hanno mostrato il coraggio di abbracciare la lotta e percorrere le strade più ripide.
Ragazzi diversi, con storie diverse, che Vogliamo ricordarli insieme, in questo diciassettesimo anniversario dell’assassinio di Dax e degli scontri all’ospedale San Paolo. La memoria del 16 marzo, della Notte Nera, diventa da sempre occasione per raccontare altre storie, tessere quel filo rosso che travalica confini spaziali e temporali, che costruisce una memoria collettiva, non semplicemente commemorando, ma rendendola viva, cuore pulsante della lotta di oggi e di domani. Non abbiamo conosciuto personalmente Lorenzo, ma nei suoi occhi, nel suo sorriso e nelle sue parole abbiamo trovato la famigliarità di chi preferisce agire, piuttosto che parlare, la semplicità di chi è convinto e felice delle proprie scelte di vita, nonostante le conseguenze a cui può andare incontro. La sua eredità è fatta di speranza, desiderio di libertà e solidarietà con la rivoluzione del Rojava che mette al centro il tema della giustizia sociale, dell’ecologia e dell’emancipazione delle donne. L’esperienza rivoluzionaria del Rojava è solo una delle esperienze di resistenza che oggi nel mondo provano a mettere in discussione il capitalismo e i meccanismi socio-economici che ne stanno alla base. Divampano coraggiose rivolte in Equador, Bolivia, Cile, e poi ancora in Giappone, Iraq, Palestina, Libano. Anche in Europa si assiste a un rinnovato scenario di mobilitazioni, dai gilets jaunes francesi, fino agli scioperi per il clima. È con tutte le donne e tutti gli uomini che animano queste lotte che ci sentiamo complici in un comune percorso internazionalista di radicale ripensamento del modello economico vigente.
Contro un sistema che mercifica la vita degli individui, devasta e saccheggia il pianeta.
Si tratta di un modello estrattivista che si appropria della terra, del tempo, della cultura, dello spazio fisico e corporeo degli individui, dissolve le soggettività, le comunità e i luoghi di socializzazione trasformandoli in rilucenti vetrine di passaggio accessibili a pochi. È quindi un sistema basato sullo sfruttamento e sulle diseguaglianze, che rende sempre più invalicabili le differenze di classe, attraverso la precarizzazione della vita, la riduzione degli stipendi, la privatizzazione dei servizi primari e il conseguente aumento del costo della vita. Un capitalismo che non rinuncia all’occupazione e alla guerra come strumenti di appropriazione e oppressione. Nella sua folle corsa al profitto genera una scia di morte e distruzione senza limiti. La stretta correlazione tra un modello economico estrattivista e il cambiamento climatico è oggi davanti agli occhi di tutti: le contraddizioni del mito della crescita infinita stanno portando la nostra casa comune al collasso.
Nel 2019 la Terra ha bruciato senza sosta: Amazzonia, Siberia, Australia. Centinaia di migliaia di ettari di foreste primarie, sono stati distrutti irrimediabilmente. Mentre aumentano le immissioni di anidride carbonica nell’aria, a fronte dell’ipocrisia degli “accordi internazionali”, non rallentano inquinamento del terreno e delle acque e sovrapproduzione di rifiuti e plastica.
Contro la repressione di chi lotta: saremo noi le vostre mani e i vostri occhi!
Chi lotta oggi alla ricerca della propria felicità a in nome della giustizia sociale si trova costantemente minacciato da repressione istituzionale, statale e parastatale. Dalla criminalizzazione delle lotte iscritta nelle norme sulla sicurezza in Italia a ciò che accade in maniera plateale in Palestina, da più di 70 anni sotto un’occupazione militare finanziata e sostenuta dalle grandi potenze capitaliste, fino alla Siria del Nord, dove l’esercito di Erdogan occupa terre, massacra civili, mira alla cancellazione del Confederalismo democratico. È ciò che succede in Francia ogni sabato, in Cile ogni giorno: tra arresti di massa, torture, violenze sessuali, mutilazioni, la violenza di Stato è oggi una delle cause primarie di morte nel mondo. Una delle torture più diffuse dalla Palestina al Cile è quella di colpire gli occhi: impedire di vedere, rendere vulnerabili e ciechi. Come dicono uomini e donne cileni in solidarietà a chi era stato privato della vista, saremo noi le vostre mani e i vostri occhi.
Antifascismo è anticapitalismo.
Sono quindi ovunque queste mani e questi occhi che quotidianamente si mettono in gioco, animati dal desiderio di una vita degna, libera, senza oppressione, senza sfruttamento e morte. Ambiscono alla possibilità di creare un sistema di relazioni sociali che non sia di dominio, ma orizzontale e armonico, lontano dalla competizione e dall’egoismo scellerati. Lottano per la costruzione di progetti sociali ed economici basati sul mutuo soccorso e sulla solidarietà, sull’autonomia e sull’autogestione come modello di relazione politica. Rifiutano la cultura dell’odio verso il diverso e disinnescano la guerra tra poveri che capitale e istituzioni alimentano quotidianamente per celare i
propri interessi. È questo uno dei molteplici volti del fascismo contemporaneo: paura della differenza, appello alle classi medie frustrate, vittimismo mescolato ad aggressività nei confronti di un nemico immaginario, disprezzo per i deboli, machismo e culto del leader. Lottare contro il fascismo non può quindi prescindere dal lottare contro il capitalismo, le discriminazioni, il patriarcato, le violenze di genere. Significa affermare istanze di cambiamento che affondano le radici nella tradizione di lotta e rifiutino tentativi di recupero da parte del nemico, come i diffusi esempi di pinkwashing a livello istituzionale (e non solo). Significa non stare a guardare, ma attivarsi ciascuno/a nei propri territori e quartieri per costruire percorsi di autorganizzazione e rivendicazione: con lo sguardo colmo di empatia per i popoli in lotta che alimentiamo il desiderio e la possibilità di un mondo diverso.“Perché ogni tempesta comincia con una singola goccia. Cercate di essere voi quella goccia”- Lorenzo “Orso” Orsetti
Con Dax e Orso nel cuore
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