Salvini cerca voti e cavalca la protesta anti-bulgari
Matteo Salvini ieri pomeriggio si è presentato a Mondragone, nel casertano, per cavalcare gli scontri tra la comunità locale e quella bulgara, bloccata in quarantena nei palazzoni ex-Cirio, dichiarati zona rossa, dopo la scoperta di un focolaio Covid: 43 i casi, 9 di italiani, più ulteriori 23 rintracciati risalendo la catena di contatti. I bulgari lavorano, spesso in nero, nelle campagne della provincia fino alla piana del Sele. Ancora in nero, molti di loro fittano gli appartamenti da italiani, 100 euro a posto letto. Ma l’emersione del cluster ha provocato la reazione di altri locali, quelli che temono per la stagione balneare.
Salvini ha voluto capitalizzare la frattura tra comunità in vista delle regionali. Non per tirare la volata al candidato di centrodestra, Stefano Caldoro, espresso da Forza Italia, ma per provare a prosciugare il bacino elettorale degli azzurri. I tempi però non hanno aiutato: ieri la situazione sanitaria era sotto controllo, un solo caso in tutta la regione, con il conto totale dei positivi in Campani dall’inizio della pandemia fermo a 4.666.
Gli attivisti di Mondragone antifascista ieri hanno occupato la rotonda difronte ai palazzoni ex-Cirio, accanto al luogo del comizio. Avevano lo striscione «Salvini sciacallo, Mondragone non è una passerella». Ai leghisti hanno urlato «Vergogna, buffoni» e l’ironico «Lavaci col fuoco». Dalle Forze dell’Ordine sono partite cariche per allontanarli dal gazebo leghista. Eloquente un cartello: «Sei contro noi terroni, contro i neri e gli zingari, che sei venuto a fare?». Contestato anche il coordinatore campano della Lega Nicola Molteni, da Cantù: «Sei del Nord, non conosci i problemi di questo posto, vai via». Potere al popolo: «In Campania sono tutti benvenuti, tranne Salvini. I migranti sorreggono l’agricoltura per 2 euro l’ora».
Dai balconi sono apparsi i lenzuoli. Uno recitava «Salvini metti ordine» ma più in alto si leggeva: «Carogna torna nella fogna» e «Via Salvini dal Meridione». Roberto Saviano aveva commentato: «Salvini sarà a Mondragone. Dove può peggiorare le cose, lì va lui».
Intorno alle 19 il leader leghista arriva sul posto: «Italiani o stranieri – inizia – sono per le persone perbene» ma il discorso si interrompe, qualche manina ha tagliati i fili dell’amplificazione. Partono fischi e contestazioni («buffone» il termine più gentile) e una nuova carica di alleggerimento (un ragazzo viene ferito alla testa dagli agenti). Salvini prosegue con i supporter all’interno delle transenne che circondano il gazebo. «Centri sociali al servizio della camorra – arringa – teppisti da Napoli. Il braccio armato della sinistra» mentre accoglie gli imprenditori e aizza i fan («mamme proprietarie di casa mi dicono “dacci una mano”»). E dalla Lega: «Atti di eversione».
Salta così l’aperitivo sul lungomare: proprio difronte al locale scelto, i ragazzi dello skate park avevano realizzato per l’occasione il murales «Zona antirazzista». Infine cena con i sostenitori a Santa Maria Capua Vetere, non senza un intervento a Rete4. Stamattina «colazione con i cittadini» a Castel Volturno e poi il rientro. Niente partecipazione, salvo sorprese, alla presentazione della candidatura di Caldoro, prevista per oggi alle 11.30 a Napoli. La temperatura tra gli alleati di centrodestra resta su gelo. Il via libera leghista all’accordo in Campania è stato seguito da dichiarazioni bellicose: «Basta con Cesaro e compagnia».
Il riferimento è al senatore forzista Luigi Cesaro e a suo figlio Armando, consigliere regionale uscente. Il diktat fa leva sulle inchieste che coinvolgono la famiglia, ma è soprattutto un attacco al gruppo che guida Fi in regione. Ieri è stato lo stesso Armando a spiegare: «Faccio un passo di lato. Berlusconi mi ha chiesto di stare in campo, darò una mano al partito. Salvini non mi vuole perché pensa di racimolare qualche voto in più. Penso di partecipare alla presentazione della candidatura di Caldoro, ma solo se non ci sarà Salvini: lui non ha piacere a stare con me sul palco, per me vale lo stesso».
di Adriana Pollice
da il Manifesto del 30 giugno 2020
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