A Saigon, a Saigon, oggi sfilano i vietcong! (la morte del generale Giap)

1101720515_400“…il socialismo era come l’universo. In espansione.” (Offlaga Disco Pax)

 

Ieri è morto il generale Giap, eroe della guerra di liberazione vietnamita.

Per le generazioni più giovani probabilmente si tratta di una figura poco conosciuta, ma per le generazioni dei grandicelli ha rappresentato una vera e propria icona (insieme ad Ho Chi Minh) della guerra del Vietnam, dell’eterna sfida di Davide contro Golia.

Parlare di Giap è parlare degli anni ‘60 e ‘70 e delle guerre di liberazione di decine di popoli contro le potenze coloniali ed imperialiste.
Il sogno dell’Ottobre iniziava già a scricchiolare sotto la stagnazione brezhneviana, ma le spinte rivoluzionarie erano ancora forti.

Erano gli anni della Guerra Fredda ed il mondo era diviso in due.
Da una parte, in base alla propaganda occidentale dell’epoca, le forze della libertà e del benessere guidate dagli Stati Uniti e difese dall’ombrello della NATO. Poco importava che per garantire questo benessere (invero assai relativo) decine di popoli fossero schiacciati dalla miseria e da sanguinarie dittature.
Dall’altra l’Unione Sovietica (“l’Impero del Male” come lo definiva Ronald Reagan), il gigante cinese, il Patto di Varsavia e decine di movimenti rivoluzionari.

Ma torniamo a Giap.
Le sue prime battaglie furono contro l’invasore giapponese che, ai tempi della Seconda Guerra Mondiale occupava sia l’Indocina che una buona fetta della Cina.
Dopo la liberazione di Hanoi Ho Chi Min (capo politico del movimento comunista) dichiarò l’indipendenza scatenando l’intervento francese (all’epoca il Vietnam era una colonia di Parigi).
All’inizio la guerra sembrò arridere ai Francesi che conquistarono Hanoi spingendo i vietminh (la guerriglia comunista) sulle montagne.
Negli anni, anche grazie all’aiuto cinese, Giap fu capace di costruire una temibile forza militare che mise in gravissima difficoltà le forze francesi con tattiche di guerriglia innovative e moderne.
Nel 1953 dopo un lunghissimo assedio del campo trincerato di Dien Bien Phu (capolavoro militare di Giap) i Francesi, nonostante l’aiuto americano dovettero capitolare.
La Francia, che aveva perso quasi 80.000 uomini (i Vietnamiti più di 300.000) si disimpegnò dopo la Conferenza di Ginevra del ‘54 che sanciva la nascita di due stati. Uno comunista a Nord del 17° parallelo ed uno filo-occidentale a Sud.
Capitale del Nord Hanoi, capitale del Sud Saigon.

La guerra non era finita.
Nel 1957 la guerriglia tornò a svilupparsi nella zona del delta del Mekong (un fiume del Vietnam del Sud).
Nel 1960 si costituì il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN).
I “consiglieri militari” americani, già presenti sotto la presidenza Eisenhower aumentarono a dismisura nei primi anni ‘60 sotto la presidenza del democratico Kennedy.
Fu però sotto la presidenza Johnson che avvenne la vera e propria esclation della Guerra del Vietnam.
Utilizzando come pretesto l’incidente del Golfo del Tonchino (un inesistente attacco nordvietnamita ad una nave militare americana) fu dato il via libera per illimitate operazioni belliche contro il Vietnam del Nord.

Nel 1965 iniziò una campagna di bombardamenti contro il Nord del paese guidata dal famigerato generale Westmoreland.
A questo si aggiunse l’utilizzo del napalm e dell’agente arancio (un defoliante chimico) contro i villaggi dove si organizzavano le forze della guerriglia.

Gli Americani, quasi sempre vincitori nelle battaglie campali e frontali, erano piuttosto ottimisti sull’esito della guerra, tanto da parlare di “luce alla fine del tunnel”, ma non avevano messo in conto la genialità di Giap e la determinazione dei vietcong.
Il 30 Gennaio 1968, le loro ottimistiche previsioni si scontrarono con l’Offensiva del Tet, una vasta operazione in vari punti del paese che, se dal punto di vista militare fu arginata molto bene dalle truppe USA, dal punto di vista politico si rivelò un trionfo per Ho Chi Minh e le sue forze.

L’opposizione mondiale alla guerra divenne sempre più forte (la guerra del Vietnam fu uno dei fattori scatenanti del ‘68) con grandi mobilitazioni anche all’interno degli Stati Uniti.
Si diffondevano intanto le voci sui massacri perpetrati dalla forze americane come quello del villaggio di My Lai.
E fu proprio sul Vietnam che cadde la presidenza Johnson.

Il Presidente democratico fu seguito dal repubblicano Richard Nixon (e dal suo onnipotente segretario di Stato Henry Kissinger) che promise agli Americani una pace dignitosa.
Nel 1969 moriva Ho Chi Minh. I Vietnamiti offrirono a Giap la carica di Presidente, ma lui decise di rimanere solo Ministro della Difesa.

Nixon avviò una politica fatta di diversi piani.
Progressivo ritiro delle forze americane, minimizzazione delle perdite umane dei soldati USA, rafforzamento dell’esercito sudvietnamita, operazioni militari contro la Cambogia e selvaggi bombardamenti contro il Nord.

Nel Gennaio 1973 furono firmati gli accordi di Parigi che garantivano un fragile status quo che, nel giro di due anni, fu travolto dalla spinta delle forze di liberazione.
Il 30 Aprile 1975 i vietcong entravano a Saigon liberandola.
Celebre la fuga degli Americani dal tetto della loro ambasciata con gli elicotteri.
Gli States perdevano la prima guerra della loro storia.
Una guerra che provocherà circa 60.000 morti tra gli Americani e ben più di un milione tra i Vietnamiti e che verrà immortalata in celebri pellicole cinematografiche come Apocalypse Now. Platoon, Full Metal Jacket, Forrest Gump, We were soldiers…

Giap, favorevole ad un governo comunista di stampo più aperto si schierò contro il regime di Pol Pot in Cambogia contribuendo al suo crollo.

Oggi lo ricordiamo.
E con lui ricordiamo il periodo della Rivoluzione dei Garofani in Portogallo, dei Sandinisti in Nicaragua e di tante altre lotte di liberazione.

 

 

 

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