Dagli aranceti di Rosarno ai cancelli di Esselunga: un Primo Maggio di incontro e confronto a Pioltello

dal blog delle BSA: http://brigatesolidarietaattiva.blogspot.it/

Il percorso politico delle BSA nasce dalla sperimentazione di pratiche di intervento dentro le emergenze ambientali, sociali, economiche. Da l’Aquila a Nardò, passando per Lampedusa, abbiamo costruito percorsi di autorganizzazione e solidarietà in contrasto all’utilizzo politico delle “emergenze” come macchine speculative, laboratori di repressione e spazi di sospensione dei diritti. Allo stesso modo dentro un lungo processo di ristrutturazione del grande capitale produttivo e finanziario e di una sua modalità di gestione sempre più accelerata e transnazionale, l’attuale crisi economica si svela anche nei paesi del sedicente mondo sviluppato come utile strumento di progressiva distruzione dei diritti del lavoratore.

Di fronte alla crescente destrutturazione economica e sociale, pur partendo dalla crisi dell’agricoltura e dallo sfruttamento dei braccianti, crediamo importante mantenere una visione prospettica in grado di allargarsi anche ad altre lotte in diversi territori e settori economici: ci proponiamo infatti di partecipare a processi di ricomposizione, estendendo progressivamente il nostro sostegno concreto ai percorsi di autorganizzazione dal basso e contribuendo allo scambio tra le diverse realtà già attive nel contrastare ogni forma di sfruttamento del lavoro e del territorio.

Crediamo sia innanzitutto necessario sviluppare un processo analitico collettivo che ci permetta di individuare i comuni denominatori che determinano oggi lo sfruttamento del lavoro di sempre, declinato in tutte le sue nuove forme. Si moltiplicano infatti i responsabili da individuare, che si dividono tra imprese o istituzioni pubbliche appaltanti e cooperative in appalto, tra infinite tipologie contrattuali temporanee, accordi aziendali che sostituiscono progressivamente i contratti nazionali del lavoro ed un’espansione esponenziale del lavoro nero in tutti i settori economici. Italiani e non italiani, con o senza un contratto, con o senza un permesso di soggiorno, ci sembra che il risultato di fatto non cambi: tutti restiamo imbrigliati nello stesso sistema che ambisce ad una continua crescita dei profitti a scapito del reddito da lavoro, che punta all’accentramento del potere economico e politico e procede verso un definitivo smantellamento del già insufficiente diritto del lavoro.

Per questo motivo abbiamo invitato a partecipare al Primo Maggio a Pioltello tante persone diverse, tutte analogamente ricattate. Con il ricavato dalla vendita di arance raccolte da braccianti assunti regolarmente a Rosarno e distribuite attraverso un circuito autorganizzato alternativo, vogliamo contribuire alla cassa di resistenza dei lavoratori dell’Esselunga. Pensiamo infatti che a partire dalla condivisione pratica delle esperienze e dalla solidarietà tra le lotte in corso sia possibile prendere atto dei passaggi di una stessa grande filiera produttiva, una lunga catena che comincia con il bracciante che lavora in nero, sfruttato dal caporale e pagato a cottimo, e arriva fino ai lavoratori di Piacenza e Pioltello, assunti come soci-lavoratori e ricattati dalle cooperative del settore logistico. Un sistema che non riguarda solo produzione e commercio, che non si limita al privato ma coinvolge anche il pubblico, che abusa della catena di appalti e sub-appalti per disgregare la forza rivendicativa dei lavoratori e aumentarne la ricattabilità, mirando ad abbattere i costi del lavoro e producendo sempre maggior disoccupazione.

Il Primo Maggio saremo dunque a Pioltello, davanti ai cancelli dell’Esselunga, consapevoli del fatto che questa crisi economica non è la prima e non sarà l’ultima e che l’obiettivo politico finale non possa essere la rivendicazione di un posto di lavoro salariato o il mantenimento di una produzione incontrollata e svincolata dai bisogni ed usi reali, né una distribuzione della ricchezza iniqua e costruita sulla privatizzazione del tutto. Cerchiamo di costruire collettivamente processi di transizione che ci permettano di recuperare margini di sopravvivenza quotidiana e concreta, utili e necessari a rilanciare e praticare alternative e che nel tempo ci possano portare a rimettere in discussione il funzionamento dell’intero sistema economico in cui oggi siamo costretti a vivere.

 

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