[Dalla Rete] Il tempo debito dello sciopero sociale
Dallo Strike meeting allo sciopero sociale del 14 novembre.
Movimenti sociali e sindacati di base si sono incontrati allo “Strike Meeting” di Roma per costruire una piattaforma comune e l’opposizione alle politiche neo-liberali del governo Renzi. Primo obiettivo: organizzare il 14 novembre uno sciopero sociale di 24 ore. Contro l’austerità, in lotta per il salario minimo orario, il reddito di base e i beni comuni.
Le domande proposte dallo Strike Meeting, che si è svolto lo scorso fine settimana a Roma, sono semplici, nella loro difficoltà. Le riportiamo, aggiungendo un commento singolare a un evento la cui ricchezza non può che essere espressa da tante voci: è possibile costruire un’opposizione sociale radicale alle politiche neoliberali europee e al governo Renzi? È possibile farlo, soprattutto, in un paese segnato dal declino e dalla marginalità, oltre che economici, politici e culturali? Queste le domande a cui le centinaia di precari, studenti, attivisti sindacali, dei centri sociali e dei comitati in difesa dei beni comuni, che hanno animato tre giorni intensi di confronto, proveranno a rispondere nei prossimi mesi.
Si comincerà con l’autunno, indubbiamente, con l’ambizione di dare vita (il 14 novembre, questa è la proposta) a uno sciopero sociale di 24 ore. Uno sciopero capace di andare oltre il lavoro dipendente e di coinvolgere le tante figure del precariato, i migranti, i disoccupati, le partite Iva. Uno sciopero della rete e della formazione, uno sciopero del genere, uno sciopero biopolitico e metropolitano. Ma l’idea uscita con forza dalle decine di interventi che si sono susseguiti nei tanti workshop e nelle plenarie è quella di avviare un processo aperto, espansivo, che non si risolva nella puntualità di una giornata di lotta. Lo sciopero sociale sarà uno sciopero, anche e soprattutto, però, un nuovo processo di soggettivazione e di conflitto.
Le due sfide a cui ‒ lo diciamo senza esitazioni ‒ ha già risposto positivamente lo Strike Meeting sono le seguenti: è possibile, nell’impasse dei movimenti italici, delineare uno spazio pubblico di movimento dove alla competizione tra gruppi si sostituisce la composizione delle differenze? Ancora: è possibile che questo spazio non sia generalista (o roboante nei toni) e produca, piuttosto, un discorso programmatico maturo?
“Sprovincializzare l’Italia!”, in sintonia con questo desiderio, che finalmente contagia molti, il Meeting si è aperto attraverso una tavola rotonda animata da attiviste/i provenienti da Germania, Grecia, Spagna, Portogallo, Francia. L’omogeneizzazione europea del mercato del lavoro e del welfare è stata al centro della discussione, così come l’esigenza di contrapporre a essa lotte precarie propriamente transnazionali. Come spesso ci troviamo a dire: lo spazio europeo è spazio minimo di un conflitto anticapitalista degno di questo nome. Nel senso della sprovincializzazione, poi, il metodo di lavoro: miscela di workshop e plenarie, con il primato indiscusso dei primi, pazienza del confronto e presa di parola corale, senza forzature o presidenze che decidono chi, quando e per quanto tempo. Cose scontate in quasi tutto il mondo, tranne in Italia, appunto.
L’insistenza sulle comuni pretese programmatiche, oltre alla partecipazione poderosa, hanno fatto la qualità dell’evento. Mai come in questa occasione, precari, studenti e sindacati conflittuali, hanno chiarito la necessaria combinazione delle lotte sul reddito con quelle sul salario minimo europeo, dei conflitti sulla formazione con quelli in difesa dei beni comuni. È consapevolezza diffusa, infatti, che la crisi abbia dismesso i panni dell’eccezione e si sia fatta nuova regola: working poor, privatizzazioni, in parole marxiane, una permanente accumulazione originaria.
Sì, la domanda iniziale, quella con cui ci si è lasciati nella plenaria che domenica ha chiuso i lavori, è difficile come poche, e solo fatti reali potranno abbozzare risposte utili. Ma costruire le condizioni minime affinché le risposte possano essere cercate, questo è stato forse il risultato più prezioso dello Strike Meeting.
Il comunicato finaleBatti il tempo dello sciopero sociale
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