[DallaRete] Quella base nel bosco di Ulmo che volge a mezzogiorno

muoss0In cui si spiega dove si trova la base NRTF-8, perché è stata ignorata da vent’anni e come e quando la lotta No Muos è iniziata.

La Contrada Ulmo non è mai stata una zona densamente popolata, tutt’altro. È stato sempre un luogo lontano dai pensieri della maggior parte dei niscemesi, assolato d’estate, tenebroso d’inverno, dove i cellulari prendono poco e male, le strade sono malmesse e in pendenza. Una zona di campagna fatta di residenze prevalentemente estive, eredità della vecchia tradizione contadina produttrice di olive e carrube, dove ancora pascolano le pecore. La strada provinciale e la linea della ferrovia ne segna da una parte il confine separandola dalla contrada Vituso. Più ci si addentra, più si notano ampie zone incolte che si affiancano alle case che accompagnano, tra discese e risalite, l’unica via che porta alla riserva naturale denominata Sughereta di Niscemi. Ma questa via si arresta brutalmente a un tratto. E allora se si vuole raggiungere da lì la Sughereta, che è di fatto già un’altra contrada, quella del Pisciotto, tocca utilizzare le strade sterrate e i sentieri che risalgono il pendio costeggiando la base della discordia, l’NRTF-8 della Marina Militare Usa, fino a che si arriva a uno spiazzo di terreno battuto creato per le esigenze della costruzione della base, aperto dai mezzi civili e militari a scapito delle querce e degli arbusti protetti dalle leggi di tutela riservate alle zone A, ragion per cui nulla sarebbe più possibile costruire o disboscare.

Se ti trovi di fronte al sistema di antenne e sposti lo sguardo sulla destra, crescono ancora giovani piante e sottobosco che si arresta a strapiombo su una vallata che poi si ricongiunge con il borgo abbandonato di Santo Pietro. Che se si vuole si può anche raggiungerlo, addentrandosi e seguendo la via segnata dagli eucalipti, a piedi se si ha voglia di godere del cinguettio degli uccelli e dell’avventura dei viandanti, o con moto cross, jeep o cavalli se si ha voglia di altre emozioni.

Io ho sempre abitato dall’altra parte della provinciale, in contrada Vituso. E solo una volta nella mia vita, prima che accadesse tutto quello che è successo, mi sono avvicinata alla base degli americani. E credo di poter dire che, come me, la maggior parte dei niscemesi non l’ha mai fatto prima, né ha mai avuto motivo alcuno per andare in Contrada Ulmo. Ma che ci fosse la base questo si, lo sapevamo tutti. In un certo senso è impossibile non saperlo, e non solo perché non è né sotterranea, né piccola, né mai si siano visti militari americani circolare per le strade, anzi c’è un preciso bar a Niscemi che è chiamato il bar degli americani, chiamato così perché tradizione vuole che lì usano fare colazione ogni tanto, e anni fa un amatissimo professore fece un’incidente scontrandosi con alcuni di loro alla guida sulla Catania-Gela mentre era in macchina con la sua famiglia e perse la vita. Ma non è in questo senso che non puoi non saperlo. È che dentro la base c’è un’antenna altissima talmente alta che io potevo vederla da casa mia e mi ricordo benissimo la prima volta che la notai. Era una notte d’estate e giocavo a nascondino e vidi un puntino rosso che si illuminava a intermittenza. Non poteva essere una stella, ma la mia mente bambina si soffermò non poco a considerare questa opzione fino a chiedersi: ma cos’è? Un mio compagno di giochi mi rispose candidamente: è l’antenna degli americani. Sembrava la cosa più naturale del mondo, come facevo a non saperlo? E sapere cos’era mi è bastato per tutto questo tempo, per vent’anni esatti. È questo che intendo. Non puoi non saperlo quando è talmente naturalizzato in te, nel tuo paesaggio, nella quotidianità delle cose, che non ti chiedi altro. Eppure quella base è li dal 1991, non da sempre.

Ma questa è un’altra storia e per il momento dovrete accontentarvi di quella che voglio raccontarvi qui. La storia che ha acceso riflettori spietati sul sistema di antenne NRTF, la storia che ha sconvolto un paese e di una contrada che nel corso di un solo anno ha visto marciare migliaia e migliaia di persone che hanno acquisito la consapevolezza dello scempio e hanno scelto di lavorare per riappropriarsi di ettari di natura e di dignità. Una grande battaglia era già stata vinta dagli ambientalisti quando la Sughereta era stata dichiarata Riserva Naturale Regionale nel 1997 e poi Area SIC nel 2001. Adesso si combatte sull’altro fronte, il fronte Contrada Ulmo e si batte una strada dal nuovo nome: Via Le Basi.

A rigore di cronaca tutto è cominciato nel lontano giugno  2007 quando il Comune di Niscemi ricevette le notifiche di prossimi lavori di manutenzione e potenziamento del sistema NRTF e solo nell’aprile  del 2008 venne trasmessa dalla Regione la copia riguardante il progetto Muos. Nel corso degli anni, tra mille umane difficoltà, si sono andate andate definendo e organizzando le strategie più disparate per contrastarne la sua realizzazione. Tra il 2008 e il 2011 diverse manifestazioni e iniziative, tra cui una in particolare che portò migliaia di niscemesi in piazza, furono solo le prime mosse di una coscienza che si risvegliava. Le pressioni di singoli e del primo nucleo di comitato che nacque cominciarono a elaborare i contenuti delle azioni di contrasto. Tre i punti fondamentali che furono al centro della questione, da sottolineare e salvaguardare:ambiente, territorio, salute. E ancora prima ancora che venisse commissionato l’importate studio indipendente Zucchetti-Coraddu come consulenti del Comune di Niscemi, alcuni ingegneri e tecnici niscemesi avevano evidenziato le prime irregolarità delle misurazioni e i rischi, in base ai dati forniti dalla Marina, legati all’elettromagnetismo, a errori di puntamento. Così come prima ancora che diventasse una questione politica in sede istituzionale era emersa la questione di sovranità territoriale e la consapevolezza, finalmente, che quella base e l’ulteriore progetto Muos erano un sistema di guerra e di morte, di cui i cittadini erano complici senza che nessuno avesse chiesto loro un parere. A questo si aggiunse la denuncia della mancata certificazione antimafia della ditta Piazza. Si tratta di una ditta niscemese che fornisce i materiali e su cui oggi indaga la DDA. Si sospetta che esistano dei legami tra questa e Giancarlo Giugno, capomafia niscemese arcinoto ai distretti antimafia nazionali.

La cittadinanza richiese all’amministrazione comunale (allora Sindaco Giovanni Di Martino Partito Democratico) una decisione eclatante, la revoca dei permessi comunali. Fu allora che il Comune di Niscemi incaricò dei tecnici di fiducia (Zucchetti e Coraddu) per produrre uno studio indipendente e questo, confermando e anzi aumentando i timori della popolazione, pose le basi per la revoca comunale delle autorizzazioni concesse durante la Conferenza di Servizi a Palermo del 9 Settembre 2008 e diventò il cavallo di battaglia per tutti gli ulteriori pronunciamenti e approfondimenti scientifici che seguirono. Sempre nel2011, il Comune fece ricorso contro le autorizzazioni regionali denunciandone le omissioni e i vizi procedurali. Si disse che il piccolo Comune di Niscemi aveva dichiarato guerra agli Usa e molti risero di questa cosa. Ma il fatto è che piano piano si scaldarono le luci della ribalta. E quando si appurò che l’Arpa Sicilia non aveva mai monitorato adeguatamente e con costanza per tutto il ventennio il sistema di antenne esistenti non ci fu più niente da ridere. Ma non bastava, gli attivisti premevano perché sempre più persone appoggiassero la battaglia e perché la questione fosse sollevata a livello regionale e nazionale. Nel corso di questi anni, grazie a decine e decine di iniziative sia a Niscemi che in altre città e luoghi siciliani, si venne a creare un gruppo consistente di attivisti provenienti da diverse parti della regione che si confrontavano con le persone che più si spendevano per la causa a Niscemi. Tra gli altri, un gruppo di ragazzi, lavoratori, inoccupati, con precedente esperienza associativa, collettiva e non, studenti universitari e “senza scuole”, si ritrovavano in riunioni ad alta tensione, dove le voci e il desiderio di azione concreta si mescolava alla necessità di sensibilizzare una popolazione troppo fiduciosa nelle istituzioni. Erano i più combattivi, è il caso di dirlo, erano “i carusi” quelli che armati di fantasia e tanta, ma tanta abnegazione e passione, instancabili, criticavano l’immobilismo di tutti spendendosi in prima persona per l’organizzazione e la riuscita degli eventi. Il paese veniva battuto quartiere per quartiere e disturbato a suon di megafono per portare il più possibile l’informazione direttamente nelle case e nelle piazze. Erano “carusi” e anche guardati con un certo dispetto dai “grandi” della classe dirigente, perché rifiutavano il meccanismo della rappresentanza e della delega istituzionale. Ironicamente parlando, venivano considerati con sufficienza, come dei disturbatori dell’ultima ora, che non avevano mai fatto politica “per come si deve” e che spesso si ritrovavano a litigare pure coi propri genitori e le proprie famiglie a causa della scelta di dedicare il tempo all’attivismo, con le conseguenze che comporta anche nei rapporti con la polizia, trascurando studi, famiglia, campi, lavoro. Erano uomini e donne, uguali, giovani liberi e non faceva differenza chi parlasse, che età avesse, da dove venisse, se condivideva l’idea che le cose dovevano cambiare e fosse necessario fare qualcosa e subito, senza indugi. E più passava il tempo, più aumentava la consapevolezza che fosse necessario spostarsi nella contrada, puntare alla base, riappropriarsi di quelle zone, perché tutti vedessero cos’era e cosa stava diventando.

Fondamentale è stato l’apporto dell’esperienza di comitati e realtà eredi delle grandi mobilitazioni antimilitariste di Catania e del Ragusano, ma anche di associazioni e comitati antimafia, antirazzisti, ambientalisti, che nel corso di tutto il 2012 si sono incontrati e confrontati più volte. Durante gli anni precedenti e in particolare nella bella stagione del2012, già diverse erano state le marce, i campeggi o gli eventi musicali No Muos in Contrada Ulmo che avevano iniziato a turbare le notti alle civette, ai pipistrelli e soprattutto ai militari Usa. Ma se proprio dobbiamo trovare la sorgente che ha portato alle origini del Presidio Permanente e che ha riversato nella contrada un fiume in piena di persone, questa risale a un periodo determinato e a un’azione precisa: la passeggiata della notte del 7 settembre.

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