Dovete far suonare Baby

Zakaria Muhib, in arte Baby Gang, 21 anni, membro del collettivo No Parla Tanto Records, da ottobre Baby si trova detenuto per rissa, e qualche giorno fa è stato condannato a quasi 5 anni di carcere per un reato (su due presentati nel medesimo processo) che non ha commesso: una rapina avvenuta alle Colonne di San Lorenzo a Milano nel maggio 2021 in cui era indagato assieme agli altri Neima Ezza e Samy Free, nomi d’arte di Amine Ez Zaaraoui e Samy Dhahri; è stato assolto da questa accusa per non aver commesso il fatto.
Nel secondo caso – una rapina a mano armata presso il comune di Vignate (Milano) risalente a luglio dello stesso anno – è stato invece condannato con rito abbreviato a 4 anni e 10 mesi, nonostante il suo telefono fosse agganciato alle celle di un altro comune e non ci siano altre prove oltre un riconoscimento fatto mesi dopo il fatto.
https://milanoinmovimento.com/news-stream/non-giudicare-se-non-sai

La storia di Baby non finisce con questa condanna, perché è solo l’ennesima violenza nei suoi confronti.
Di origini marocchine, figlio di operaia, cresce in Italia e già da giovanissimo sente addosso il senso di ingiustizia per la sua condizione precaria.
Esce di casa presto alla ricerca di soldi, e viene sballottato tra comunità, case famiglia, assistenti sociali, tribunali minorili.
Quando è libero dorme sui treni tra Lecco e Milano assieme a tanti ragazzi come lui, e inizia a scrivere.
Non gli manca la rabbia necessaria per far musica sincera, il rap lo aiuta ad esprimersi e, tra un ostacolo e un altro, emerge.

Baby non è di sicuro il primo in Italia che ha delle cose da dire contro Stato, leggi e polizia utilizzando lo strumento della musica: li abbiamo ascoltati e li ascoltiamo ancora i 99 posse, gli assalti frontali e anche Noyz Narcos, i primi Club Dogo, Kaos, Inoki e tante altre Posse che hanno avuto lo spazio per nascere ed emergere solo negli ambienti alternativi.
I centri sociali sono una fucina di talenti di maestri della rabbia di fronte alla repressione degli emarginati.
Baby Gang, Neima Ezza, Sacky…. sono passati in breve tempo dal totale anonimato alla centralità di una nuova scena musicale, dopo la trap vuota ed espressione di “riccanza”  che ha occupato il mainstream degli ultimi anni. I testi, i video e le loro storie personali molto forti hanno invaso le piattaforme di ascolto musicale in Italia, ma non solo: per la prima volta degli artisti italiani (anche se quasi tutti, incluso Baby, hanno il permesso di soggiorno e non la cittadinanza italiana) entrano nelle classifiche di brani hip hop e drill più ascoltati anche in Francia e Inghilterra.


Con il successo arrivano le misure restrittive: foglio di via da Lecco, città dove Baby è cresciuto, per aver girato un video musicale durante il lockdown. Poi foglio di via da Milano, altra città dove ha legami, sempre per un video. I locali smettono di chiamarlo, i poster pubblicitari spariscono, aumentano le perquisizioni a casa dei suoi parenti: cercano le armi dei video, gli entrano in casa all’alba almeno tre volte in un anno, non trovano armi vere. Anche gli altri non se la passano bene…
Ben prima che condannassero Baby Gang a scontare una pena di quasi 5 anni per reati che non ha commesso, provvedimenti arbitrari gli impedivano di muoversi nelle sue città. Qualcuno ha scritto che sembrava quasi una condanna preventiva: possiamo dire che lo era.

Non deve circolare per l’Italia un soggetto che rischia di creare empatia tra gli emarginati; tra chi non ha il passaporto rosso, chi ha una carta d’identità non valida per l’espatrio, chi è stato umiliato dalla polizia, chi ruba per necessità e si vergogna, tra chi ha 20 anni ed è già un* sopravvissut*.
Baby aveva già addosso il marchio di criminale come tanti altri giovani e artisti di seconda e terza generazione in Italia, perchè rappresenta qualcosa di non-controllabile perchè non-conosciuto, che fa paura.
D’altronde la legge è legge, e che importa se la legge sull’immigrazione in Italia impedisce il riconoscimento ai figli dei migranti degli stessi diritti dei figli dei bianchi? Dall’alto della loro superficialità e superiorità, razzisti e perbenisti si convincono che la violenza nasca dai testi dei cantanti e non viceversa, che siano loro e i loro fan i responsabili e non un sistema politico ed economico che si fonda su una violenza strutturale a cui non possiamo sottrarci.

Il problema per il Sistema sorge solo quando gli emarginati escono dai quartieri e portano la violenza nelle vie del centro, del business, del decoro. Risulterà ancora più grave la violenza espressa in rima, perché qualcuno sta provando a spiegare cosa si prova a dover essere obbligati a sopravvivere. E tanti altri ascoltano, e si riconoscono, iniziando magari a far gruppo per contrastare quel Centro, i “loro” business, il “loro” decoro.
La rissa tra il gruppo musicale di Baby e tra altri ragazzi, filmata e poi divenuta prova per arrestare i membri della NPT records, è grave non perchè è avvenuta in una via centrale di Milano – come la retorica del decoro vuole; è grave perchè esprime la capillarità del sistema in cui viviamo, che ci vuole gli uni contro gli altri, ad atteggiarci a ciò che non siamo indirizzando la violenza verso chi abbiamo di fianco e non verso chi è causa della nostra emarginazione. Ha chiesto scusa in una lettera Baby, ingenuamente confessa che era ubriaco e dice che solo la musica lo salverà.

Questo ragazzo di 21 anni è colpevole di essere ambizioso, di aver voluto usare la propria voce per parlare dell’innominabile esclusione di chi non è bianco, del ceto-medio alto e con facile accesso agli ambienti accademici e culturali.
Se si fosse detta la verità, e cioè che Baby Gang deve stare in carcere per non fare più musica, forse sarebbero insorte molte più persone che oggi sono ferme a guardare il dito repressivo che indica un video. Cinque anni di carcere senza reali prove di colpevolezza sulle due rapine a Milano e Vignate, sono troppi per un giovane ragazzo nel fiore dei suoi anni, e sappiamo che le prigioni di questo paese sono piene di giovani accusati di piccoli reati, spesso in attesa di processo, più controllabili dietro delle sbarre e d’esempio per chi è fuori.
Allora se lo Stato e l’opinione pubblica vogliono che Baby rimanga in carcere, vogliamo che Baby – da giovane artista – possa continuare a cantare della sua voglia di libertà, di riscatto e della sua vita che rispecchia le vite di altri, magari in cella con lui, magari nascosti nelle città che li discriminano.

#FREEBABY

“Eravamo vestiti bene dalla testa fino ai piedi
A me, fra’, non mi stava bene che io non avevo e tu avevi
E non è colpa di mamma, fréro
Se sono nato una testa calda, eh-oh

Cresciuto in casa famiglia, immagina che meraviglia
In mezzo a assistenti sociali, mi hanno levato dalla mia famiglia
E dimmi, frate’, come mai, fréro
Baby, di notte sì non dorme mai, eh-oh

Sto sveglio coi demoni a parlare di mula
Come fare i money senza entrare a San Vittore
E sai perché: sopra le popo rischiano le manette
Sotto le popo giocano ladri e guardie
Solo che crescono ladri ma non guardie
[…]
Prima rubavamo nei negozi i vestiti
Perché volevamo essere come tutti i bambini
Ora tutti voglion essere come Baby e i suoi amici
Ma non lo potete essere, non sei di –”

di Nassi La Rage

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Una risposta a “Dovete far suonare Baby”

  1. Lami Daher ha detto:

    una notte a Jakarta
    La mente dell’essere umano è predatrice nell’intento, la vittima vulnerabile oppure scelta dalla schiera del legame edipico, può essere chiunque. Tale ad un bambino cresciuto sui monti con lo sguardo sull’opposto. Il pieno brulicare della città simile ad una savana con notti magiche e crudeli, mi ha offerto innumerevoli spettacoli.

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