Gratosoglio, riprendersi un quartiere dal basso

Riprendersi un quartiere, dal basso.
Domenica 1 Marzo saremo all’assemblea pubblica lanciata da un gruppo di cittadini del Gratosoglio.

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Il processo di abbandono delle periferie è un tema logoro, ormai.
Logoro per quanto è stato agitato, sbandierato, fatto inutilmente oggetto delle campagne elettorali di sinistra e destra, che prima spendevano grosse parole e grosse promesse per la rivitalizzazione dei quartieri periferici, per poi condannarli a diventare delle polveriere del disagio sociale e incubatori di mostri,  guerre tra poveri, emarginazione e sofferenza per i cittadini che hanno la disgrazia di nascerci.
Il quartiere del Gratosoglio, periferia sud di Milano, è uno degli esempi migliori di questo stile amministrativo.

Il Gratosoglio è umn quartiere con evidenti problemi sociali “perenni” come la gestione Aler, che nelle case popolari fatiscenti e lasciate all’incuria da anni si è ricordata solo nell’agosto del 2014 di avvisare i propri inquilini della presenza di amianto ed eternit nelle coperture dei tetti e nei muri esterni delle famigerate “case bianche”. Avvisandoli per altro con una nota a piè pagina inserita nella lettera d’affitto.

Le giunte Moratti prima e Pisapia poi hanno avuto la bella idea di condensare sempre al Gratosoglio due strutture sociali, il campo Nomadi di via Selvanesco e la sede temporanea (che tanto temporanea non è dato che è in attività da più di un anno) dell’opera san Francesco nella ex-Scuola Gialla di via Saponaro.
E anche qui, si ha il dubbio che la scelta di spostare la sede dell’opera San-Francesco dalla centralissima Moscova al Gratosoglio sia stata fatta più per rimuovere un problema, la presenza di poveri e poverissimi da una delle zone più ricche e in vista della città, piuttosto che per dare un servizio sociale in un quartiere già per se gravato da molti altri problemi.

A tutto questo si aggiunge chi vuole sfruttare la situazione per i propri fini, partiti e movimenti di estrema destra in testa.
Forza nuova, che ha preso sede in un appartamento Aler in via Palmieri 1, da tempo delizia il quartiere con la sua campagna #tempodicasa, una raccolta firme per modificare la legge regionale che disciplina l’assegnazione delle case popolari gestite da Aler.
Proposta di Forza Nuova, ovviamente, è quella di modificare la legge affinché non sia possibile per gli stranieri accedere alla casa popolare.
Recentemente invece, e forse notando che comunque questa campagna non trovava abbastanza richiamo, ha deciso di lanciarne un’altra, per la chiusura della “casa gialla” ovvero della struttura di accoglienza dell’opera San-Francesco, di cui sopra.
Come sempre “odio a colazione”, l’unica soluzione alla crisi e alle difficoltà oggettive della condizione attuale, per i fascisti, è scaricare il problema sul prossimo, possibilmente più povero ed emarginato di noi, colpirlo con tutto il nostro odio, sperando che la “pulizia” porti a qualcosa, ad un miglioramento delle nostre condizioni di vita, in uno strano e perverso concetto della “competizione sociale”.

Eppure.
Eppure in tutto questo c’è chi vuole tentare una via differente.
Qualcosa di molto semplice che sarà innegabilmente, estremamente faticoso.
Un gruppo di cittadini vuole iniziare un percorso che riconsegni il quartiere in mano a chi lo abita, a chi lo vive, a chi ne vive la fatica e il disagio.
Noi come spazio sociale occupato e autogestito, siamo più che favorevoli ad un intervento del genere, e già abbiamo avuto la fortuna di partecipare, insieme ai cittadini della zona, ad uno dei primissimi momenti di questo progetto, a maggio del 2014,  l’auto-recupero dello skate park di Gratosoglio.
Primo passo tangibile di una soluzione possibile.
Autogestire i propri territori, i propri quartieri, prendendosi cura gli uni degli altri, senza distinzioni di sesso, razza, religione o condizione sociale.
Il nemico lo identifichiamo sempre nella causa e nei responsabili dei nostri mali, le amministrazioni Moratti e Pisapia,  Aler, chi rende precarie le vite (e i contratti di lavoro), e mai in chi vive come noi e con noi la fatica quotidiana di un lavoro che non c’è, o è precario, della povertà, dell’esclusione.

Noi saremo in piazza domenica e proveremo ad aggiungere quello che sappiamo, quello che possiamo alla discussione.
Chiediamo a tutti i cittadini solidali di Gratosoglio, e di tutta Milano, di partecipare e contribuire, dire la propria.
Per creare qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo.
Per riprendersi i propri quartieri, dal basso.

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