Neofascismo a Milano. Ancora.

Venerdí sera (10 febbraio, Giorno del Ricordo) mi arriva via mail un comunicato stampa dell’ANPI: qualche ora prima, verso le 17, una quindicina di incappucciati, mascherati e non, hanno fatto irruzione nelle sale di Seicentro (spazio polifunzionale del Comune di Milano, zona 6) per contestare la mostra lí allestita “Fascismo Foibe Esodo – La tragedia del confine orientale”. Tra volantini firmati forza nuova (lascio volontariamente minuscole le iniziali) e urla contro commesse e presenti (che per fortuna reagiscono degnamente e contribuiscono all’uscita di scena dei loschi figuri), con tinta spray aggiunguno pure la parola ‘anti’ davanti a ‘fascismo’ nel titolo del primo cartellone dell’esposizione, che cosí si ritrova involontariamente a recitare “antifascismo, foibe esodo”. E giá qui mi viene un commento: prima di contestare, si deve conoscere. Non solo la Storia, ma anche quello che si contesta. In questo caso la mostra, nella quale, quando si parla delle foibe, è chiaramente scritto che in quei crateri naturali sono stati buttati anche tanti fascisti, mica lo si nasconde o si reinterpretano i fatti. Solo si contestualizzano questi ultimi, anziché estrapolarli dagli eventi. E poi, qualsiasi contestazione è lecita in linea di massima: ma i volti si devono vedere e non nascondere dietro maschere o passamontagna. E sono le parole che si devono sentire, non il peso di una vile aggressione! Ma andiamo avanti. Nel comunicato, l’ANPI di zona invita ad andare a visitare la mostra in maniera massiccia il giorno seguente, sabato 11 febbraio. E poi segue anche la notizia di un presidio, sabato appunto, alle 17, davanti al Seicentro. Faccio circolare l’informazione tra i miei contatti, singole persone e gruppi. Alle 17 di sabato sono lí fuori. Arrivando c’è pronta all’incrocio tra via Savona e via Tolstoi una camionetta della polizia, che non si sa mai, e poi vedo il gruppetto del presidio che si sta formando con qualche bandiera dell’ANPI. Parlano in tre: Ivano Tajetti, presidente dell’ANPI Barona, il quale nel suo intervento piú che condivisibile, scivola, a mio avviso per quell’eccesso di presunta correttezza politica che ormai mi nausea, riferendosi agli omuncoli che hanno fatto irruzione al Seicentro con il termine ‘signori’ e poi ‘amici’ – a fine presidio gli chiedo per favore di non farlo mai piú perché i signori sono altri e pure gli amici. Segue David Gentili, Presidente della Commissione consiliare Antimafia, che è sempre un piacere ascoltare. E infine chiude Luca Gibillini, consigliere comunale per Sinistra Ecologia e Libertá, che apprezzo a dismisura per le sue parole semplici, vere e dirette e anche perché gli omuncoli li chiama col loro nome. Con le mani ormai congelate dal freddo traggo le conclusioni di sempre. Bene, sono andata, sono contenta di aver partecipato a quest’atto di solidarietá e aver rinnovato la mia adesione all’antifascismo e ai valori democratici in cui credo. Ma come un sacco di altre volte in cui ho liberamente partecipato – senza nessuna appartenenza partitica ma solo rispettando la coerenza al mio credo politico radicatissimo a Sinistra – a diversi raduni civici, mi ritrovo con la stessa amarezza e incazzatura di sempre (o quasi) in questi casi. Le facce sono sempre le stesse. E di sabato pomeriggio non considero valide nemmeno le scuse piú o meno lecite di chi non partecipa a presidi o eventi organizzati in giorni e orari lavorativi. E allora resto con la mia amarezza e un pugno di domande irrequiete. Voglio dire, a parte quelli che giá avevano impegni improrogabili o non ce l’hanno fatta: dov’erano tutti gli altri che si riempono sempre la bocca definendosi di sinistra e poi in piazza non li vedi mai se non nei grandi momenti (25 aprile, elezione di pisapia, ecc) se ci sono??? E soprattutto quello che mi spezza è che l’etá media dei presenti, sabato ma non solo, era intorno ai sessantanni! E allora il bollore e l’incazzatura salgono a dismisura: ma dov’erano i miei coetanei??? Parlo di singoli individui pensanti come me e pure di quei mille gruppi e gruppetti partitici e non, democratici, antifascisti, e bla bla bla (perché se poi son solo parole non vale!) che spopolano nella realtá milanese, ma che non vedo mai ogni volta che vado a incontri simili. Ci sará stata una trentina massimo di persone al presidio, circa cinque tra i venti e i trentanni. Di questi, due eravamo io e mio marito, un terzo era lo stesso Luca Gibillini di cui sopra. I conti non tornano diamine! Una manciata di istituzioni in piú non avrebbe fatto schifo. Molte persone in piú sarebbero dovute esserci per dovere e coerenza. La gioventú milanese pure. Oggi e sempre. Ma ancora di piú in sta Milano della primavera del vento nuovo. La stessa Milano, peró, dove l’8 ottobre scorso è stata aperta una nuova sede fascista (fiamma tricolore – destra sociale) in Barona e in piazza Miani i pestati dalla polizia sono stati i pochi giovani presenti, tra gli altri, al presidio antifascista pacifico per contestarla, ma nessuno ne parla. In questa Milano dove ancora si rischia che il 4 marzo prossimo ci sia un ennesimo corteo di forza nuova con il nullaosta della Prefettura. Spero si riesca ad esigere civilmente e di diritto che l’autorizzazione a manifestare non venga data per una buona volta, anziché ritrovarsi come nel marzo 2006, tanto per fare un esempio, con la guerriglia per le strade della nostra Milano con i giovani dei centri sociali che si ritrovano a cercare di riempire il vuoto istituzionale che permette la manifestazione chiudendo un occhio e offre la protezione delle forze dell’ordine pagate da tutti noi a un corteo di gruppi neofascisti che si sentono liberi e autorizzati nella loro follia per le vie di una cittá medaglia d’oro della Resistenza.

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