STRAGE DI BRESCIA: LO STATO NON HA VERGOGNA

Passa il tempo, cambiano i governi, ma il risultato è sempre lo stesso.
È appena giunta la notizia dell’assoluzione in corte d’appello per i quattro imputati nel processo per la strage di piazza della Loggia (Brescia, 28 maggio 1974) in cui morirono otto persone e un centinaio rimasero ferite a causa dell’esplosione di una bomba.
Non c’è stupore, non c’è meraviglia per un risultato ritenuto altamente probabile, visti anche i trascorsi a cui ci ha abituato la giustizia italiana, ma restava pur sempre la speranza, l’ultima a morire, come diceva qualcuno, che qualcosa cambiasse, finalmente. Soprattutto, che qualcuno si prendesse la responsabilità di confermare al paese e ai familiari delle vittime, (cui va la nostra più sincera solidarietà, in testa Manlio Milani, che conosciamo e stimiamo), chi diamine abbia messo quella bomba, chi abbia deliberato il massacro di innocenti durante una manifestazione antifascista, chi abbia ordinato il lavaggio della piazza per impedire la raccolta di elementi utili alle indagini, chi abbia coperto le responsabilità e depistato gli inquirenti.

Noi, però, sappiamo e non ci stancheremo mai di continuare a denunciare e raccontare nelle scuole, nelle università, in qualunque incontro pubblico, quella verità storica che la magistratura e lo Stato italiano continuano arrogantemente a negare: ancora una volta, uomini dell’estrema destra coperti da servizi segreti e apparati di sicurezza statali. Se toccasse a noi storici emettere una sentenza, la condanna dovrebbe colpire non soltanto quegli uomini di cui si conoscono nomi, cognomi e volti, ma anche quei giudici che negli anni hanno vergognosamente coperto lo stragismo e l’eversione di Stato.

Ma non è compito della Storia emettere sentenze: è invece la ricostruzione puntuale dei contesti e delle cause che ci permette di denunciare e dire ciò che le Istituzioni non hanno il coraggio o la decenza di ammettere.

Ancora una volta la corporazione giudiziaria ha deciso di lavarsi le mani, preferendo giocare con la politica e sparando ordini di custodia cautelare e avvisi di garanzia a destra e a sinistra, per legittimare un governo che spezzerà le ossa ai lavoratori del Paese a vantaggio solo di speculatori e affaristi. Come si può chiedere a dei giovani come noi di credere in uno Stato che non è in grado di condannare degli stragisti neofascisti, libera un qual certo comandante Schettino a pochi giorni da un strage senza senso e deteniene contro ogni garantismo, per mesi, dei giovani militanti No Tav rei di poter partecipare nuovamente a delle manifestazioni?

Che democrazia è questa? Che giustizia è questa?
Ma soprattutto, che Stato è quello che condanna i familiari delle vittime della strage di Brescia a prendersi carico del pagamento delle spese processuali? Come sempre, oltre al danno, anche la beffa.

E ancora una volta, tutta la vicenda si è svolta nell’assordante silenzio dei media nazionali, pronti a trasmettere a reti unificate le ultime notizie su questo o quell’altro omicidio di provincia, sempre attenti a non scontentare il potere. Non ci resta che aspettare il prossimo “romanzo di una strage”, nella speranza che questa volta, non si trovi nessun Calabresi da santificare, ma si racconti di una giustizia da condannare.
La verità è rivoluzionaria, diceva qualcuno. Forse ci vorrà una rivoluzione per conquistare un po’ di verità.

Lapsus

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