Tre punti da chiarire sullo spostamento delle facoltà scientifiche a Expo

 

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Totale mancanza di una visione:

Questa vicenda comincia con le aste sui terreni di Expo andate deserte e con la necessità del governo di coprire il buco di Expo. Nonostante le critiche e le pressioni ricevute dai cittadini, ad oggi non esiste nessun piano su cosa diventerà Città Studi dopo lo spostamento. Anche per quanto riguarda l’area di Rho emergono tante contraddizioni: non è chiaro in che modo potranno interagire università, aziende e IIT che si spartiranno la zona, non esiste un progetto per le persone che lavorano e studiano in università. Trasferire la Statale non è solo questione di spazi!

Le responsabilità del Comune:

Il trasferimento delle facoltà scientifiche nel nuovo polo di Rho ha finora visto il silenzio del comune di Milano. Esso, per ora, accetta di buon grado che metà della più importante zona universitaria di Milano venga sradicata e ricollocata in un posto che è fuori dal comune stesso. Questa giunta ha quindi delle grosse responsabilità su ciò che avverrà a Città Studi e non può continuare a nascondersi dietro le decisioni del governo e della Statale. La mancata partecipazione. Il tema della partecipazione non è mai stato al centro dell’agenda dell’amministrazione e degli organi. In questi pochi mesi quella che era una proposta è diventata decisione inamovibile senza nessun tipo di coinvolgimento della cittadinanza e degli universitari. Nei pochi incontri organizzati per presentare il progetto, l’amministrazione e l’università sono state pesantemente criticate senza che nessuno abbia mai considerato di tornare sui propri passi e ascoltare le esigenze del quartiere.

Questo dimostra la totale assenza di volontà di coinvolgere i diretti interessati dal progetto:

per questo invitiamo tutti Mercoledì 29 Marzo alle 14.30 all’assemblea, che si terrà nell’Aula A del dipartimento di Fisica, per organizzarci e decidere insieme sul futuro di Città Studi. Cosa chiediamo al comune. Se veramente l’amministrazione comunale è dalla parte dei cittadini e degli studenti ha il dovere di schierarsi contro lo smembramento di Città Studi e di chiedere ufficialmente al governo che i 130 milioni con cui si ricatta la Statale vengano utilizzati per rilanciare la didattica, la ricerca ed i servizi a Città Studi, la più grande zona universitaria della città.

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