La libertà è tutto. Verso la manifestazione No Tav del 25 febbraio.

Spontanea. Naturale. Senza possibilità di essere mediata. La rabbia è stata l’unico sentimento, l’unica emozione che abbiamo provato la mattina del 26 gennaio quando abbiamo ricevuto le prime notizie sulla operazione di polizia che ha portato all’arresto di 25 persone in tutta Italia, accusate di essere state protagoniste della straordinaria settimana di lotta che, dal 27 giugno al 3 luglio, anche noi abbiamo vissuto con grande entusiasmo e con grande determinazione. L’abbiamo intuito subito dalle dichiarazioni di Caselli (ancora Caselli, sempre Caselli, vaffanculo Caselli) che le accuse non erano tanto importanti in se, ma come sempre in queste maxioperazioni l’importante era comunicare a tutti, alla Valsusa ma sopratutto al resto del paese, che è finito il tempo della democrazia e che qualsiasi espressione di dissenso può costare molto cara, che tu sia un consigliere comunale, un barbiere, uno studente precario o un militante antagonista.

Basta guardare alla composizione del gruppo degli arrestati per capire l’idea di fondo su cui si basa l’ennesimo teorema Caselli: la lotta dei valsusini è legittima, ma è sporcata da alcuni delinquenti che inquinano il pacifico movimento NO TAV. Purtroppo per loro, l’obbiettivo non è stato raggiunto, e anzi siamo convinti che quella rabbia di cui accennavamo all’inizio abbia investito tutti quelli che in questi anni in Valsusa ci sono stati almeno una volta, e tutti quelli che vedono in quella lotta un esempio di libertà e partecipazione.

Non ci sembra un caso che, proprio nel momento in cui nel paese cominciano ad emergere i primi segni di insofferenza rispetto alle manovre targate Ue che il governo Monti sta imponendo, ad essere attaccato sia il movimento No Tav, esempio per tutti di come l’autorganizzazione e la messa in comune di un bisogno possano essere ostacoli insormontabili per chi vorrebbe mettere a profitto ogni singolo aspetto della nostra vita: difendere la Valsusa dalla speculazione oggi, significa opporsi, a partire dai propri territori, a quel processo autoritario e violento di espropriazione del nostro futuro.

In questi anni la battaglia della Valle ci ha mostrato come la conquista di un bene comune debba passare dalla capacità di autorganizzarsi e dalla capacità di costruire quella continua tensione tra la necessità di produrre un consenso orizzontale e diffuso intorno alle proprie rivendicazioni e l’altrettanto importante necessità di rimanere sempre e comunque in conflitto, senza indietreggiare neanche di un passo di fronte alle risposte violente e autoritarie. Perché tanti anni di scambio con la popolazione valsusina, ci hanno insegnato che non solo quelle montagne e quei territori sono dei beni comuni da difendere, ma che è anche la lotta NO TAV in sé ad essere un modello di come possiamo immaginare la costruzione del comune.

Per tutti questi motivi, il 25 febbraio attraverseremo nuovamente con grande gioia i sentieri di Bussoleno e della Valle che resiste, chiedendo l’immediata liberazione dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che oggi sono ancora in carcere per aver espresso la loro indignazione contro la speculazione sulle nostre vite e sui nostri territori.

A loro vanno le nostre ultime parole, perché i compagni rinchiusi ci stanno insegnando quanta dignità, quanto amore e quanta forza si ritrova in chi mette a disposizione la propria vita per un mondo diverso. A loro va l’abbraccio più caloroso che possiamo, con la promessa che non ci fermeremo fino a che non li avremo di nuovo al nostro fianco a lottare per le strade e fino a che non verrà ritirato il progetto TAV.

PER LA VALLE SI PARTE E SI TORNA INISEME!

LIBERI TUTTI SUBITO!

NO TAV IN OGNI CITTA’!

Pacì  Paciana (Bergamo)

Reality  Shock  (Padova)

Z.A.M. (Milano)

Aut Aut 357 (Genova)

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *