Amianto libera tutti!

Il primo di agosto su Repubblica è uscito un articolo dal titolo “Allarme in Val Susa amianto nell’aria”. Ovviamente è un articolo che potrebbe tranquillamente passare nel dimenticatoio, sotterrato dalle vicende olimpiche della Pellegrini, di gran lunga più interessanti delle vite umane; acquista invece rilevanza se messo in relazione alla lotta no tav. Perchè una delle tesi cardine dei no tav è, per l’appunto, la presenza di amianto che con lo scavo di un tunnel andrebbe a disperdersi nell’aria, aumentando così il rischio di malattie cancerogene. Questo allarme esce dopo una settimana in cui l’attacco frontale nei confronti del movimento di opposizione valsusino è stato totale. Da Esposito e le sue tesi pro tav, passando per il SAP che chiede armi sempre più potenti (a quando i bombardamenti con i jet?), fino al ministro Cancellieri, che parla di “violenza pura” negli scontri di sabato 21, senza minimamente preoccuparsi di cosa sia il TAV. Inoltre la valle è stata completamente militarizzata. La paura del black block straniero ha portato un contingente di “forze dell’ordine”, a reprimere e intimidire il movimento.
In questo quadro di attacco frontale, la prima grossa crepa nel disegno accusatorio l’ha portata il movimento, camminando di fianco alle reti sabato 28, in un bel corteo colorato e partecipato.
Un’altra grossa crepa l’ha portata un articolo a favore dei no tav, tra l’altro dalle colonne di uno dei giornali più pro tav che esistano.

L’ondata di entusiasmo che la valle si porta dietro continua ad essere inaffrontabile da parte del “potere”. Di fronte a un movimento compatto, unito e determinato, la parola di Stato è repressione, in tutte le sue forme, dalle più evidenti (come le “perquisizioni”, più simili a intimidazioni) alle denunce e arresti.

Dal 26 Gennaio, giorno in cui Caselli comandò gli arresti-vendetta per gli scontri di Luglio, ancora 3 persone restano in carcere. E recentemente sono state consegnate denunce per gli scontri dell’8 Dicembre 2011, anniversario della presa di Venaus. Ovviamente accompagnate con restrizioni della libertà per quasi tutti gli accusati.
Insomma, tutti colpevoli, a priori.
Colpevoli di essere semplicemente no tav, perchè le accuse mosse sono di essere presenti nel gruppo di oppositori che è arrivato a contatto con le forze dell’ordine.

Teo è un ragazzo del Lambretta che quel giorno è salito insieme a tanti di noi, e quel giorno lo ricordiamo tutti bene. Lanci di lacrimogeni ad altezza uomo, un bosco in parte in fiamme per i lacrimogeni della polizia, un ragazzo colpito in testa con un trauma cranico e una parziale paralisi facciale. Una normale giornata di repressione in Val Susa.

«È stata una giornata in cui la violenza da parte della polizia si è espressa in modo molto forte», racconta Teo, era caduto da poco il Governo Berlusconi, e si era da poco insediato il Governo Monti. Si respirava un clima particolare, come potrebbe essere dopo la caduta di un tiranno». E aggiunge: «In questo quadro di silenzio e di blocco mediatico totale, la repressione della polizia è stata molto dura».

E adesso per la valle circola liberamente l’amianto, mentre chi da anni combatte contro un’opera inutile e dannosa è in stato di libertà limitata. Gli effetti del TAV.
Ma nemmeno davanti a questo attacco il movimento si rassegnerà a consegnare la valle in mano a mafiosi e politici.

«In modo preventivo mi si nega di andare in val di Susa – conclude Teo – senza avere nessuno tipo di prova contro di me. Non è legittimo impedire a un cittadino di esprimere liberamente il proprio dissenso a un’opera inutile e dannosa. Ma questo tipo di misure non incidono sull’attività politica del movimento no tav. E la repressione non determinerà il cessare del conflitto».

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