Covid19 – Era solo una banale influenza

Riprendiamo una tragica storia pubblicata questa mattina sul profilo della campagna OraACasaRestateciVoi.

Non c’è molto altro da aggiungere.


Il 13 marzo mio padre è deceduto per Covid e la situazione che io e la mia famiglia abbiamo vissuto è stata surreale.

Domenica 8 marzo mio padre (residente a Bergamo) accusa stanchezza e affaticamento e per questo misura la febbre: 38. Mia madre chiama il numero 1.500 diverse volte per avere indicazioni, finché un operatore finalmente risponde e le dice che, se ha solo febbre, probabilmente è una banale influenza e le consiglia di coccolarlo un po’ (non sto scherzando!).
Preoccupata dopo altri due giorni di febbre di mio papà, mia madre chiama la dottoressa di base, che per fortuna va a visitarlo a casa e constata una ossigenazione molto bassa, chiama il 112 e mio papà viene portato in ospedale (alla clinica Gavazzeni di Bergamo) e lì muore due giorni dopo. Al momento della sua morte non è ancora disponibile l’esito del tampone fatto due giorni prima, che arriverà solo dopo il decesso: positivo.
Quando vado in ospedale a recuperare gli oggetti personali di mio padre, supplico in lacrime l’infermiera che mi consegna il sacchetto di fare un tampone a mia madre, che è stata a stretto contatto con mio papà già sintomatico, perché è necessario sapere se anche lei è positiva, ma l’infermiera mi risponde che non sono autorizzati a farglielo e che nemmeno a loro (medici, infermieri e operatori), viene fatto.
Mia madre si mette in auto-isolamento, io e mia sorella non possiamo starle vicino nel dolore del lutto e viviamo nel terrore che le vengano i sintomi del Covid mentre è in casa da sola. Solo dopo più di una settimana l’ATS finalmente chiama mia mamma per avvisarla che deve stare in quarantena (per fortuna lei è una persona responsabile e ci ha pensato da sola, non uscendo e non vedendo nessuno, con mia sorella che ha provveduto a farle la spesa e a procurarle tutto il necessario, ma nel frattempo, in mancanza di disposizioni precise, avrebbe potuto uscire e contagiare tutto il quartiere andando in giro a fare la spesa e le varie commissioni). Terminate le due settimane di quarantena, per fortuna mia madre non ha manifestato sintomi e almeno per lei ho potuto tirare un sospiro di sollievo, ma io non dimenticherò mai il modo in cui siamo stati abbandonati a noi stessi…

Mia mamma ha chiamato più volte Ats per chiedere un tampone o un test sierologico e mia sorella ha fatto la stessa richiesta ad Ats tramite PEC, ma Ats ha sempre risposto che, non essendo sintomatica, mia madre non aveva diritto né a un test né a un tampone. Visto che, a più di due mesi dalla morte di mio padre, mia mamma non è stata mai contattata dall’Ats di Bergamo né per il tampone né per il test sierologico, tutti noi (io, mia mamma, mia sorella e mio marito) abbiamo cercato un posto dove poter fare almeno il test sierologico (dato che la Regione non aveva ancora autorizzato i laboratori privati) e abbiamo individuato il Comune di Cisliano, ci siamo iscritti alla lista d’attesa e finalmente due settimane fa siamo stati chiamati, spendendo 45 euro a testa. Ora che so che siamo tutti negativi, almeno posso incontrare mia mamma senza temere di contagiarla o di essere contagiata. Anche il marito di mia sorella avrebbe dovuto fare il test a Cisliano qualche giorno dopo di noi, ma gli hanno dovuto annullare l’appuntamento perché i test sono stati sospesi, dato che Ats ha diffidato il Comune di Cisliano dal farli. Non si capisce come mai Ats diffidi un Comune che si è preso la briga di fare i test che Ats stessa invece nega alla popolazione lombarda.

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