CUTRO. Sulla pelle dei migranti il governo Meloni predispone il terreno per un nuovo esercito di persone irregolari

Cutro, 10 marzo 2023. Tredici giorni dopo il naufragio che ha causato la morte di 32 uomini, 26 donne e 34 minori – e altre persone risultano ancora disperse – il presidente Giorgia Meloni convoca un consiglio dei Ministri straordinario a Steccato di Cutro.
Come gesto simbolico continuamente richiesto dall’opinione pubblica, dal giornalismo mainstream, dall’opposizione per dimostrare cordoglio alle famiglie delle vittime, il governo più razzista di sempre doveva visitare il luogo della tragedia.

Dopo essersi fatti pregare abbastanza, le macchine nere metallizzato arrivano a Cutro, e vengono bersagliate dal lancio di peluche colorati da parte di un gruppo di persone.
Sono giorni dove si recuperano ancora i corpi in mare, dove il dolore di chi è sopravvissuto si mescola a chi ha provato a soccorrere ma non ce l’ha fatta. Qualcuno urla “assassini, assassini”, qualcuno piange, qualcun altro prega.
Nessun membro del governo si avvicinerà alla spiaggia, dove sulla sabbia ancora erano presenti i resti delle vite spezzate dalla negligenza e volontà di alcuni; dalle macchine agli uffici del comune di Cutro, e dopo qualche ora di chiacchiera di nuovo in macchina per tornare a casa.


L’11 marzo, il giorno dopo, abbiamo visto i frutti di questo gesto simbolico: Con il cosiddetto Decreto Cutro vengono proposte alcune norme per potenziare i rimpatri e le espulsioni delle persone straniere che non hanno regolare permesso di soggiorno e viene inserito un reato ad hoc per gli scafisti, questa figura chimerica che pare rischi la vita guidando pescherecci e con le tasche piene di contanti. Non solo, ci sarà anche una stretta sulla cosiddetta protezione speciale, ex protezione umanitaria e strumento propagandistico delle destre.

Con la protezione speciale si era accettato di fare i conti con migliaia di cittadini stranieri senza permesso o con permessi precari che hanno trovato così un canale di regolarizzazione.
Il nuovo decreto punta a limitare il rilascio della protezione speciale, dando alle commissioni territoriali che valutano le domande l’indicazione di interpretare in maniera più restrittiva i criteri per il suo rilascio. Inoltre, verrà cancellata la possibilità per una persona richiedente asilo di non essere espulsa tenendo conto del “grado di integrazione raggiunto in Italia, e in particolare dei vincoli familiare dell’interessato, del suo effettivo inserimento sociale, della durata del suo soggiorno nel territorio”.
Non si capisce come questo possa c’entrare con il contrasto all’immigrazione clandestina, visto che anche solo con questa modifica si stima che più di 11mila persone perderanno un diritto riconosciuto rischiando così di diventare irregolari anche dopo anni di permanenza su questo territorio.

E’ chiaro che il Decreto Cutro ha l’obiettivo di mantenere la linea salviniana di rendere l’Italia un ambiente ostile per le persone migranti tutte; far capire a chi arriva che qui non avrà vita facile e non ci sarà alcun modo per regolarizzarsi. E far capire a chi è qui da anni con un tipo di permesso – come nel caso della protezione speciale – che non è detto che possa rimanere.

Sulla pelle delle persone migranti che hanno perso la vita nel naufragio a Cutro, il governo Meloni ha predisposto il terreno per creare un nuovo esercito di persone irregolari, disincentivando con politiche discriminatorie l’arrivo e la permanenza di cittadini stranieri in Italia.
Non solo, Meloni&co. si impegnano a far passare il messaggio che i responsabili delle morti in mare sono gli scafisti, quando sono solo l’ultimo anello della catena di morte e lo specchietto per le allodole di governi come quello italiano.
Le responsabilità vanno individuate proprio nelle scelte politiche che hanno reso questi viaggi l’unico possibile canale di arrivo sulle coste europee per coloro in fuga da massacri, guerre, persecuzioni o povertà.

Nassi LaRage

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