E sulle droghe…che cosa ci resta?

choice makerIo negli anni ’80 ero una bambina. Abitavo in una bella casa che si affacciava proprio su un parco, a Milano, e ricordo bene mia mamma che ci raccomandava di non raccogliere niente da terra, di stare lontane dagli angolini bui e di non parlare con gli sconosciuti, specie se con un’aria un po’ “strana”.

Ma io non li ho conosciuti “i tossici degli anni ‘80”, ne ho conosciuti altri, più tardi, che però ho capito poi, avevano modalità di consumo delle sostanze stupefacenti molto diverse da quelle che hanno decimato una generazione.

Io sono cresciuta con le pubblicità sull’Aids con l’alone viola intorno alle persone (la sensibilità non è mai stata la qualità principale dei pubblicitari…) e quelle sulle droghe che ci dicevano che cominciare a fumare erba ci avrebbe portato farci di eroina, e quei messaggi spaventosi sul pericolo siringhe, in cui i tossici avevano gli occhi bianchi (mai visto gente così…).

Sono diventata adolescente e giovane adulta negli anni della lotta alla droga, della pulizia sociale, della chiusura dei parchi, della penalizzazione del consumo e criminalizzazione del consumatore di sostanze stupefacenti.

Faccio parte della Generazione X, dove x sta per Ecstasy, delle metamfetamine in discoteca e della droga dell’amore, ma anche della cannabis per tutti, della cocaina per stare al passo, degli allucinogeni per imitare la beat generazione, dell’oppio perché in fondo è naturale, della ketamina perché è tutta particolare, e soprattutto dell’alcool, tanto, tanto alcool. I “miei” tossici sono policonsumatori, dipendono dallo sballo, in tante forme.

Ai miei tempi è vero, di eroina se n’è vista poca, poca davvero.

Ho combattuto contro la recinzione dei parchi, e per una politica antiproibizionista, per la depenalizzazione del consumo e la consapevolezza. Ho lavorato nelle scuole parlando di droghe, ma soprattutto di consumi, di dipendenze e di responsabilità. Mi sono confrontata con centinaia di studenti che mi hanno sempre dimostrato quanta fame di informazioni, ma anche di riflessioni ci sia su questi argomenti fra i giovani. Ho scoperto leggende metropolitane, ho risposto a domande curiose e chiarito dubbi. Forse ho evitato che qualcuno usasse droghe, sicuramente ho permesso loro di usarle con più cervello.

E intanto eccola, la legge Fini-Giovanardi contro le droghe, la parificazione in termini giuridici e repressivi delle sostanze leggere e pesanti, e qui permettetemi una breve digressione. Non amo la definizione leggero e pesante normalmente attribuita alle droghe. Credo che porti in sé un fraintendimento: le droghe leggere non sono meno pericolose delle droghe pesanti, non danno meno dipendenza, provocano dei danni. Preferisco parlare di consumi pesanti e consumi leggeri, perché conosco troppe persone che hanno come unico obiettivo delle proprie giornate “il fumo” e non sono sicura che una droga sia più pericolosa se può portare overdose, e lo sia meno se però può comunque rovinarti la vita. Ma qui si sa, apriamo un capitolo di discussione e dibattito davvero ampio, chissà se un giorno ricominceremo a parlarne …

Anni fa ho scelto di pensare che il consumo di TUTTE le sostanze stupefacenti sia legittimo se fatto con competenza (sapere cosa mi faccio riduce i rischi legati al consumo) e consapevolezza (sapere chi sono mi farà evitare sostanze non indicate per la mia personalità). Non fraintendetemi, a chi me lo chiede consiglio di NON usarle le droghe, ogni sostanza a modo suo, con i suoi tempi e le sue peculiarità provoca dei danni nel nostro organismo, dunque evidentemente evitarle è meglio, ma capisco (e condivido) il desiderio di provare qualcosa di nuovo, di superare i propri limiti, di sperimentare e forse anche, semplicemente, di combattere la noia.

Sono cresciuta negli anni di MDMA, il Movimento Di Massa Antiproibizionista, le campagne sulla legalizzazione e l’autoproduzione, le feste della semina e del raccolto e le accese discussioni sul consumo consapevole e sulla cultura legata alle sostanze.

Adesso che cosa ci resta? Ci resta la Fini-Giovanardi e le carceri piene di consumatori, tossicodipendenti e piccoli spacciatori, i servizi sociali oberati di lavoro con i minorenni beccati con una canna da fumare insieme agli amici.

E poi è tornata lei, l’eroina. Dopo tanti anni di consumo marginale è tornata. Poco iniettata, molto di più fumata, con quella finta certezza che in questo modo faccia meno male, e dia meno dipendenza.

Non credo nei falsi buonismi dell’allarme eroina fra i giovani, ma grido allo scandalo della miopia dei politici, degli educatori in senso lato, del mondo degli adulti, che fingono che il capitolo sostanze stupefacenti sia limitati ai giovani e vada affrontato solo in termini repressivi.

Perché è tornata l’eroina? Perché il NON parlare NON aiuta i giovani a fare scelte consapevoli.

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