Il giorno del colloquio- aggiornamenti sugli arrestati

San Vittore ti accoglie male. Porte piccole, di ferro, in un muro immenso e davanti la macchina della polizia penitenziaria. Appena entri già partono le sbarre, una porta telecomandata e poi il regno dell’irrazionalità, dell’arbitrarietà. Nessuna informazione, nessun avviso, nessun aiuto. Le disuguaglianze aumentano: basta possedere una penna e sapere l’italiano per sentirsi privilegiati.

Oggi sono entrata in questo regno per andare a trovare Nic. Dopo due settimane di detenzione ho finalmente ottenuto il permesso di vederlo,  una sola volta. Ne ho approfittato per portargli un pacco: vestiti pesanti e qualcosa da leggere.

Dopo una serie di porte, chiavi e chiavistelli ci siamo ritrovati insieme, in un gabbiotto, con un tavolo da giardino e due sedie di plastica. Bisogna stare seduti: niente abbracci, niente baci, solo parole. Perciò, ora, ecco gli aggiornamenti: Nic sta bene, si è ambientato e attende il 16. Ho provato a portargli la solidarietà del mondo “di fuori” e ne è molto contento.

Nella sala d’ingresso ho incontrato quelli che stavano andando a trovare Marcelo e Lorenzo, che mi hanno raccontato che anche loro stanno bene. I “No Tav”, adesso, sono tutti al sesto raggio, anche se non in celle vicine. Ricevono la posta, che li aiuta a sopportare queste giornate.

(queste giornate passate attraversando il carcere impongono di rifletterci- proverò, con più calma, a scriverne)

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