Lettera per Nic – 2

Dobbiamo esserci

 

Ho guardato sempre in faccia quello che era vero 
per andare avanti e ricominciare 
ricominciare da zero 
da zero ricominceremo insieme 
in un’ora fredda come il vento che porta la neve 
quando ti sembra di non vedere la fine 
e ti chiedi come fai a non perdere la testa 
quando ti sembra di non conoscere più il posto dove stai 
e ti chiedi come fai a non affondare 
in un’ora come questa ora vieni vicino 

 

Questo non è un appello, non è un’analisi della situazione, non è un “fare il punto sulla fase”.

Sono giorni intensi questi che stiamo vivendo.

Siamo coinvolti emotivamente, perchè colpiti negli affetti oltre che politicamente.

Amici e compagni arrestati. Per le lotte in Val Susa, questa volta. Ma poteva essere per un picchetto contro la chiusura d’una fabbrica o per un’iniziativa antifascista. O per uno sgombero di uno spazio.

Amici e compagni che da un momento all’altro non senti più, non vedi più. Sono dentro, in carcere e tutto quello che prima era e sembrava normale non lo è più, tutto quello che sembrava lontano ti entra nella quotidianità con la forza di un treno sparato a tutta velocità e apparentemente inarrestabile.

Sono giorni in cui si scopre ciò che manca e a cui di solito non si presta attenzione. Sono giorni in cui ci si accorge dell’umanità, della sensibilità delle persone, di come siamo fatti di stomaco e cuore oltre che testa e raziocinio.

Sono giorni in cui l’equilibrio tra questi elementi vacilla e non sempre è facile tenerli insieme, non sempre è bene tenerli in armonia.

Sono giorni in cui rivedi tante facce che lo scorrere frenetico della normalità ti aveva quasi fatto dimenticare, giorni in cui noti i piccoli gesti che i tempi e i ritmi delle giornate ordinarie solitamente ti fanno perdere per strada.

 

vieni vicino per oggi siamo una guida 
queste non sono favole penso resti un’amica 
un valore vero fatti non parole non proclami 
non potete fermarli: sono fatti reali 
è una di noi perché è una di noi 
è una legge di natura che dirti? che vuoi? 
ora muovo un passo è il nostro coraggio 
non torno a mani vuote al mio villaggio 
la nostra vita contro quella di chissà 
solidarietà contro tabù e falsità 
e anche quante stecche ora sento lì fuori 
avidi sorrisi per realtà d’avari 
a noi invece piace pensare al tutto 
anche senza macchinone poi non è così brutto 
forse io non sono tu non sei ma so che sei una 
una di noi 

 

In queste settimane in tanti abbiamo ri-provato, qualcuno per l’ennesima volta, qualcuno forse per la prima, cosa significhi essere parte di una comunità, di un’insieme, di un tutto che è magmatico e spesso indefinibile, difficile da spiegare quanto forte e limpido dentro da sentire.

Il coraggio per affrontare porte blindate e cancelli arriva da ciò che il tempo ha saputo costruire dentro le persone, nelle loro convinzioni, nei loro principi e valori, nei loro credo, nelle idee a volte confuse quanto convinte che gli eventi hanno saputo scrivere e incidere dentro i corpi al momento reclusi. Ma arriva anche (e viene alimentato) dai segnali che la propria comunità sa trasmettere da fuori in mille modi, con le lettere, i rumori sotto le mura, i pacchi con gli indumenti, i colloqui con i mille racconti di ciò che accade fuori.

Il coraggio, per chi rimane fuori e non si vuole arrendere alla tristezza e alla rassegnazione di una mancanza, analogamente si trova nella partecipazione all’agire collettivo che si attiva per chi è dentro, per le persone recluse e per le battaglie che hanno combattuto e per cui sono recluse.

Amici di vecchia data che il tempo ha fatto un po’ perdere di vista, vecchi compagni e compagne di precedenti esperienze che hanno solcato strade diverse negli anni, fratellini più giovani alle prime armi e sorelline nuove che si affacciano da poco sulla ribalta di questo magico e pazzo mondo che chiamiamo movimento….nessuno ha potuto vivere bene queste settimane (ne potrà vivere bene le prossime) se non dentro la dimensione del fare collettivo.

 

il tempo passa e guarda cosa ci lascia pensaci 
non sono solo immagini 
quanti di noi respinti hanno già perso i loro istinti 
nel mezzo invisibili 
spalle al muro e davanti il presente 
spacciato come l’unico futuro 
ma vedi io so che quello che abbiamo 
è solo quello che noi ci siamo presi 
e tu sei così speciale che vederti lasciarti andare 
è un delitto tale 
un’altra notte diventa mattina 
per istinto ti cerco 
non vorrò niente in cambio 
se non vederti splendere come una goccia di sole 

 

La vita porta le storie dei singoli non sempre a coincidere all’infinito: chi cambia città, chi ha un lavoro che non gli lascia più tanto tempo come prima, chi ha un figlio e tutto cambia, chi semplicemente decide che un certo modo di vivere è passato e vuole continuare ad essere ciò che era in modi diversi…ci sono però i momenti in cui tutto ciò svanisce per un secondo, in cui le mille strade prese sembrano tornare ad essere quello che poi realmente sono, ovvero semplicemente diversi percorsi che portano agli stessi luoghi. Riscopriamo così in realtà non il dispiacere di quella che sembrò una separazione, una cesura, un trauma a volte vissuto come tradimento; riscopriamo che tutto ciò è solamente stata la ricerca di un cammino che avvenisse su strade e con tempi il più possibili consoni ad ognuno. Ci ritroviamo e ci riconosciamo. E ci accorgiamo di quanto vasto è il mare ci cose che ci lega e quanto scarno il rivolo di elementi che ci differenziano.

 

c’è chi si perde perché non c’ha mai creduto 
e non ci crede 
come scusa dice quando avrai trent’anni è normale 
continuo ad invecchiare e sono veramente certo 
sono Castro X e ancora mi diverto 
la musica è importante è un colore della vita 
colonna sonora del battito di strada 
che il vento e la sabbia non annebbino la mira 
l’essere uniti è un’arma calibrata 

 

Una canzone di tanti anni fa diceva: “…prigione, evoluzione matematica del potere, la metti in conto se vuoi vivere senza reprimere l’istinto di reagire”.

Noi viviamo le nostre mille differenti vite perchè non sia più necessario mettere in conto tutto ciò. Siamo tanti, tantissimi a volere che sia così. Molti di più di quanto solitamente noi stessi si pensi. Non facciamo tutti le stesso cose-e per fortuna!

In queste ormai tre settimane ci siamo rivisti e abbracciati. Continuiamo a farlo. Servono tutti, serve il cervello, il cuore, lo stomaco, l’anima, le mani, gli occhi, il corpo di tutti.

Stiamo riuscendo a vivere con gioia, forza ed entusiasmo una situazione difficile e dolorosa, che avrebbero voluto portasse solo frammentazione, spaesamento, paura, impotenza. Per questo non l’avranno vinta, mai, ne questa volta e nemmeno la prossima.

La rabbia che abbiamo dentro non si spegne certo in fretta, l’odio che ci provocano non sarà mai sopito. “Senza rabbia non essere felice” ci dissero dalle rivolte di Los Angeles nel ’92.

Ma non siamo solo questo e negli anni, nei momenti difficili abbiamo imparato la proficua alchimia di ciò che solo apparentemente si respinge e che in noi è invece contraddizione necessaria e principio di complementarietà.

Siamo un insieme di emozioni e sentimenti in cui gioia, rabbia, entusiasmo, odio, dolore, forza, amore, determinazione convivono, s’intrecciano, si contaminano. Siamo ricchi dentro e per questo generosi all’infinito!

 

odio e amore 
negli anni hanno invaso il mio cuore 
sarà forse per questo che disprezzo chi lo invade di paure 
chi ha il cuore pieno di scorpioni interessi pregiudizi così bassi 
che sono vergogne antiche come le montagne 
sarà che confondo il mezzo con il fine per andare avanti 
ma non ho mai ceduto senza battermi 
anche se nel tempo ho dato ho avuto 
e ho imparato a convincermi 
che questo non è il mondo dei pari 
ma il regno dei dispari 
resisti 
giorno dopo giorno 
in fondo nel viaggio non c’è molto da scegliere 
o ti batti o ti fai battere 
forse io non sono tu non sei ma so che sei uno 
uno di noi 

uno di noi perché è uno di noi 
non è una favola è uno di noi 
una di noi perché è una di noi 
forse è una favola una di noi 
uno di noi una di noi 

come i graffiti lasciati su un cuore in piena 
da una goccia di sole così bella come la primavera 
una meteora che vola oltre l’orizzonte senza paura 
senza paura di essere libera.

 

Lollo è a casa, pieno di limitazioni che ce lo rendono ancora inavvicinabile. Niccolò sapremo tra poco come andrà. Maurizio e Marcelo sono in carcere. C’è ancora tanto da fare, siamo solo all’inizio.

Questo non è il mondo dei pari ma il regno dei dispari. O ti batti o ti fai battere.

Dubbi sul da farsi? Non credo proprio…

Grazie a tutti, ci volevate!

 

bp

(grazie ad Assalti Frontali)

 

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