Erano respingimenti collettivi. La Corte europea dei diritti dell’uomo ammette i ricorsi dei migranti sudanesi
Il 24 Agosto 2016 40 cittadini sudanesi, vennero fermati dalla Polizia a Ventimiglia, espulsi e rimpatriati a seguito di un accordo di cooperazione firmato dal capo della Polizia Gabrielli e il suo omologo sudanese di Khartoum.
I ragazzi, assistiti da avvocati dell’Asgi e dell’Arci, hanno presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo che oggi li ha dichiarati ammissibili e ha chiesto al governo italiano di fornire giustificazioni al proprio operato entro il prossimo 30 Marzo.
Il giorno dell’espulsione dei 40 sudanesi la reazione dei migranti e dei solidali fu molto forte, accese grosse proteste contro quello che era chiaramente un respingimento collettivo e illegittimo. Il capo della Polizia Gabrielli ha sin dall’inizio rivendicato l’assoluta correttezza del suo operato poiché avrebbe: “Rispettato le procedure di diritto nazionale e internazionale. L’accordo di cooperazione con la polizia sudanese avrebbe soltanto contribuito a velocizzare le operazioni di identificazione ed espulsione”.
Alcuni cittadini sudanesi che, in quell’agosto riuscirono a sfuggire al rimpatrio, hanno poi ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale in Italia “in quanto soggetti a persecuzioni e discriminazioni nel Paese da cui provenivano”.
Nei ricorsi presentati sono state denunciate la violazione di diverse norme della Convenzione di Ginevra e la corte europea per i diritti dell’uomo li ha adesso ritenuti ammissibili.
Ventimiglia è una piccola città di frontiera con un forte flusso migratorio, specialmente negli ultimi anni. Tutt’ora, con le condizioni atmosferiche sfavorevoli, circa 300 ragazzi dormono nei container della Croce Rossa, mentre altri 200 continuano a “preferire” il ponte delle Gianchette.
La repressione nei confronti dei migranti e dei solidali è costante non vale lo stesso per l’attenzione mediatica che si concentra solo nei periodi caldi dell’emergenza durante l’estate.
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