Sedi dell’estrema destra, Aler e tante altre storie

Accoltellato un compagno. Ancora episodi di violenza a Milano firmati Bone head.

La zona della colluttazione è la Stazione Centrale.
Non si sa chi siano gli aggressori, ma il loro abbigliamento inconfondibile da “teste rasate” non ha lasciato molti dubbi sul loro “credo” e sull’appartenenza politica. Nessuna certezza se facciano parte di gruppi organizzati o meno. Ma giravano con i coltelli e con quelli hanno risposto per piegare il compagno che in questo momento si trova in ospedale, non in pericolo di vita, ma comunque grave.
Questi episodi, oltre a scatenare preoccupazione e rabbia, fanno inevitabilmente riflettere sulla situazione dell’estrema destra in una Milano sempre più multiculturale e metropoli europea. I gruppi di estrema destra milanesi, pur non contando su numerosi seguaci e militanti, godono del piacere di disporre di diverse sedi e luoghi di incontro da cui diffondere idee fasciste, xenofobe, antisemite, sessiste.
Da tempo parliamo del tema degli spazi a Milano. Una città dove è sempre più difficile mettere in campo la legittimità di un luogo in cui crescere culturalmente e socialmente, luoghi di solidarietà, di antirazzismo, antissessismo, antifascismo. Ebbene, nella Milano della riflessione sugli spazi, la legittimità di quelli occupati, i nuovi bandi per associazioni e comitati, nella Milano delle case popolari sfitte, delle liste d’attesa, del disagio di non avere un luogo d’incontro, gli Hammerskin, gruppo di estrema destra  che usa la violenza come strumento d’azione, che diffonde i principi del nazifascismo e porta avanti una cultura di odio, misoginia, e xenofobia, hanno una sede.
Una sede legale, ma non legittima, concessa da Aler sotto la precedente giunta comunale. Uno spazio che avrebbe magari potuto vincere un’associazione per il diritto ai migranti, o la casa delle donne, o un caffè letterario … Aler  invece l’ha assegnata proprio a loro, “bravi ragazzi” nemmeno nell’aspetto.

Continua la barzelletta di Aler. Ma ormai non ci si stupisce più. Coinvolta dalla testa ai piedi negli scandali prima firmati ‘ndrangheta poi tangenti e corruzione, l’ente che gestisce l’edilizia pubblica si mostra sempre più inadeguato a rispondere alle esigenze della popolazione.

Aler non è in grado di disporre dell’edilizia pubblica.

Non è solo un problema di speculazione (come se fosse poco), ma diventa un problema  per la città Medaglia d’ora alla Resistenza: agevolare la diffusione di idee quali quelle sostenute da gruppi come hammerskin, dare loro una sede, fornire una base di lavoro e dare la possibilità di creare proselitismi laddove invece si dovrebbe ostacolare, costituisce oggettivamente un problema. Un problema che purtroppo non si può affrontare solo a livello politico. E’ una questione di incolumità fisica per chiunque sia considerato “diverso” da quello che queste persone considerano “normale”.

La vicenda di domenica diventa quindi spunto per una situazione più generale: la legalità di uno spazio, come quello degli Hammerskin, è davvero chiave di lettura principale per l’intoccabilità dello stesso? Non sarebbe più sano, e lo ripetiamo, parlare della legittimità di un posto, data dal lavoro che fa, dal radicamento nel quartiere, dai servizi che offre, dal tipo di valori che da lì si vogliono diffondere?

Ancora una volta il parametro legale – illegale fallisce nel momento in cui non si valutano le reali esigenze di una città e del suo territorio.
Le sedi dei fascisti si devono chiudere, non aprire.

Gli spazi sociali che offrono reali possibilità di crescita e sviluppo devono poter legittimamente uscire dal perenne stato di precarietà in cui versano.

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