Striscia di Gaza: vento di guerra?

La tensione resta alta tra Israele e Palestina.

Le ultime notti sono trascorse per i palestinesi sotto i continui raid israeliani e ieri in giornata il primo ministro Netanyahu a Ashkelon  incontrando decine di ambasciatori stranieri ha dichiarato: “Il mondo deve comprendere che Israele ha il diritto ed il dovere di difendere i propri cittadini..Non starà con le mani in mano”.

Queste parole arrivano all’indomani dell’ultimo e sanguinoso attacco sferrato alla striscia di Gaza dai cannoni e dagli aerei da guerra israeliani e che ha  portato all’uccisione di 7 palestinesi e al ferimento di oltre 52 persone, civili e inermi; alle dichiarazioni di Netanyahu si sommano  e seguono le parole di Barak, il ministro della Difesa, che minaccia Hamas: “Pagherete un caro prezzo”.

Tutta la nazione ebraica ha potuto seguire in diretta la caduta di un centinaio di razzi palestinesi lanciati in risposta all’escalation israeliana degli ultimi giorni nella zona di Sderot e diversi canali della tv di stato hanno illustrato tutte le possibilità di azione dell’esercito israeliano per contrastare i lanci palestinesi, tra cui  “Non raccoglieremo le loro tasse e non le trasferiremo” (fu stabilito così  dagli Accordi di Parigi tra Israele e ANP, in cui si decise che fosse  Israele a raccoglierle e girarle al governo palestinese), una minaccia che se messa in pratica metterebbe in ginocchio il governo palestinese.

Netanyahu in conferenza stampa ha illustrato l’inevitabilità di questa guerra, mentre Abbas, presidente dell’Autorità Palestinese, durante la commemorazione della morte di Yasser Arafat, sempre ieri, ha dichiarato “Andremo questo mese alle Nazioni Unite, nel 2012 e non nel 2013 o nel 2014. Tra due giorni la Lega Araba annuncera’ la data”.

Le pressioni sui territori palestinesi arrivano anche dagli Stati Uniti i quali premono per evitare che Ramallah si presenti nuovamente alle Nazioni Unite per chiedere che la Palestina venga ammessa come membro osservatore.

Obama, anche se stavolta privo del potere di porre il veto alla richiesta palestinese in quanto a votare  sara’ l’Assemblea Generale e non il Consiglio di Sicurezza, ha comunque chiamato Abbas per esprimergli l’opposizione degli Stati Uniti alla decisione di presentarsi di fronte all’Assemblea Generale.

In risposta Abbas ha spiegato le ragioni di tale presa di posizione: la continua attivita’ di colonizzazione israeliana e le aggressioni israeliane a cittadini e proprietà'”.

Se Abbas si presentasse di fronte all’Assemblea Generale dell’ONU, avrebbe bisogno della maggioranza semplice ( obiettivo assolutamente raggiungibile) e il si’ del Palazzo di Vetro permetterebbe alla Palestina di accedere a organi quali la Corte Internazionale di Giustizia.

Nell’ipotesi, più che probabile che l’assemblea voti a favore, la Palestina potrebbe trascinare Israele di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia con l’accusa di aver commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Tutto ciò, ovviamente, alzerebbe di molto il peso contrattuale palestinese.

Intanto ieri in serata è arrivato un  comunicato diffuso da Hamas in cui si  afferma di essere pronti alla tregua “se Israele fermera’ la sua aggressione”.

 

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