Grillo fatti i cazzi tuoi
Sarà che ci sono cose che ti colpiscono nel vivo della tua vita, dalle quali ricavi una sensazione di invasione nella tua faticosa quotidianità.
Sarà che c’è una brutalità insopportabile in chi parla a platee inspiegabilmente ampie di cose delle quali non ha la minima cognizione.
Sarà che ci sono persone che se lo dice quello o quell’altro qualcosa di vero ci deve pur essere, e così ci credono, e contribuiscono a diffondere un senso comune ignorante, spostando l’attenzione da quello che, intorno a loro, succede davvero.
Sarà… ma le parole di Grillo sulla mammografia e il dibattito che si è scatenato mi sta facendo attorcigliare lo stomaco da giorni, e allora provo a mettere giù qualche pensiero, da un punto di vista strettamente personale e a partire dalla mia esperienza di vita e di salute.
Avevo 31 anni nel 2006, quando mi hanno diagnosticato un tumore al seno, dando inizio al mio viaggio attraverso la sanità e i reparti oncologici di diversi ospedali milanesi. Per la precisione gli esami chiarirono che di tumori ne avevo diversi: per mia fortuna (!) uno è diventato abbastanza grosso e da essere sensibile al tatto. E allora medico di base, mammografia urgente, diagnosi, intervento di mastectomia, chemioterapia, ricostruzione plastica, esami di controllo ogni tre mesi, poi ogni sei, poi ogni 12. Un percorso che dura ancora oggi, perché l’ultimo intervento di chirurgia plastica prenotato nel 2012 l’ho fatto il 4 maggio scorso…
Sono tante le cose da dire sulla sanità, tante le riflessioni che questi 9 anni mi hanno stimolato. Ma la prima, quella che più ha catturato la mia attenzione, è l’età delle persone che ho incontrato nel mio percorso. Convinta di essere un caso raro, con un tumore a poco più di 30 anni, mi sono invece trovata con compagne di stanza spesso coetanee, a volte più giovani di me. Quelle che avevano superato i 45 anni erano lì, praticamente tutte, a seguito dei risultati delle mammografie previste dallo screening: ogni regione si regola, in Lombardia dopo i 45 anni ti mandano una lettera in cui ti consigliano di fare una mammografia di controllo preventivo ogni due anni. L’esame in questo caso è gratuito. Le più giovani invece se ne sono accorte tutte per caso, grazie al fatto che, palpandosi, avevano riconosciuto qualcosa di estraneo, e l’avevano fatto controllare.
In moltissimi casi il tumore al seno oggi si cura. Si guarisce. La differenza la fa, sempre, la diagnosi precoce. E la diagnosi precoce dipende dagli esami che fai.
Ma la differenza non è solo se sopravvivi, come dice Grillo che, lasciatemelo dire anche con un po’ di astio, farebbe bene a farsi letteralmente i cazzi suoi.
La differenza è la qualità della tua vita dopo gli interventi e le cure. La differenza è nella parte del tuo corpo che si portano via, e in quello che ti lasciano.
Quando ti dicono che hai un cancro a trent’anni, l’unico pensiero che hai è sopravvivere.
Col tempo invece fai i conti con il tuo corpo e le sue trasformazioni innaturali, con il senso di te nel tuo rapporto con gli altri e con lo specchio. E se da un lato ringrazi chi, lavorando in ospedali che sono catene di montaggio degli interventi, con ritmi e turni incredibili, poco personale, organizzazione insufficiente, ha comunque trovato il tempo di consigliarti, e insistere, a non pensare solo al presente e alla sopravvivenza, ma anche al futuro, a impostare il tutto per poter avere una qualità di vita migliore una volta guarita. Se da un lato c’è questo, dall’altro pensi che forse, se avessi fatto un controllo prima, forse una parte di ‘sto calvario te lo saresti risparmiato, e adesso non saresti sempre a pensare a cosa si vede se metti quella maglietta…
Lo so che quasi nessuno di sua sponte si mette a fare una mammografia senza motivo a trent’anni.
E tante sono le critiche che si possono fare al sistema sanitario, e soprattutto a chi ci fa gli affari.
Ma il tema è piuttosto quanto costa fare una mammografia fuori dai protocolli, e se i protocolli fanno i conti con la realtà delle malattie o con la compatibilità economica, a quanta prevenzione stiamo rinunciando in un sistema gestito in questo modo, chi ha accesso alle cure e chi no, quali settori stiamo abbandonando perché non sono economicamente redditizi…
Anni fa per fare una mammografia si aspettavano mesi, oggi poche settimane. No, non vi illudete che il sistema sia migliorato, è la crisi che ancora una volta entra nelle nostre vite dalla porta sul retro: la gente fa gli esami solo se sta male, perché la prevenzione costa cara.
I casi di cancro al seno sono in aumento, soprattutto fra le più giovani.
Quindi fate gli esami preventivi. Toccatevi e imparate a conoscere il vostro corpo, andate dal ginecologo e fate una mammografia ogni tanto.
E quando Grillo apre bocca per parlare delle vostre tette, tappatevi le orecchie o mettetevi a cantare a squarciagola, anche questo fa bene alla salute.
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