L’Osteria Pane&Rose al Ticinese. Storia di una bellissima avventura

 

10426806_785042038196679_6531590892806494540_nTutto è nato da una nottata di chiacchiere estive, poco meno di un anno fa.

C’era stato da poco lo sgombero da via Olgiati in Barona – dov’eravamo prima – periferia Sud di Milano. Due giorni dopo avevamo già rioccupato, scegliendo questa volta uno spazio comunale e centrale, una scuola abbandonata da anni nel cuore dell’Area C del Ticinese.

Zam 3.0 aveva trovato casa a ridosso della Basilica di Sant’Eustorgio, in faccia ad una delle zone più frequentate dello shopping e della movida milanese, appena oltre piazza XXIV Maggio ma ancora per metà dentro uno dei pochi quartieri popolari che resistono intorno alla cerchia dei bastioni.

Ci siamo detti: partiamo dal cibo. Apriamo un’osteria, apriamoci al quartiere. Proviamo a costruire un progetto che tenga insieme la qualità degli ingredienti e i prezzi accessibili, la spontaneità dell’autogestione e la quotidianità dell’impegno, il carattere popolare e l’attenzione alla cura… il Pane e le Rose. Un progetto aperto a tutti, a chi lavora, abita, attraversa, vive la città.

Un’estate di lavori, un autunno di autofinanziamento e un Novembre che finalmente “Si aaaaaaapreee!”. Nessuno di noi era esperto, avevamo lavorato come volontari nei campi autogestiti delle BSA, ma lì c’erano gruppi organizzati e chef professionisti, noi eravamo in 3 e per la prima volta gestivamo un’osteria, dal menù alla spesa, dal cortile ai fornelli, dall’accoglienza alla gestione delle comande, era tutto un esperimento da costruire. Entusiasmo, cuore e passione, altrimenti non ce l’avremmo mai fatta…

Come quando il lunedì mattina entrando in cortile pareva di attraversare le foreste del Vietnam e la sala era tutta appiccicosa di alcool bibite cenere e resti di feste e pazze serate; come quando non partiva la stufa e ti trovavi alle 9.30 dentro Zam vuoto, tutti davanti al forno per non congelare; come quando preparavamo per 20 e venivano in 3 oppure per 10 e venivano in 30…

Eppure funzionava, il nostro gruppetto cresceva e la gente veniva, tutti i giorni. Che posto è? Ma qui si può mangiare? Noi ci organizzavamo sempre meglio, anche grazie alle chiacchiere con i compagni di altre cucine autogestite e ai consigli degli avventori, imparavamo dalle loro astruse domande a raccontarci e farci raccontare. Ma non fate gli scontrini? E se arrivano i controlli? In che senso ‘occupato’?

7 mesi di pranzi per sempre più persone. E poi le cene, gli eventi, le attività extra: le cene benefit segreteria legale – una al mese – e quelle per diversi progetti esterni; i pasti per i gruppi e gli artisti nei weekend; le “cene musicali” come quella per la presentazione de La Terra Trema, quella etnica con musica balcanica o quella benefit per i lavori di ampliamento della cucina con la mitica Banda degli Ottoni. Qua e là, poi, per non annoiarsi troppo, gli eventi di più giorni, i nostri tour-de-force: l’occupazione temporanea dell’Ex Acqua Potabile, la settimana di “controsalone” Re-Week, la seconda edizione di Zam Film Festival e pochi giorni fa la prima LadyFest milanese.

7 mesi di gioie, fatiche, scoperte, preoccupazioni e soddisfazioni…  Fino a quando con la scusa di un improbabile imminente pericolo di crollo dell’edificio, ci arriva secca la notizia: Zam verrà sgomberato, a breve.

Sapevamo di aver puntato alto. Sapevamo che occupare qui sarebbe stato scomodo per molti. Ma non sono certo le sfide a spaventarci, anzi. Forse spaventa di più guardare questo quartiere in così rapida trasformazione, spaventa sentire quel vento di cambiamento che promette restyling e valorizzazioni culturali della zona, gonfio di compravendite e gestioni immobiliari. Un vento che porta acquisti di proprietà private e soffia via abitanti in affitto e residenti a basso reddito, oltre che un centro sociale. Un vento che abbatte il mercato comunale per farne uno nuovo, con affitto triplicato ma… vuoi mettere la vista sulla Darsena? Un vento che si lascia alle spalle riassetti urbanistici chic e prezzi aumentati, che prepara ad Expo il Ticinese e tutta la città vetrina.

Noi comunque siamo pronti, anche a ricostruire tutto da capo, se sarà necessario. Abbiamo giusto bisogno di un po’ di tempo per organizzarci.

Quel che è certo è che noi non crolliamo, nemmeno se ci venite a sgomberare.

#CrollatePrimaVoi

 Osteria Pane&Rose – Zam

#ilLambrettaResiste #LottoColLambretta

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