Milano odia, l’Atm non può sparare
Ore 00.47, stazione della metropolitana di Zara. La metro che ho preso è l’ultima del servizio, non c’è tanta gente, sono tutti abbastanza silenziosi, perlopiù stanchi da turni di lavoro che finiscono ad un orario tale per cui a mezzanotte e quarantasette sono ancora sulla metro.
Al passaggio dai tornelli, un ragazzo sulla 30ina scarsa, capello moro, carnagione chiara, polo e bermuda, accelera leggermente il passo e passa subito dietro un signore cingalese senza biglietto. “Uè vieni un po’ qua…!” si sente gridare. Non lo vedo, ma è evidentemente il controllore. Il ragazzo mi sa che ha pensato la stessa cosa, perchè senza voltarsi a guardare accelera ulteriormente il passo e inizia a salire i gradini due a due. “Daaai, mo’ non ti mettere pure a correre” dice di nuovo la voce, con un misto di paternalismo e sprezzo, con un tentativo di umiliare chi ha fatto qualcosa che non dovrebbe.
Eccheccazzo, penso io, è quasi l’una, che voglia puoi avere di fare una piazzata a quest’ora….mentre salgo le scale, con la coda dell’occhio, lo vedo. O meglio, Li vedo, due energumeni vestiti in blu scuro, con un’enorme scritta “sicurezza atm”, e delle giubbe antiproiettile. Salgono le scale in fretta, ma quando raggiungono me e le 3 persone che ho di fianco siamo a pochi metri dalla superficie.
“E’ scapato” dice un signore arabo che ha passato i 50, con le mani sporche di vernice, sorridendo. Lui il biglietto l’ha pagato, è passato dal tornello di fianco al mio, lo dice per sdrammatizzare. “Tu fatti i cazzi tuoi!” gli dicono gelidamente, praticamente all’unisono, e mentre scansano noi 4 le loro due pistole ci ciondolano davanti, all’altezza della faccia. Arrivati all’altezza della strada si piazzano a braccia conserte, con le loro armi e le giubbe antiproiettile, a controllare all’orizzonte se trovano il fuggitivo.
Penso che manco potrebbero stare lì, che sono la sicurezza dell’atm e giù dovrebbero stare. E penso a che voglia possano avere di inseguire un povero stronzo che non aveva fatto il biglietto. E che se gli hanno dato le pistolone, a quei due energumeni, è per difenderci da gente pericolosa e non da un ragazzo in polo e bermuda che quel giorno non ha fatto il biglietto.
E penso che se non lo vedo vuol dire che quel ragazzo oltretutto vuol dire che ha corso pure parecchio, mo che è l’una meno dieci e magari arriva da un turno di lavoro stancante. E penso a quanto la percezione del pericolo incateni la gente, quanto la paura di un terrorista che si fa esplodere ti faccia vedere addirittura di buon occhio due totali sconosciuti che se ne stanno lì con le loro pistole a rispondere male alla gente, e che comunque contro il terrorista non potrebbero fare un cazzo di niente.
E penso che tutto sommato, all’una meno dieci di notte, in Zara, quei due imbecilli con le pistole, che con lo sguardo ubriaco di potere scrutano l’orizzonte alla ricerca della loro preda, sono la cosa più pericolosa nel raggio di un km. E lo penso io, e lo pensa l’arabo con le mani sporche di vernice, e il signore cingalese, e il ragazzo coi bermuda che chissà mo’ dov’è finito, e un ragazzo con ancora la camicia da barista addosso, e una ragazza che appena li vede guardare nella sua direzione guarda in basso dalla parte opposta.
Lo pensiamo tutti e lo sappiamo tutti, mentre si crea il vuoto intorno a quei due armadi blu con pistole e taser scintillanti.
Non siete i benvenuti qui, ammesso che esista un posto in cui lo siete, boriosi finti-sbirri.
cb
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