Pranzo di gala

 

M15Nell’Estate 2007, subito dopo lo sgombero dell’occupazione di Volturno 33, un gruppo eterogeneo di compagni decise di iniziare a raccogliere racconti ed interviste sui 20 anni precedenti di movimento a Milano.
Non era un periodo facile per chi faceva politica dal basso e l’intenzione era quella di produrre un libro che riuscisse a trasmettere un po’ di memoria su quel che era stato. 
Poi, nell’Autunno del 2008, venne il grande movimento universitario dell’Onda e tante altre cose presero vita. 
Ognuno si ributtò a seguire nuovi progetti ed il libro rimase una bella idea nel cassetto. 
Approfittando del lancio del nuovo sito di MIM, iniziamo a pubblicare settimanalmente alcuni dei racconti che erano stati raccolti ormai 7 anni fa. 
Ai tempi, quando proponemmo ai compagni di scrivere il loro vissuto, la traccia era fondamentalmente libera. 
Ne vennero fuori tante storie interessanti, di cui molte, inutile negarcelo, parlavano di episodi di conflittualità di piazza. 
Il movimento ovviamente è molto altro e non si riduce mai ai soli “scontri”. Noi però abbiamo deciso di pubblicare il materiale come lo ricevemmo all’epoca. Se vuoi proporre un tuo racconto scrivi pure a: milanoinmovimento@gmail.com 
Buona lettura!

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Pranzo di gala

Finalmente inizio a riprendere fiato ma l’adrenalina non accenna a calare…
Il passo è spedito e lo sguardo si volge paranoicamente a destra e a sinistra come se qualche sbirro potesse saltar fuori da ogni angolo.
Quella corsa era stata devastante e lunghissima, le sirene e la celere sbucavano dalle vie laterali come se si fosse in un cazzo di videogioco ma sopratutto, la mezz’ora passata in mezzo ai gas, con o senza maschera, si faceva sentire nei polmoni!
Arrivo in T., devo aver una faccia bella tirata, sulla porta d’ingesso vedo B., mi vede preoccupato e dice con l’aria di chi la sa lunga:
“Su S., fidati, io ne ho viste altre… non è andata così male”.
Le ultime parole famose…
Ancora non mi rendo bene conto di quale sia la situazione reale, si capisce subito che ci sono dei fermati ma è difficile capire chi, non si hanno più notizie di tanti ma dopo una fuga così è normale.
Mi suona il telefono, è LM, meno male! Vorrà sapere se ce l’ha fatta. Per me lei è come una sorella, ed ero preoccupatissimo perché qualche problemino con le merde in passato lo aveva già avuto.
“Pronto”.
“… … …”.
“Pronto LM mi senti?”.
“… (rumori di fondo) mi hanno presa, sono con J. …”.
“DOVE SEI?”.
“… Vicino a Porta Venezia… sono con altri…”.
Fine delle telefonata.

MA PORCA PUTTANA! NO!!!

Gli altri davanti a T. si girano a guardarmi mentre come un frustrato del cazzo scaglio un casco sul marciapiede e prendo a calci la portiera di una macchina.
Ora inizio a rendermi bene conto della situazione…
Raggiungo P. per ritrovarmi con gli altri e lì vedo il primo telegiornale, cazzo sembra davvero Beirut, va bene che non sono rimasto davanti fino all’ultimo ma non ricordavo un delirio così pesante!
La conta dei fermati è impressionante, una quarantina su tre-quattrocento che sono scesi in piazza.

Era chiaro a tutti che si era perso il controllo della situazione e che quello che non doveva succedere era successo, ma come? Perché?
Quante volte da quel giorno in avanti mi sono ritrovato a pensarci e a cercare soluzioni che non ho.

I benpensanti ci dicono che non avremmo dovuto scendere in piazza, che tutti hanno il diritto a manifestare… anche i fascisti! Facile! Però gli accoltellati e gli incendi nei centri ce li sukiamo noi, per non parlare dei fratelli/compagni che per colpa di quelle merde abbiamo dovuto salutare per sempre.
Per noi i fasci spesso sono solo un fastidio, si vedono poco e poco fanno ma quando riescono a conquistare degli spazi di agibilità possono diventare pericolosi quindi, piuttosto che vederli proliferare, meglio fermarli subito.
Sul come il discorso è aperto…
Già a Gennaio quelli di Fiamma volevano marci(a)re per Milano, ma eravamo a pochi giorni dal giorno della memoria dell’Olocausto e la comunità ebraica con Fiano in testa avevano impedito il corteo. La scelta è quindi ricaduta sull’11 Marzo, a 5 giorni dall’anniversario di DAX ed a 7 da quello di Fausto e Iaio, la nostra risposta era scontata.
Avremmo potuto fare un corteo più tranquillo ed ampio con A.n.p.i. e altri gruppi para-istituzionali, ma la giornata della memoria era passata, il 25 Aprile era lontano e la campagna elettorale era l’unico interesse del periodo (per loro!).
Quindi l’unica proposta che avanzavano era quella di infognarci in Piazza Mercanti e lasciargli fare la loro iniziativa tranquilli.
Non ci saremmo stati, non ci potevamo stare, lo sapevano tutti questo.
Qualcuno aveva proposto di fare un evento, un concerto o qualcosa di simile ed occupare con quello la piazza dove si concentravano le merde. Ma sarebbe comunque stata tesa e portarsi in piazza ragazzini con rischio di scontri è una cosa pesante da gestire.
L’opzione che ci restava era quella di occupargli la piazza e se la polizia ci avesse dispersi avremmo sempre potuto fare piccole azioni in giro. La possibilità di uno scontro ci stava, nessuno pensava che gli sbirri ci avrebbero steso il tappeto rosso per arrivare in Porta Venezia.

In tutto questo stavamo sbagliando? Io ancora oggi credo di no. Sul perché i fascisti vanno fermati mi sono espresso e sarebbe superfluo aggiungere altro, la possibilità di fare un’iniziativa allargata era esclusa (a volte sembra che l’antifascismo sia un tema buono per le sole commemorazioni ufficiali) e di coinvolgere gente che non era in grado di gestirsi la situazione non ci andava.
Su come è stata gestita la giornata abbiamo sbagliato? Sì, tanto da farci affogare nella merda per tutti i mesi successivi, ma andiamo con ordine.

M9E’ l’undici Marzo.
Un bel sole tiepido ci scalda e i tre gruppi che formano il corteo si incontrano a mezzogiorno su Corso Buenos Aires a poche centinaia di metri da Porta Venezia. Si parte subito, in pochi ma molto decisi, sul breve percorso incrociamo una sfortunatissima gazzella dei carabinieri che viene frullata, il come viene fatto lascia molto a desiderare…mettendo in pericolo noi, loro e lasciando presagire le difficoltà che ci saranno nel tenera la piazza.
Arrivati all’incrocio con Piazza Oberdan, ci troviamo di fronte un muro di sbirri e canazzi in assetto antisommossa con dietro i blindati, se ci caricano ci asfaltano! Guardo il nostro gruppo, beh…anche noi non siamo proprio belli da vedere. Riusciamo con materiale di fortuna a metter su una barricata ridicola, sarà alta mezzo metro, basta giusto a fermare le macchine. Gli si da fuoco mentre ci sono lanci incrociati di pietre, torce e lacrimogeni. La situazione degenera in fretta, ognuno fa un po’ quel cazzo che gli pare senza un minimo di organizzazione, chi bersaglia gli sbirri, chi cerca altra roba per la barricata, chi se la prende con la sede di AN (fino a quel momento era stata distrutta ma non incendiata), chi con un McDonald’s dentro al quale di bambini NON C’ERA OMBRA (e che cazzo faremo pure casino ma c’è un limite a tutto!), la maggior parte resta ferma a guardare che succede.

Gli sbirri che all’inizio sembravano temporeggiare, ma in realtà ci stavano circondando dalle vie laterali, partono con la prima carica. Un bel plotone di polizia di fronte a noi (i carabinieri restano indietro) parte compatto al trotto, appena entrano a portata di tiro vengono accolti da una pioggia di sassi mentre un petardone gli esplode tra i piedi e li fa dividere in due. Un gruppo quasi si ferma quando davanti alla prima fila scoppia un’altro petardo, l’altro va poco più avanti ma poi torna subito indietro se non sbaglio per colpa/merito di una boccia sui piedi.
Carica respinta ma situazione ormai fuori da ogni controllo, l’unica cosa da fare era compattarsi e andarsene tutti insieme! DOVEVAMO ANDARCENE!!! Sarà un tormentone dei mesi a seguire e invece non siamo riusciti ad essere sufficientemente lucidi per farlo.

I ricordi si accavallano e si confondono. L’adrenalina mi cancella la sequenza temporale ma i flash che mi restano descrivono follia ed incapacità.
Ricordo i razzi di segnalazione partiti, ne ricordo tre, uno volato in aria senza conseguenze, uno che si è andato a infilare dentro un motorino parcheggiato attaccato a un’edicola, incendiando prima il motorino e poi l’edicola. Il terzo mi ha fatto davvero sbiancare di terrore, lo vedo partire e viaggiare quasi parallelo al terreno ad una altezza di 1.90/2.00 metri verso il cordone di carabinieri, ricordo quell’attimo al rallentatore, mi sembra essere durato una vita. Lo seguivo con lo sguardo e dentro di me dicevo NO! NOO! NOOO! man mano che si avvicinava, li manca di non molto e io tiro un sospiro di sollievo.
Poi ricordo verso la fine, una scena paradossale, mentre alcuni mettevano delle macchine in mezzo alla strada vedo arrivare tutti trafelati due tabbozzi, uno eccitatissimo ci fa:
“Bella raga, ma cos’è? Facciamo qualcosa?”.
Uno gli risponde: “Dacci una mano con la macchina”.
E lui: “Gli posso fare la radio?”.
No comment.
Io intanto cercavo di restituire ai legittimi proprietari qualche candelotto lacrimogeno ma quegli affari guizzano per terra come dei pesci appena pescati, ne rilancio uno ma quando vado su un secondo mi avvolge in una nuvoletta bianco candido, in pochi secondi mi cola muco come se mi si sciogliesse il cervello, gli occhi si chiudono e non c’è limone che tenga, poi mi sale un conato di vomito, che respingo solo allontanandomi semi alla cieca, respirando aria “pulita” (stiamo sempre parlando di Milano) e bevendo acqua.
Faccio appena in tempo a riprendermi un po’, davanti solo fumo, sento casino, parte la carica.
Inizia l’interminabile fuga.

Qualche giorno dopo alcuni compagni sono andati in Questura per chiedere l’autorizzazione per il corteo del 18 che doveva arrivare al carcere. La scena che viene tramandata nei racconti sarebbe da libro di storia (comica), i digotti erano chiaramente fuori di sé e rimpallano i compagni ai piani alti, molto alti, altissimi.
Si narra che a riceverli sia stato addirittura il Questore, che oltre a negare qualsiasi cosa al di fuori di un presidio sotto San Vittore, si sia lanciato in una plateale sfuriata sull’incapacità dei compagni milanesi di tenere la piazza. Perché “A MILANO, COMANDANO I MILANESI!”. E se non siete in grado di gestirvi la gente che vi portate in piazza figuratevi se la Questura vi concede un corteo! Facendo capire che isolati come eravamo, avevamo ben poco da chiedere.
A un compagno scappa un sorriso, il supersbirro s’infuria “LEI COSA RIDE! E’ CONTENTO DI ESSERE ISOLATO! SIETE CONTENTI DI ESSERE ISOLATI!”.
Ma il Questore si sbagliava. Quel sorriso probabilmente non era per sfottere. Il compagno, paradossalmente, rideva perché era buffo trovarsi d’accordo su qualcosa (il nostro isolamento) con il Questore.
In effetti, in fondo, escluso l’accento sulla provenienza dei manifestanti non aveva tutti i torti.

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